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L’incidente in Catalogna; la rabbia ed il dolore

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Stanotte non sono riuscita a chiudere occhio. Mi sono girata e rigirata a causa di un forte peso nel petto. Ho riflettuto molto, ho realizzato come quello che solitamente diamo per scontato, non dovrebbe mai essere considerato tale, perché nella vita, anche se facciamo fatica a realizzarlo, per quanto sia considerato banale, nulla è certo.

Quella trascorsa è stata una di quelle pochissime notti dove mi soffermata su me stessa, l’ho fatto ascoltando il mio respiro, il silenzio intorno, rendendomi conto di quale immensa fortuna fosse trovarmi nel mio letto, sotto le coperte, nella mia camera, mentre i resti di 13 donne, tra cui quelli di 7 connazionali, si trovavano in un freddo obitorio. L’incidente stradale del bus avvenuto in Catalogna ha mosso qualcosa nel mio cuore, dandomi modo di riflettere su quanto la vita sia spesso attaccata ad un filo, su quanto le circostanze e le scelte possano modificare il nostro destino, su tutte le volte che, durante la nostra esistenza, affidiamo le nostre vite agli altri, e lo facciamo senza pensarci due volte, prendendo quel taxi che ci porterà in aeroporto per salire a bordo di quell’aereo, lo facciamo prendendo una nave, un pullman, un treno, agendo sempre a cuor leggero, perché è la normalità, perché è sempre stato così e perché ci viene naturale affidarci al prossimo.

Stanotte ho pensato, senza riuscire a farmene una ragione, a quanti progetti siano stati stroncati proprio in quella strada, a quanti sogni non verranno realizzati, a quanti amori non nasceranno, a quanti figli non verranno al mondo. Ho pensato ai genitori delle vittime e al loro immenso dolore, atroce al punto che nessuno potrà mai né comprenderlo né tantomeno colmarlo. Ho pensato ai sopravvissuti, alle loro vite graziate dalla sorte e alle loro esistenze modificate dalla tremenda esperienza vissuta, e ho pensato anche a lui, a quell’autista che guidava il bus con a bordo 57 studenti, oggi accusato di omicidio plurimo e alla condanna che, a prescindere dal giudice, sarà costretto a scontare; portare nel cuore il peso soffocante delle 13 persone che, a causa della sua “imprudenza”, non potranno più godere della luce del sole.

Francesca, Elisa, Valentina, Elena, Lucrezia, Serena, Elisa. Per loro e per le vittime delle quali ancora non si conoscono i nomi, solo rabbia e dolore. Immenso dolore. Nient’altro.

 

Alessandra Crinzi

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