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1 donna su 4 vittima di stupro. L’intervista a Stefania Munari di Valore Persona

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“Una donna su 4 in Italia, 1-2 donne in Aprilia”.

La cronaca degli ultimi giorni, poi, ci fa rimbalzare da uno stupro all’altro con una tale velocità che sta divenendo ormai una notizia attesa.

Tanta campagna si fa, specie nei giorni dedicati alla donna: il 25 novembre contro il femminicidio e l’8 marzo. Ma evidentemente non è abbastanza, così come la stessa Stefania Munari, coordinatrice dell’associazione femminile apriliana Valore Persona, ci racconta in una intervista molto toccante, ma anche sconcertante.

“1 donna su 4 è vittima di violenza, se calcoliamo anche e soprattutto le violenze psicologiche, economiche, che fanno parte delle violenze invisibili, ma che hanno effetti devastanti sulla persona e il suo valore – da qui il nome dell’associazione -. Ma ancora troppe donne restano in silenzio.

  • Le donne che la chiamano dopo la violenza subita cosa le dicono? “Non subito e sempre parlano. Magari chiamano con un tono così remissivo che è disarmante. Ma quel tono lo capisci subito che è di terrore. Non c’è stata una che abbia telefonato con tono fermo e deciso. Le accolgo mettendole a loro agio prospettando di poterle sostenere in un percorso. – L’ associazione opera a titolo gratuito. – E ciò che più cercano è un conforto, che io cerco di dare anche fisicamente con un abbraccio, che è la cosa che più fa bene, talvolta. Sono donne che hanno bisogno di aiuto, qualcuno di cui fidarsi, perchè difficilmente esse si confidano con i parenti o amici stretti, vergognandosi dell’argomento che tirano fuori poco alla volta.”
  • Può disegnarci un profilo dello stupratore? “Si, perchè è ben delineato. Sicuramente è un uomo che o subito violenza fisica o anche episodi nella sua infanzia che hanno portato ad una sua riduzione e tende o a covare o rimuovere l’effetto dell’evento. Ma poi, ad un certo punto esplode nella sua vita e sfocia nella ricerca di una persona più debole di lui su cui poter sfogare la sua rabbia e le sue frustrazioni e far subire all’altro tutto il dolore che ha vissuto lui. Questo nella norma, ma c’è anche lo psicopatico che prova piacere nell’infliggere dolore alle altre persone.”
  • Come avviene l’approccio? “Beh dipende: abbiamo lo stupratore che si presenta come anima buona e tranquilla che inizia ad instaurare un rapporto di amicizia ed empatia, porta la vittima a fidarsi di lui, dopo di che si consuma l’atto della violenza fisica. Il rapporto che si crea è veloce, di poche ore, per esempio ad una festa o in discoteca. La vittima si sente desiderata, bella. Lo stupratore ha pensieri di poche ore: mira alla preda, l’accalappia e poi consuma il suo istinto ferino. Tutto così veloce e devastante psicologicamente, oltre che per l’atto in sè anche per la delusione: il fugace innamoramento spezzato nel modo peggiore.” 
  • Un simile tipo di persona prova rimorsi? “Si, perchè conosce il dolore!”
  • Ma quando i soggetti attivi si riuniscono in gruppo cosa accade? “Beh, lì credo che si instauri un movimento psicologico di istinti bestiali. Gente frustrata senza scopo o prospettive. Mettiamo gli immigrati che vengono qui sono persone allo sbando che l’unica cosa che sanno fare è il sesso. Seguendo i loro istinti puntano la vittima ed eseguono la violenza. In branco si sentono forti e dominatori e si spalleggiano. Oppure vi sono casi di adolescenti in cui la vittima è illusa dal fidanzatino. Questi la porta a casa di amici e la violentano. Una cosa intenzionale e premeditata.”
  • Droga e alcol incidono? “Si certamente, perchè chi ha assunto sostanze perdono lo stato di lucidità e si lasciano pervadere dall’istinto primario sessuale, senza poi aver memoria di quanto hanno fatto.” 

Stefania Munari ci ha descritto nel dettaglio gli attori di questa tragedia che ancora oggi va in scena a dispetto delle campagne, delle battaglie, a dispetto delle donne.

Una donna su quattro è vittima di violenza carnale, ancora e oggi.

“Appoggio la testa a un albero… mi fanno male anche i capelli… me li tiravano per tenermi ferma la testa. Mi passo la mano sulla faccia… è sporca di sangue. Alzo il collo della giacca.

Cammino… cammino non so per quanto tempo. Senza accorgermi, mi trovo davanti alla Questura.

Appoggiata al muro del palazzo di fronte, la sto a guardare per un bel pezzo. Penso a quello che dovrei affrontare se entrassi ora… Sento le loro domande. Vedo le loro facce… i loro mezzi sorrisi… Penso e ci ripenso… Poi mi decido…

Torno a casa… torno a casa… Li denuncerò domani” – Franca Rame.

Marina Cozzo

 

 

 

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