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Petrolio nel torrente: Genova e l’ennesimo danno

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Forse non dovrei scriverne qui, d’altronde questo è un quotidiano del Lazio e di quello che accade nella città in cui vivo, Genova, già presi dai vostri problemi, probabilmente non vi fregherà molto. Io però quando devo dire una cosa non ci penso troppo, e soprattutto sono dell’idea che quest’atteggiamento debba essere sradicato ed eliminato. Di cosa parlo? Del menefreghismo e la strafottenza dell’italiano medio, quello che lo porta ad interessarsi solo di ciò che lo tocca in prima persona, senza interrogarsi sulle conseguenze di quello che accade al di fuori dal suo spazio vitale. Mentalità deleteria e devastante, come il colera.

Arrivo al dunque. Immagino ne siate al corrente o almeno, lo spero; ne hanno parlato molti giornali e la TV – quest’ultima per quel che ho visto, poco e male. Siamo a Genova, è domenica. Esplode una condotta dell’oleodotto Iplom, il petrolio finisce nel torrente Polcevera con conseguenze che potete immaginare. In queste ore è arrivato in mare. Dei portuali hanno avvistato delle chiazze e un povero germano reale completamente coperto di greggio. Si teme per i prossimi giorni: le condizioni meteo dovrebbero peggiorare, e con loro anche la situazione.
La gente che abita nelle vicinanze del torrente respira veleno da giorni; i malori accusati sono diversi, tra cui mal di testa, nausea, bruciore degli occhi e ovviamente problemi respiratori.  
Il Polcevera è un cimitero di animali morti o intossicati. Non ci sono più pesci e nemmeno rane. Anatre, oche, germani, sono stati soccorsi dall’ Enpa; i pochi superstiti vengono trasportati nella sede di Genova e puliti con oli vegetali e detergenti.
Nel frattempo, sei deputati liguri del Pd hanno presentato un’interrogazione parlamentare nella quale chiedono al governo di verificare se le misure di sicurezze dell’impianto fossero adeguate e se immediatamente attivate. Attendo con ansia risposte.
La Codacons, invece, ha appena lanciato una class action con lo scopo di richiedere risarcimento per il gravissimo danno ambientale; pare che tutti i cittadini possano unirsi e partecipare, ma visto che molti di loro stanno ancora aspettando il risarcimento per le rovine provocate non solo dall’alluvione del 2014, ma anche del 2011 – non scherzo – prendiamo un bel respiro, contiamo fino a 100, sorridiamo o imprechiamo e dopodiché facciamo finta di credere che qualcuno possa realmente pagare per aver causato tutto ciò. Anzi, vi dirò di più: se dovesse accadere, anche se qualcuno dovesse pagare, niente potrà mai risarcire il danno provocato alle persone e all’ambiente.
Genova, perdonaci. Anche questo non lo meritavi.

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