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‘La libertà di sbagliare’, il nuovo racconto di Nicola Genovese

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Dopo una breve pausa dovuta all’uscita del suo secondo romanzo, “Il nipote del prete”, torna l’appuntamento con i racconti brevi di Nicola Genovese.

Stavolta ci spostiamo oltreoceano, a New York, ad osservare la vita di un giovane che, nel bene e nel male, ha voluto sempre seguire l’istinto e non i consigli.

La “libertà” ha radici molte profonde. È un concetto che esprime la facoltà di ogni individuo di pensare, esprimersi e decidere senza costrizioni o intimidazioni.
Ogni giorno la vita ci propone quale sia la cosa giusta da fare o consigliare alle persone care che ci circondano.

Miguel viveva in una squallida realtà, in una grande metropoli americana dove l’uomo si perde ed è considerato meno di un numero.
Era nato da una famiglia spagnola che era emigrata negli USA nella prima metà del 900.
Era un ragazzo atletico, ben piantato e di una prestanza fisica notevole. Non voleva più studiare, nonostante i consigli della famiglia che si era sacrificata per dargli un avvenire.
Iniziò a frequentare una palestra di pugilato, la Gleason’s Gym di Brooklyn. I genitori gli ripetevano che quello era un percorso lungo e pieno d’insidie. Solo lo studio gli avrebbe assicurato un futuro tranquillo .
Ma lui rispondeva quasi risentito: “Voglio fare quello che mi piace, in piena libertà! Se dovessi sbagliare… sarei io che a pagarne le conseguenze. Non potete impormi la vostra volontà!”
E così, abbandonati gli studi, iniziò a lavorare al Porto di New York come scaricatore di navi.
Voleva essere indipendente e perciò andò a vivere da solo in una stanza d’affitto nella zona del porto.
Era un lavoro duro, ma gli permetteva di pagarsi il corso di pugilato e l’affitto. Amava vestire bene e frequentare i locali notturni.
Ogni tanto andava a trovare la famiglia.
I genitori gli ripetevano che erano sempre ben felici di accoglierlo in casa, ma lui rispondeva che la libertà non aveva prezzo… e che stava bene così.
Il pugilato lo entusiasmava, poiché era uno sport che richiedeva coraggio, forza, intelligenza e velocità.
Dopo alcuni mesi iniziò a partecipare ai primi incontri amichevoli. Poi pian piano passò ai Campionati dilettanti, dove vinse quasi tutti gli incontri.
Ormai aveva sfondato! Salire sul ring negli USA era il sogno di tutti i pugili e per Miguel si era avverato all’età di 23 anni. Alcuni “manager” della boxe lo avevano già notato e fecero a gara per averlo nel loro team.
La spuntò Don King, organizzatore dei più importanti incontri storici americani.
Fu sottoposto a duri allenamenti, finché fu pronto per il primo incontro da professionista nella categoria Welter.
Fu una strepitosa vittoria e altre ne seguirono negli anni ‘70.
Non si era scordato della sua famiglia, alla quale aveva regalato un piccolo appartamento nel Bronx.
I genitori lo seguivano in TV ed erano sempre in pena per la sua salute.
Si era fidanzato con una ragazza di origini italiane, della quale era profondamente innamorato .Vivevano in una bella villa e per qualche anno avevano condotto una vita
sana e tranquilla. Lei lo seguiva in tutti gli allenamenti e gli incontri. Quello fu il periodo d’oro della sua carriera.
Purtroppo il destino gioca brutti scherzi, che sono indipendenti dalla volontà di ognuno di noi.
Miguel si era recato a Miami per un incontro con un pugile della Florida. La fidanzata in quell’occasione non lo aveva potuto seguire per problemi di salute.
La sera, nell’albergo dove alloggiava, durante i festeggiamenti per la sua vittoria, incontrò una bella e formosa ragazza cubana.
Bevvero fino a tardi e poi lei lo portò nella sua stanza da letto. Era difficile potere resistere al suo fascino e trascorsero una notte d’amore intenso.
L’indomani ripartì per New York. La cubana si era fatta lasciare il numero del cellulare e dopo alcuni giorni lo chiamò per dirgli che era a New York.
S’incontrarono nuovamente, questa volta insieme ad alcuni amici della ragazza, cubani come lei.
Gli proposero un incontro di pugilato “pilotato”, che Miguel avrebbe dovuto perdere in cambio di una grossa cifra. Lui rifiutò e si allontanò in fretta dal bar dove si erano incontrati.
Qualche giorno dopo, Miguel era andato a fare una corsa di allenamento al Central Park.
Era tarda sera. Mentre correva fu avvicinato, accerchiato e aggredito da tre uomini mascherati, che prima lo stordirono con del cloroformio e dopo gli spezzarono le mani.
Poco dopo fu soccorso da alcuni passanti, che lo portarono in ospedale. Purtroppo a Miguel furono riscontrate delle brutte fratture a entrambe le mani, che l’avrebbero trattenuto lontano dal ring almeno per sei mesi.
Quando ritornò in palestra, purtroppo le lesioni alle mani e all’avambraccio non gli permisero nemmeno di sostenere un incontro amichevole.
La fidanzata lo abbandonò.
Inizia così il suo declino, che lo portò nel mondo della droga e dell’alcol, inizialmente come cliente e dopo come spacciatore.
Era ridotto a una larva umana. I genitori lo accolsero nella loro casa e cercarono in tutte le maniere di curarlo.
Purtroppo non ci fu nulla da fare.
Quella libertà che a suo tempo aveva scelto… adesso gli faceva pagare il conto dei suoi sbagli!
Continuò a spacciare, fu arrestato e rinchiuso in carcere, dove a seguito di una grave cirrosi epatica…passò a miglior vita!

Nicola Genovese

I romanzi di Nicola Genovese “Il figlio del prete e la zammara” e “il nipote del prete” sono reperibile su Ibs libri, oppure richiedendoli direttamente all’editore Aulino Tel.3284793977 oppure via e-mail:info@Aulinoeditore.it

 

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