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Aprilia necessita di un nuovo piano regolatore: vige ancora quello del 1962

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E’ l’appello lanciato dall’architetto Francesco Tinto, in diverse volte e l’ultima durante la conferenza “Le Voci di Aprilia”, organizzata in occasione di Osmosi2016, presso il Polo CulturAprilia, il 15 ottobre scorso.

Autore del progetto di ricostruzione del campanile della Chiesa Arcipretale San Michele Arcangelo, realizzata nel 1999 progetti, nonché, insieme ad altri tecnici, della sede della comunità “Raggio di Sole”, la sede di Agfa, e tante opere di questa portata, il noto professionista apriliano conosce molto bene, naturalmente, il territorio, tutti i suoi sviluppi e potenzialità e durante una intervista in redazione ha spiegato perché la città abbia bisogno di un nuovo piano regolatore.”

– Architetto Tinto ci spieghi innanzitutto cos’è un piano regolatore: “Il piano regolatore è una sorta di calderone in coi trovano spazio esigenze di ordine edile, di viabilità, verde ma anche di ordine sociale e culturale, pensi alle associazioni per esempio: più cose ci metti dentro e più è difficile gestirlo, ma è più efficace e completo. Nel realizzare il p.r. i tecnici devono tenere presente una serie di esigenze complessive del cittadino, per cui ridurlo ad un semplice rotolo di carta planimetrica è assolutamente fuorviante.”
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– Lei durante la conferenza ha portato questo argomento, attraverso delle slide “Si, infatti era mia intenzione valorizzare il lavoro della commissione che ha realizzato il primo p.r. ma anche far capire che il tempo si è fermato lì, mentre le esigenze di Aprilia vanno crescendo. Questo è ben comprensibile pensando che la popolazione cresce in media di 1000 persone ogni anno, specie di stranieri e questo fattore va tenuto presente nel p.r.. Nel 1951 eravamo 7.000 abitanti, l’ultimo aggiornamento demografico del 2015 riporta ben 73mila persone che orbitano, lavorano, vivono in un contesto cittadino pensato e realizzato 54 anni fa!”

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– Architetto, come vede il futuro di Aprilia? “In continua espansione e crescita demografica: basta andare all’ufficio anagrafe e rendersi conto che la popolazione è in continua crescita e necessita di spazio non solo per edificare nuove palazzine e realizzare “metri cubi”, ma anche per rendere quegli spazi socialmente accoglienti. Del resto, questa è una città felice specie dal punto di vista economico: i nostri centri commerciali e attività medie funzionano perfettamente, mentre in altre città aprono e chiudono dopo poco, ma questo è un paragone a livello nazionale; il settore agricolo è tra i più importanti di tutta Italia, vantando aziende con impianti mastodontici e che producono e distribuiscono in tutto il territorio nazionale; il settore di distribuzione di prodotti agricoli è importantissimo; il settore industriale, va benissimo e produce senza grandi difficoltà. Questo successo è per la posizione geografica della città, ma i progetti relativi alla realizzazione per esempio dei centri commerciali fa capo sempre a quel p.r.

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“Se poi parliamo del settore edilizio, le lottizzazioni rientranti nel piano quadro degli anni ’90 e di cui io ho preso parte insieme al collega Roberto Nardinocchi, fanno comunque capo al piano regolatore degli anni ’60.

In buona sostanza, il piano regolatore attuale ha perso efficacia sul tessuto sociale della città e la domanda è “che vogliamo fare di questa città per i prossimi 50 anni?”

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