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“Le ossa ai cani!!”, “Mangia di meno, corri di più!!”. L’orrore di chi giudica la fisicità altrui sui social network

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“È troppo secca!!”

“È troppo grassa!!!”

“Mangia poco. Forse è anoressica!”

“Mangia troppo, allora è bulimica!”

 

Ormai è quasi tendenza. Nelle reti sociali avvengono ore e ore di dibattiti sulla fisicità altrui, effettuati da persone che spesso si arrogano il diritto di argomentare determinate tesi, con una sicurezza che nemmeno dietologi, nutrizionisti, sociologi e psicologi si permetterebbero di ostentare. Ormai è da mesi che rifletto sullo scrivere qualcosa in merito e devo dire che mi sono sempre trattenuta dal farlo, perché purtroppo mi conosco, e quando si toccano determinati argomenti, ahimè, oltre a cascarmi la corona, perdo quel po’ di tendenza politically correct che solitamente mi impongo, non riuscendo a essere delicata come invece, probabilmente, dovrei. La goccia che ha fatto traboccare il mio vaso è uno stupido link che gira da giorni su Facebook. Quindi eccomi qui, con un diavolo per capello, che mi sfogo con chiunque avrà modo di leggere queste righe. Allora, immaginate: foto di due donne a confronto, entrambe sfilano in lingerie, la prima ha una fisicità curvy, la seconda è molto magra. Il titolo? “Le ossa diamole ai cani”, affermazione pietosa riferita con evidente disprezzo al corpo della seconda donna.
Perfetto – sospiro e conto fino a 10 – prima di iniziare lo sproloquio vorrei rendere partecipi tutte le persone che hanno l’abitudine di utilizzare questa frase, che commettono un grosso errore nel momento in cui si ritengono superiori rispetto a chi sfotte le persone in carne; la verità è che fate tutti parte dello stesso girone di cafoni, ignoranti e ottusi.
In secondo luogo tengo a sottolineare che siamo tutti d’accordo! L’eccessiva magrezza istigata dai canoni di “bellezza” proposti o meglio, imposti dalla moda, è sbagliata oltre che estremamente pericolosa. Siamo del tutto consapevoli che esistono agenzie che impongono determinate misure portando le modelle ad una magrezza estrema. Sappiamo bene che sul web circolano fashion blogger nate con una taglia 42 che nel corso degli anni sono diventate l’ombra di loro stesse, come io sono conscia di aver iniziato ad avere disturbi del comportamento alimentare, non solo per il grande vuoto che non riuscivo a colmare, ma anche per raggiungere quella fisicità che era tanto gettonata sulle riviste. Ok, direi che le premesse ci sono. Detto ciò, bisogna provare ad aprire la mente e calcolare che il mondo è bello perché vario e che questa varietà è composta anche da donne magrissime che lo sono per costituzione e donne che sono in sovrappeso non necessariamente perché abbonate al McDonald’s ma che, più semplicemente, faticano a mantenersi in salute a causa di problemi metabolici o ormonali. Ma a prescindere dalle cause che possono portare una persona ad essere magrissima oppure obesa, nessuno di noi ha il diritto di utilizzare la scusa del “la mia è un’opinione” per offendere o giudicare, per giunta con cattiveria, il prossimo. Io non comprendo, giuro! E mentre non capisco impazzisco e mi strappo i capelli, perché non posso tollerare che esistano ancora degli individui così stolti che sfottono, deridono, giudicano e puntando il dito contro dei chilogrammi di troppo o che insinuano anoressia di fronte a delle portatrici di determinata taglia. Da quando ho aperto il blog, ormai due anni fa, ho battagliato ogni giorno per far capire a tutte le donne inciampate nei miei pensieri che bisogna aver cura di se stesse, della propria salute, che bisogna amarsi, inserendo in questo sentimento pregi e difetti, e tenendo sempre a mente che non sono di certo delle misure o tantomeno una stupida taglia a renderci più o meno donne, che sia una 36 o una 50. Io battaglio, grido, sbraito, e poi arriva ‘sta gente priva di senno che, con fare arrogante, si prende la briga di offendere chi è troppo magro o troppo in carne, non interrogandosi sul perché, ma solo aprendo bocca e sentenziando. E Dio! Tutti colti, tutti onniscienti sui social network! Se ne fossi venuta a conoscenza prima, probabilmente non avrei mai speso una miriade di euro per il mio psicologo e mi sarei iscritta direttamente su Facebook o Instagram. Data la dimestichezza con la quale vengono affrontati determinati argomenti, sono certa che le mie turbe sarebbero state curare tra un commento e l’altro, tra un like e l’altro, e magari queste persone avrebbero capito immediatamente da dove partiva il mio disagio, il perché non volevo più esistere, il perché volevo sparire. Sì, è stato un vero errore andare in analisi, visto che ormai sono tutti dotti, visto che continuano a utilizzare il termine “anoressica” con la stessa frequenza con la quale a Genova si usa l’esclamazione “belin!”, visto che si arrogano il diritto di offendere tutti, visto che sono superiori, visto che sanno tutto, quando in verità continuano a non capire un’emerita ceppa.

Alessandra Crinzi

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