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RADON: COSA OCCORRE SAPERE E COME AFFRONTARE IL PROBLEMA

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La chiusura della scuola elementare di S. Palomba ha riportato l’attenzione generale sul problema radon. Di questo pericoloso gas parla in maniera dettagliata il geologo Antonio Di Lisa, autore anche della relazione inviata al Comune di Pomezia, a seguito della quale nel 2000 sono state avviate le attività di monitoraggio.

“Il radon (Rn) è un gas radioattivo incolore, inodore ed insapore, che deriva dal decadimento del radio (Ra), elemento appartenente a sua volta alla serie radioattiva dell’uranio (U) il quale è presente nel suolo e nelle rocce. Le rocce vulcaniche sia del Lazio sia della Campania hanno la caratteristica di essere tra le più ricche in uranio d’Italia, e     addirittura del mondo nel caso della Campania, ed inoltre, in molti siti di queste due regioni, si verificano condizioni geologiche e geochimiche tali da favorire ulteriormente un aumento della concentrazione dell’uranio e dei flussi di risalita dal sottosuolo di radon. Oltre alle regioni di Lazio e Campania vi sono ulteriori regioni con un elevato rischio radon e queste sono localizzate nel settore delle Alpi, delle Alpi apuane, in Calabria ed in Sardegna.

Essendo tale fenomeno diversamente distribuito sul territorio italiano viene (in)consapevolmente sottovalutato sia nelle regioni a basso rischio sia, inspiegabilmente, nelle regioni ad elevato rischio. Inoltre, essendo un gas “silente”, esso induce le persone ad assumere in un caso  un atteggiamento fatalista nell’altro curiosità e spavento.

In questo articolo vorrei presentare il problema in modo rigoroso e sostanziale, come è d’obbligo essendo una tematica tecnico-scientifica, senza travalicare né nell’una né nell’altra  direzione.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (WHO-OMS) ha dichiarato già dal 1988, attraverso l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC), che il radon è una delle 75 sostanze cancerogene assieme al benzene, all’amianto, al fumo di tabacco

I risultati preliminari ufficiali di studi condotti su popolazioni esposte al radon, evidenziano che il rischio di cancro alle vie respiratorie aumenta di circa il 10% se la concentrazione di radon aumenta di 100 Bq/m3 ed è la seconda causa di mortalità alle vie respiratorie dopo il fumo

La Commissione Europea ha formulato la Raccomandazione n. 143/90/Euratom del 21/2/1990 “sulla tutela della popolazione contro l’esposizione al radon in ambienti chiusi”

La Comunità Europea ha emanato la Direttiva 96/29/Euratom (G.U. n. 64 22/8/96) la quale è stata recepita attraverso il D.L.vo n. 241 del 26/05/2000.  Il D.L.vo n. 241 del 26/05/2000 affronta il problema dell’individuazione delle aree ad elevata probabilità di alte concentrazioni di attività di radon.

 Nel 2005 la Regione Lazio ha approvato la L.R. n. 14 del 31.03.2005 per la “prevenzione e salvaguardia della popolazione dal rischio radon”. Tale legge prevede un “Piano regionale di prevenzione e riduzione dei rischi connessi all’esposizione al gas radon” che doveva entrare in vigore dopo due anni dalla sua approvazione.

Nonostante siano trascorsi abbondantemente i due anni per l’entrata in vigore della L.R. n. 14 del 31/03/2005, altri comuni dei Castelli Romani, come il Comune di Marino ed il Comune di Ciampino, aventi anch’essi condizioni geologico-geochimiche analoghe al territorio di Pomezia, con zone abitate ad elevati flussi di radon di anidride carbonica e di acido solfidrico, hanno predisposto ordinanze sindacali specifiche per il rilascio delle licenze edilizie. 

Nei Comuni di Marino e di Ciampino, a causa dell’intensa attività esalativa, sono state effettuate addirittura delle evacuazioni di abitazioni, pertanto, sono state attivate procedure tecniche volte alla riduzione del radon negli edifici pubblici e nelle scuole ed hanno predisposto un tavolo tecnico tra gli enti locali e regionali sulla tematica specifica.

Il Dipartimento di Prevenzione della ASL RM H distretto di Ciampino-Marino, in ottemperanza alla Delibera di Giunta della Regione Lazio n. 524 del 10 aprile 2001 e delle ordinanze sindacali dei rispettivi comuni, richiede per il rilascio di pareri e deroghe riscontri sui valori della concentrazione di radon e sui sistemi di areazione.

Al Comune di Roma, in relazione alla prevenzione della popolazione dal rischio radon, è in fase di recepimento le prescrizioni pervenute da parte dell’Istituto Superiore di Sanità e dell’ASL. Tali prescrizioni sono in fase di integrazione come norma alle Norme Tecniche di attuazione del P.R.G. e nel Regolamento Edilizio, oltre a costituire Elaborati Specifici in seno alla documentazione geologica da allegare al P.R.G..

Dai numerosi studi scientifici risulta che nel territorio di Pomezia, date le caratteristiche geologiche e geochimiche, il radon è presente in elevate concentrazioni, unitamente ad anidride carbonica e acido solfidrico altrettanto pericolosi per la salute dell’uomo.

Il Comune di Pomezia dispone dall’anno 2000 di un monitoraggio dell’intero territorio con l’individuazione delle aree a maggior rischio da radon.

Nello studio in possesso dal Comune si invitava a completare il monitoraggio al fine di verificare l’effettivo rischio per la popolazione predisponendo un monitoraggio della concentrazione di radon all’interno degli edifici pubblici e nelle acque dei pozzi. Tale estensione dello studio non è mai stato effettuato. Soltanto nel 2010 il Comune predisponeva delle misurazioni all’interno di alcune scuole nella zona di Santa Procula e di Santa Palomba.  

Le  misurazioni della concentrazione di radon indoor presso l’edificio della Scuola di Santa Palomba hanno fornito valori superiori a quelli indicati dalla normativa vigente confermando quanto indicato nello studio a disposizione del Comune.

Non essendo stati predisposti azioni efficaci di mitigazione all’interno dell’edificio la ASL ha negato la fruibilità delle aule costringendo il Comune ha dislocare in altre strutture gli alunni della scuola

Di fronte a tale quadro il Sindaco essendo l’organo responsabile dell’amministrazione comunale e tutore della salute pubblica, è legittimato, ai sensi e per gli effetti dell’articolo 50 D.Lgs. 18 agosto 2000 n. 267, ad emanare ordinanze contingibili ed urgenti in presenza o meglio per far fronte ad un pericolo imminente ed attuale. Dovrebbe attivarsi nel sollecitare la Regione Lazio e l’ARPA,  struttura tecnica preposta, alla perimetrazione delle aree a rischio radon del proprio territorio e/o di validare lo studio già in possesso del Comune, e di inserire gli elementi di rischio radon negli elaborati tecnici in seno alla proposta del Nuovo Piano Urbanistico Comunale  (o Variante al Piano Regolatore Generale) come prevede la Legge Regionale n. 14 del 31.03.2005.

Il Comune in attesa della zonizzazione delle aree a rischio di esalazioni gassose (radon, acido solfidrico e anidride carbonica), dovrebbe sospendere qualsiasi piano o scelta urbanistica nel proprio territorio che potrebbero esporre la popolazione a rischi connessi con tali inquinanti naturali e se necessario precludere del tutto la possibilità di edificare.

Se si pensa che nei Piani Territoriali approvati nella seduta del Consiglio Comunale del 5 gennaio 2011 sia nella recente proposta della Nuova Variante al Piano Regolatore Generale sono state individuate aree ad alto rischio ambientale esse sono comprese tra S. Palomba e la Solforata,  una Zona B1 (Comparto i 167/2) e una Zona PdL S. Palomba, destinata alla realizzazione di edifici abitativi e Zone D2 destinate ad attività artigianali ed industriali. Alla luce di quanto accaduto con la Scuola di Santa Palomba, tali scelte sono molto discutibili; non si può sottovalutare un rischio reale e poi pensare di spendere soldi pubblici per mettere in atto azioni di recupero.

Occorre estendere la campagna di monitoraggio della concentrazione di radon indoor in tutti gli edifici pubblici e in tutte le scuole del Comune, predisporre progetti per il risanamento delle strutture scolastiche nelle quali si registrano valori della concentrazione di radon superiori a quelli stabiliti dal D.L.vo n. 241 del 26/05/2000, inserire le prescrizioni necessarie volte alla mitigazione dell’ingresso del gas radon all’interno dei manufatti nell’ambito delle Norme Tecniche di attuazione del P.R.G. e nel regolamento edilizio, invitare i privati che effettuano un approvvigionamento idrico delle proprie abitazioni mediante pozzi a misurare la concentrazione del radon nell’acqua e dell’Arsenico, ulteriore elemento tossico per la salute dell’uomo, poiché attraverso l’acqua si veicola all’interno degli edifici grosse quantità di radon, istituire una Commissione di esperti tecnico-politica per predisporre piani specifici di informazione e di divulgazione volte alla prevenzione e protezione della salute della popolazione.  

In conclusione, si può affermare che è meglio prevenire anziché curare.

Geologo Antonio Di Lisa – Responsabile Urbanistica –Territorio – Ambiente Sinistra Ecologia e Libertà – Pomezia”

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