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DAVID DI DONATELLO, IL TRIONFO DEL CINEMA

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Appena terminata la premiazione dei David per il Cinema italiano 2012, una edizione mai come quest’anno cosmopolita ed elevata oltre i confini a volte un po’ autoreferenziati del nostro mondo cinematografico. Con il patrocinio della Presidenza della Repubblica, l’auditorium pieno di celebrità ha quindi visto consegnare ben 24 statuette, in una serata presentata dalla fiacca comicità di Tullio Solenghi, che non ne indovina una rischiando gaffe a ripetizione e dimostrando che se la cerimonia dei premi ha un grande valore artistico, il cerimoniale è al livello di una recita scolastica. La parte del leone la fanno i fratelli Taviani, che con il coraggioso “Cesare deve morire” portano a casa miglior film e miglior regia, oltre ad altri tre premi “tecnici” quali montaggio, produzione e suono. Questo “Cesare” ha commosso tutti, in una catarsi in cui detenuti veri recitano in carcere la commedia Shakesperiana, attori per  espiazione, che ha il tocco nella realizzazione teatrale della Pometina Francesca Tricarico. Tra gli attori protagonisti due riconoscimenti stranieri, uno al “Papa dubbioso”di Habemus Papam, Michel Piccoli, in verità esageratamente premiato per quella interpretazione che a suo tempo su queste colonne definimmo l’anello debole di quel meraviglioso film di Moretti, mentre tra le donne vince con merito la cinese Zhao Tao, per ” Io sono Li”, film che affronta con delicatezza la convivenza multietnica nel profondo nord-est italiano. “Romanzo di una strage” di Giordana si prende le due statuette per gli attori non protagonisti grazie a Pierfrancesco Favino e Michela Cescon, che nel bellissimo film che ripercorre la storia della strage di Piazza Fontana sono Giuseppe Pinelli e sua moglie Licia. Oltre il riconoscimento ai due attori, il film vince anche gli effetti speciali (chi lo ha visto sa perché, data la straordinaria ricostruzione dello scoppio della bomba). Gli altri due film premiati sono il vanesio “This must be the place” ed il frizzante “Scialla”. Il film di Paolo Sorrentino, viaggio on the road americano della rockstar Sean Penn, vince giustamente sceneggiatura, trucco e l’accoppiata canzone-musica, avendo David Byrne come compositore e quindi gareggiando quasi fuori concorso tanto e’ bravo il cantante dei Talking Heads. La commedia amara di Francesco Bruno, storia di disagio e riscatto giovanile, con un Fabrizio Bentivoglio che avrebbe meritato, parliamoci chiaro, la statuetta di Michel Piccoli, si porta a casa comunque il miglior film esordiente ed il premio Giuria dei giovani. Per i film stranieri il festiva riconosce al film evento dell’anno “Quasi amici” e al difficile e doloroso “Una separazione” i premi per miglior film dell’unione europea e per miglior film extraeuropeo, due storie in antitesi tra loro ma davvero molto belle. Prima della fine, splendido e polemico monologo scritto con gli autori della fondazione David di Donatello letto da Solenghi, in cui si sogna di una riduzione dei finanziamenti pubblici ai partiti per restituire allo spettacolo e alla cultura italiana la necessaria linfa economica per salvare arte e lavoratori dell’industria teatrale e cinematografica. Una manifestazione quindi che incoraggia e trasmette entusiasmo agli autori, sia vecchi che giovani, e che – come ha detto Liliana Cavani, premiata per la carriera – restituisce entusiasmo e consapevolezza di esser parte di un mondo di grandissima eccellenza.

Mauro Valentini

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