Una rapina finita male, con il gioielliere che, per difendersi dai banditi, spara un colpo e ne uccide uno, Simone Bernardi. Era accaduto il mese scorso, il 13 giugno, a Pisa, nella gioielleria Ferretti.
Nel negozio erano entrati in tre e avevano minacciato la moglie del titolare. E lui, Daniele ferretti, per difenderla non aveva esitato, sparando alcuni colpi che avevano ucciso uno dei banditi, mentre gli altri erano fuggiti.
E ieri la svolta: i carabinieri hanno fermato tre persone: Gabriele Kiflè, 31 anni, di Aprilia, che secondo il sostituto procuratore Paola Rizzo sarebbe entrato nell’oreficeria di Daniele Ferretti insieme a con Bernardi, armato di pistola; Marco Carciati, 43 anni, di Pisa, che secondo le accuse avrebbe fatto da palo, e Daniele Masi, 39 anni, di Pomezia, che invece per gli inquirenti avrebbe contribuito a pianificare l’azione criminale.
L’inchiesta è stata svolta nell’assoluto riserbo per non compromettere la ricerca dei fuggitivi e per cercare di capire se e quali colpi avessero fatto insieme in precedenza. Il bandito morto, infatti, aveva alle spalle una condanna a 8 anni e 8 mesi di reclusione per essere stato l’autore di una rapina nella banca di Capalbio nell’agosto 2010, fatta insieme ad altre tre persone.
La svolta è stata proprio l’indagine sul passato di Bernardi, che ha portato a un’asse tra la Toscana e l’area pontina tra Pomezia e Aprilia.
(foto il tirreno)