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Pina Farina porta le “Anime sommerse” nelle scuole e “libera le ali” dei giovani

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Intervista a Pina Farina

Dopo il successo al Pidocchietto di ‘Anime sommerse’, Pina Farina, sceneggiatrice e ideatrice, porterà lo spettacolo nelle scuole medie e superiori.

E’ uno progetto importante e imponente, con mire ambiziose quello della docente e scrittrice apriliana che abbiamo voluto incontrare per una intervista.

– Professoressa, al Pidocchietto è stato un banco di prova? “Sì, volevo raccogliere la critica del mondo adulto, in special modo quello dei docenti, dei presidi ma anche dei giovani presenti e dei genitori. La mia è una proposta didattica e pedagogica oltre che culturale. Non è una novità proporre poesia, si fa normalmente nei salotti e in vari eventi, ma in ‘Anime sommerse’ c’è un elemento in più: la possibilità di un risvolto, una riprogrammazione dello stile di vita con l’inizio di un cammino, a partire dall’anima”.

– Infatti, la parola-chiave del copione è metamorfosi? “Si, esattamente: Metamorfosi vuol dire ‘cambiar forma’, convertire un’idea, un’immagine, un pensiero, un modo d’essere per orientarlo verso un’altra direzione: la propria interiorità, quindi all’anima. Solo dopo questo ‘sguardo dentro’, fatto di silenzi e ascolto con la ferma volontà di neutralizzare l’ego, la parte psichica di noi, la mente, saremo in grado di operare una trasfigurazione e uscire dal bozzolo delle nostre paure, delusioni, rassegnazioni. Occorre fare un salto etico scrollarci il nichilismo che ci schiaccia da oltre un secolo spingendoci fuori di noi, nell’esclusivo appagamento dei sensi e di un falso benessere materiale. Siamo cresciuti con l’idea che felicità equivale a ricchezza, possesso di cose e persone, denaro, territori, stati, monopoli. Niente di più falso. La felicità nasce principalmente dal distacco, con la profonda consapevolezza che siamo in viaggio, esseri transitori e dobbiamo imparare a ri-guardare il Tutto con altri occhi, quelli di ànemos”.

– Quindi la metamorfosi come progetto di vita? “Sì, ma come la intendevano i poeti, i filosofi, i mistici in un tempo, purtroppo, remoto. La troviamo nelle favole e nei racconti, nelle straordinarie esperienze dei mistici e dei saggi, in molte opere filosofiche, in Ovidio e Apuleio che menziono nello spettacolo. Da semplici bruchi dovremmo poterci trasformare in farfalle attraverso un cammino di consapevolezza e apertura alla vita e alle sue imprescindibili dinamiche evolutive. Queste sono insite in ognuno di noi e ci spingono alla naturale ricerca di un appagamento totale, una compiutezza dell’essere che vuole innanzitutto essere visto, riconosciuto e poi amato per amare, compreso per comprendere. Tuttavia questa spinta viene frenata, schiacciata da un enorme mole di inutili e vanesie proiezioni sottoforma di notizie, pubblicità, messaggi svianti, politiche malsane che sommergono l’anima e lo spirito, risulta sempre più affranto, triste e depresso”.

– Si può, dunque, affermare che l’uomo del novecento non operi la sua metamorfosi esistenziale? “L’uomo del novecento è lo scarafaggio di Kafka, alienato, brutto, profondamente triste e respinto dalla società e persino dalla sua famiglia. La metamorfosi è interrotta, le ali spezzate, l’anima sommersa. Palazzeschi dice : ‘I tempi sono cambiati, e gli uomini non chiedono più nulla ai poeti…’ vale a dire che il puer aeternus, il fanciullino, la nostra Psiche, ossia, l’anima, non ha più ragione d’essere in un mondo che persegue modelli di convivenza basati sul potere, il protagonismo, la competizione, l’appagamento dei suoi molteplici appetiti. L’essere cosiddetto evoluto continua ad esercitare il controllo e il dominio sulla natura, sui popoli più deboli, sui bambini e i giovani manipolati da un falso concetto di felicità e ben-essere. E continua a farlo, con la sua ‘scienza esatta persuasa allo sterminio’ ci ricorda Quasimodo”.

– L’anima è dunque assente. Ma oggi, rispetto a quanto accade nel mondo, c’è una speranza, secondo lei, per un suo risveglio? “L’anima, con la morte di una visione metafisica della vita, cioè cielo e terra, terra – cosmo, vita -morte – rinascita, è stata estromessa dalla storia, relegata ai margini. Infatti si legge poco e male, si investe sempre meno sulla cultura e la scuola. Gli insegnanti sono stati mortificati e privati della loro autorevolezza, non rappresentano dei punti di riferimento esistenziale in una scuola che dovrebbe essere il crogiuolo della vita e della meraviglia, della conoscenza e della bellezza. Si è trasformata in un ibrido, un carrozzone dove si sale da bambini per ottenere un pezzo di carta. Un apparato dove la burocrazia è magistra del penoso modello di un’azienda che vorrebbe iniettare nei ragazzi uno spirito competitivo e rapace, freddo e aggressivo. Si tende così ad ignorare la creatività dei giovani, il loro genio, le loro idee e la naturale propensione all’essere prima, per poter fare, dopo. Abbiamo paura di loro. E li blocchiamo all’interno delle nostre nebbie, soffocati dal nostro grigiore, ingozzandoli di distrazioni finalizzate sempre a logiche di mercato con l’acquisto di cose all’ultimo grido. Pertanto si scatenano forme di normale reazione aggressiva e violenta. Direi contro natura. Urge fargli spazio, dar loro l’opportunità di mettere a fuoco i talenti, liberarli dall’ossessione del tutto e subito, consegnargli la storia, guidandoli a partire dall’ascolto e dalla fiducia. Liberare le loro ali”.

Professoressa come è possibile acquistare il suo libro, dove lo troviamo? “Anime sommerse è online  sul sito http://www.pinafarina.it/libro”

Dopo questa lezione di alta filosofia e letteratura, ci congediamo da Pina Farina grati per quanto appreso dalle sue stesse parole di grande stimolo e arricchimento.

Marina Cozzo

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