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Fucci “contadino”, la protesta di una cittadina: “Vista la sua buona volontà, venga ad aiutarmi ad assistere mia madre disabile”

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Il sindaco di Pomezia Fabio Fucci e l’assessore Giovanni Mattias si mettono a zappare la terra nelle fioriere di piazza Indipendenza e su Facebook scoppia un “caso”, con accuse e ironie, ma anche con tanti complimenti. A seguito della pubblicazione sul social network dei due politici all’opera con tanto di zappa in mano, Francesca Bassani, figlia di una disabile e vicepresidente del Comitato Dimensione Disabili, ha inviato in redazione una lettera aperta indirizzata al sindaco Fucci, che di seguito riportiamo.
Carissimo Sindaco Fucci,
guardando la sua foto sui social network, non posso fare a meno di guardare lei zappare e compiacermi per la sua buona volontà e per la passione che mette nel dedicarsi alle piante insieme al suo collaboratore.
Considerando la sua arte di stacanovista, la invito personalmente ad aiutare me a casa mia ad assistere mia madre, che è disabile, non solo disabile ma disabile grave, anzi gravissima, da 10 anni, cerebrolesa, afasica, tetraplegica, quasi cieca, ossigeno dipendente 18 ore al giorno, incontinente.
Guardi, deve essere presente almeno 24 ore la prima volta, così verifica bene quello che si vive e quanto si lavora gratis, soprattutto di notte, con delle persone disabili gravissime in casa (e sono tantissime a Pomezia mi creda). Poi può venire ogni 3 ore, sempre nelle 24 ore, perché persone disabili gravissime hanno bisogno di essere nutrite 24 ore al giorno, idratate almeno con 800 ml di liquidi al giorno, evacuate almeno 2 volte al giorno, riposizionate almeno ogni 3 ore e cambiate. Per non parlare del passatempo che bisogna espletare perché, nonostante ciò, mia madre è vigile e comprende, oltre che capisce tutto, e quindi in mancanza di un centro diurno in cui possa svagarsi qualche ora, sta a casa tutto il giorno con me.
Nella sua dimensione di carrozzata vigile, nonostante tutto ciò che soffre, mia madre ha capito che per avere dei diritti sanciti dalla legge oltre che morali ed etici di cui non gode tutt’ora, la figlia ha dovuto fare un ricorso al TAR contro l’amministrazione, che è inammissibile per tardività dei termini precorsi onde evitare di pagare ciò di cui lei ha diritto: l’assistenza domiciliare centellinata in maniera criminale, e ha capito che nonostante gli sforzi che la sua famiglia fa per renderle la vita meno penosa l’abbandono del servizio sociale del Comune di Pomezia – per cui paga un mare di esose tasse – è continuo e irrisolvibile, oltre che criminale. Una volta addirittura il Comune di Pomezia le ha impedito di farsi un ascensore per disabili, pagato da lei stessa, bloccandole i lavori pur avendo tutti i documenti in regola, mandando 4 e dico 4 vigili un venerdì pomeriggio alle 17 (ricorso al TAR vinto da mia madre e per cui non sono mai state pagate le spese legali dei suoi avvocati), per cui ha ancora 2 sentenze di 2 cause, da leggere dopo 5 anni presso il Tribunale di Velletri. Ha anche capito che nonostante si dica di no, la farmacia della ASL di Pomezia in cui mia madre preleva grazie a me il vitto di cui si nutre e presidi indispensabili a sopravvivere, se ne va ad Ariccia.
Quello che mi preoccupa come figlia, cittadina, infermiera professionale, è che c’è gente disabile grave, gravissima e malata chiusa in casa dalla mattina alla sera, di cui non si conosce l’esistenza che chiama me per i problemi causati dalla vecchia amministrazione ma che perseverano con la sua. Quindi se vuole è il benvenuto ad aiutarmi a casa mia. Ma se così non fosse ho protocollato il giorno 16 aprile 2015 la richiesta di una Consulta dell’handicap, e desidererei vedervi per discutere di problemi seri e non di piante, zappe, fontane, spiagge, bancarelle, estate pometina. Perché mi creda non sarò la prima a non votarla piu’ alle prossime elezioni ma saremo tantissimi, e sa perché? Perché ha tradito la fiducia che abbiamo riposto in lei il giorno che l’abbiamo votata, quando speravamo in una Pomezia migliore, cosa che non è successa. Grazie.
Distinti saluti,
Francesca Bassani

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