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L’incubo del Blue Whale anche nella provincia di Latina

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Il «Blue Whale» il macabro gioco che sta terrorizzando il mondo sembra essere arrivato anche nella provincia di Latina. Questo è l’allarme diramato alle forze dell’ordine da associazioni a difesa dei minori e assistenti sociali.

Lo si continua a chiamare gioco, quello ideato in Russia e che induce giovanissimi al suicidio, dopo una serie di passaggi autolesionisti, per la durata di 50 giorni.

Il presunto gioco consisterebbe nel contattare, tramite profili falsi o anonimi di social network, gli adolescenti proponendo loro una sfida. Sfida che si articola attraverso 50 prove, di pericolosità crescente: il giocatore, una volta accettato di partecipare, non può ritirarsi per le minacce di ritorsione contro esso e i familiari. Le istruzioni per le prove, fornite da un amministratore (curatore), consistono – per esempio – in: atti di autolesionismo (incidersi la pelle), compiere selfie in situazioni pericolose, uccidere animali per poi scattare foto, procurarsi dolore, modificare gli orari di sonno per guardare film horror. Le pericolose prove incidono sull’aspetto psicologico del giocatore, tanto da plagiarlo e renderlo facile vittima di un’istigazione a suicidarsi.

L’ultima prova, fatale, richiede di gettarsi dall’alto del palazzo più alto della città, togliendosi così la vita. Il tutto deve essere filmato.

Ora, sembrerebbe che la zona della provincia più popolosa del Lazio, dopo Roma, sia nel mirino degli adescatori.

Il termine blue whale (“balenottera azzurra” in inglese) indica una presunta moda di origine russa e collegata ai social media, in cui gli adolescenti si suiciderebbero per una sorta di gioco.

L’ideatore del gioco sarebbe un russo, Philipp Budeikin, ex studente di psicologia (nato attorno al 1996) espulso dall’università ed arrestato a novembre 2016, anche se tra il 15 e il 16 maggio 2017 vari quotidiani italiani hanno dato la notizia come se fosse appena avvenuta. Budeikin ha dichiarato di non ritenersi pentito, oltre che di aver creato il gioco per spingere all’uccisione persone che giudicava indegne di vivere. A lui sarebbero riconducibili le morti di 16 ragazze, ma dai media sembrerebbero molte di più le vittime.

 

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