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Ampliamento chiesa Torvaianica Alta, intervengono i giudici del TAR

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Altro che Don Camillo e Peppone. A Pomezia sulla diatriba tra il Comune e il parroco di Torvaianica Alta adesso vogliono vederci chiaro i giudici del Tar, che sulla questione dell’annullamento della variante al piano particolareggiato, il quale prevedeva l’ampliamento della chiesetta di Torvaianica Alta, con spazi per l’oratorio e dei campi sportivi, hanno aperto un’istruttoria per appurare esattamente come stiano le cose prima di pronunciarsi in merito al ricorso fatto dal il parroco don Antonio Jorge Do Amor Divino. Per questo il Tar, che evidentemente ritiene meritevole di accoglimento il ricorso della parrocchia, ha disposto l’acquisizione delle tavole del piano regolatore relative alla questione, dando al Comune di Pomezia 30 giorni di tempo per depositare le carte. Il Tar ha fissato per il 1° marzo la prima udienza.
Sulla vicenda le opinioni sono contrastanti. Il sindaco e la giunta affermano che il diniego del permesso di costruire avanzato dalla Parrocchia di Torvaianica Alta non ha nulla a che vedere con l’annullamento in autotutela della Delibera di Consiglio comunale che adottava la Variante al P.P.E. di Torvajanica Alta – Campo Jemini (Delibera di Consiglio Comunale n°33 dell’11/06/2015), ma di molto antecedente (2 febbraio 2015, ndr): si tratta di un preavviso di diniego inviato dal Dirigente all’Urbanistica ing. Renato Curci, che esponeva i motivi dell’impossibilità a costruire. Secondo l’amministrazione comunale la variante al Piano particolareggiato “prevede che le aree ricadenti in tale zona vengano cedute gratuitamente all’Amministrazione comunale e destinate alla creazione di servizi locali. La realizzazione dell’opera è quindi demandata all’Amministrazione comunale, come conferma il diniego definitivo datato 8 aprile 2015”.
Non è certo dello stesso parere don Antonio Jorge Do Amor Divino che, appoggiato dai fedeli e da moltissimi residenti del quartiere, dichiara che il progetto è regolare e che gli amministratori hanno fatto “tutto da soli”, senza mai coinvolgere i prelati nelle decisioni prese o da prendere in merito ai terreni appartenenti alla Chiesa.

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