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Fiumicino, il gattino morto sotto il sole che nessuno vuole rimuovere: “E’ inconcepibile”

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Come un povero gatto morto possa diventare l’emblema della totale inefficienza e della completa assenza di sinergie sul nostro territorio, non è facile da spiegare. Ma neppure impossibile da capire. Quel che è certo è che il ritrovamento della carcassa di un animale morto e l’incapacità degli enti preposti alla tutela dell’ambiente e degli animali sono bastati a condannare la povera bestiola ormai deceduta a restare per un tempo interminabile dov’era sotto il sole cocente e alla mercé degli animali di passaggio. E a far saltare i nervi a qualcuno.

E dopo ormai 5 giorni – il tempo sufficiente al misero corpicino per andare in putrefazione emanando un odore nauseabondo, rappresentando altresì un rischio per la salute dei cittadini – nessuno di fatto si è mosso.

A nulla sono valse le segnalazioni delle associazioni zoofile del territorio e dei comuni cittadini che per l’ennesima volta hanno tentato da soli di affrontare il problema senza riuscire a risolverlo.
La ragione: solita trafila di telefonate e l’ormai ben noto rimpallo di competenze che fa tornare le telefonate all’inizio della catena.

A denunciare il fatto due rappresentanti del neo-nato Comitato Civico per Fiumicino, le signore P.A. e S.R. che abitano nella zona dove è avvenuto il ritrovamento. Il gatto, presumibilmente giovane, quasi certamente investito da un’auto di passaggio, è stato rinvenuto da una delle due sul ciglio della strada in Via Lorenzo Bezzi, 53.

Foto oscurate – per non urtare la sensibilità dei lettori – sono state postate pure sulla pagina del gruppo Facebook Pets Angels che da sei mesi si occupa di Tutela e Protezione degli Animali sul territorio. Ma nessuno è finora intervenuto.

La trafila ha avuto inzio con una telefonata delle due cittadine alla Polizia Locale di Fiumicino. Naturalmente si trattava di una telefonata esplorativa, di semplice richiesta di informazioni per arrivare al nome dell’Ente preposto alla rimozione delle carcasse nella nostra zona.

La gentile interlocutrice spiegava ad una delle due signore che bisognava sentire in questi casi la Sala Operativa e ne forniva il numero. La persona che prendeva la chiamata teneva a chiarire che la Polizia Locale aveva adempiuto ai suoi obblighi inviando già il 17 luglio ad una ditta convenzionata una mail con richiesta di intervento.

La ditta risultava essere il CoGea. Ed a questa le due infaticabili signore si rivolgevano per chiedere aggiornamenti sulla pratica.
L’operatore, però, che rispondeva loro al telefono spiegava che il riferimento era sbagliato perché quella ditta non si occupa di questo genere di cose. Avvilite, e un tantino demotivate, le due donne domandano a chi invece devono rivolgersi per arrivare a capo della complicata vicenda.

La risposta è: alla ASL Veterinaria di zona. Sono in molti però a sapere che da tempo la sede dell’Ufficio Veterinario di via delle Ombrine è stato chiuso. Viene chiamata quindi – come suggerito dall’operatore del CoGea – la sede di via Forni situata ad Ostia.
La dott.ssa Tomassoni si mostra piuttosto perplessa e suggerisce di chiamare la Polizia Locale.

A questo punto le due donne si guardano e cominciano a prendere in considerazione la possibilità di recarsi sul posto per tentare di dare una degna sepoltura allo sventurato micio. Non è giusto – si dicono – non è corretto che i comuni cittadini si debbano sostituire alle istituzioni. Soprattutto in una situazione delicata e a rischio come questa. Ma a mali estremi….

Rosanna Sabella

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