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I media e l’orgoglio curvy che curvy non è

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Chi mi conosce sa bene quanto, nell’ultimo anno, tramite i social, abbia lottato con ogni forza per cercare di “educare” tutte le donne che hanno deciso – coraggiosamente – di darmi retta, al semplice concetto di “accettazione di se stessi”. Che intendo? Semplice. Farnetico con convinzione che il mondo è bello perché vario e che ogni donna debba imparare ad accettare la propria fisicità non solo nella miriade di pregi, ma anche nella montagna di difetti, eliminando il concetto di taglia dal proprio vocabolario – ovviamente quando a livello ossessivo – e badando un po’ di più a quello che negli ultimi anni la società ci ha fatto dimenticare di curare; la nostra mente. Smettiamola con questa storia! Non sono una femminista e lungi da me passare per tale, ma Dio! Sono stufa di sentir classificare le donne per taglia, misura, girotetta e giroculo, lato a, b e così via. Direi che siamo molto più di due cavolo di smagliature, della cellulite e di ogni “difetto” fisico esistente al mondo. Giusto? Giusto! Ok. La premessa c’è, ora arrivo al dunque che mi preme condividere con tutti voi. Ultimamente mi sono imbattuta sempre più spesso in articoli e servizi televisivi che inneggiavano all’orgoglio curvy – che come saprete o avrete capito anch’io ho promosso ad alta voce – utilizzando però come esempi di ciò, immagini di donne che di curvy avevano poco e niente, perché in fortissimo sovrappeso. Non avrei mai pensato di dover scrivere qualcosa in merito a ciò, ma più vado avanti e più mi rendo conto che forse è il caso che qualcuno – anche se una formica insignificante come me – faccia un po’ di chiarezza su quest’ultima moda che sta dilagando tra i pericolosissimi media. Pericolosissimi sì, perché alle volte sono peggio della peste. Dunque, c’è una grandissima differenza tra una ragazza di costituzione magra e una che soffre di anoressia, questo nello stesso modo in cui c’è un abisso inimmaginabile tra una donna curvy e una obesa. L’anoressia e l’obesità sono due mali che si stringono la mano appassionatamente. Entrambi hanno un unico fattore comune, la salute instabile e precaria di chi ne soffre. Quindi, che la smettano ‘sti media, di riempirsi la bocca con termini che non comprendono, o che peggio fanno finta di non capire e decidono di plasmare, lanciando il messaggio che l’obesità è bellezza, perché no ragazzi, questa non è realtà è follia, come lo è stato all’opposto, qualche mese fa, portare a Miss Italia – sì, ancora esiste, purtroppo – ragazze taglia 42/44 spacciandole per curvy. Curvy?? Ma curvy cosa? Ma di cosa stiamo parlando? Mi permetto di contraddire senza alcun timore i sostenitori di entrambi i concetti, precisando che il termine curvy sta ad indicare una donna in salute, nella sua esplosione di femminilità, quella composta da curve meravigliose che hanno però una caratteristica fondamentale; non influiscono negativamente sul benessere fisico della persona. Questo termine non deve diventare l’alibi del forte sovrappeso, quello che compromette la salute fisica e spesso anche mentale. Capite che intendo? Curvy è sano, curvy è la via di mezzo, non è la ragazza taglia 42, come volevano farci credere certe case di moda, alle quali auguro di fallire per tutto il male che hanno fatto ad ogni adolescente che si è imbattuta in loro, ma non è nemmeno una taglia 58.
Promuovere l’obesità è sbagliato nello stesso modo in cui lo è pubblicare foto di modelle evidentemente anoressiche o farle sfilare, o meglio ancora, barcollare, sulle passerelle milanesi durante la fashion week.
Ci siamo? Direi di sì. Il punto è drammatico, ma reale; si muore di anoressia, ma anche di obesità.
Alla prossima,
Alessandra Crinzi

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