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Cortina, rissa tra romani in discoteca: la replica dell’avvocato

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Cortina d'Ampezzo

In merito ad un nostro recente articolo, arriva la replica dell’avvocato difensore di uno dei tre ragazzi coinvolti nella rissa di Cortina. Vi riportiamo, in questo articolo, le sue parole trasmesseci in redazione.

Rissa a Cortina, parla l’avvocato difensore

”Gentilissimi della redazione,

in relazione all’articolo di Alighiero Morante del 1° marzo 2023, intitolato “Cortina, rissa tra romani in discoteca: minorenni pestati a sangue, gli aggressori ai lavori sociali”, rappresento quanto segue al fine di inquadrare correttamente l’intera vicenda. 

Non risponde assolutamente al vero che i ragazzi, e nello specifico Edoardo De Vito, abbiano ammesso le loro responsabilità per il sol fatto di aver avanzato richiesta di essere ammessi alla cd “messa alla prova”. Come è noto, nel procedimento con messa alla prova, non interviene  alcun provvedimento  di condanna e, correlativamente, non vi è, a monte, alcun accertamento di  responsabilità, né  alcuna attribuzione di colpevolezza all’imputato/indagato, il quale viene semplicemente sottoposto, su specifica richiesta, ad un trattamento alternativo, il cui esito positivo determina l’estinzione del reato. 

Sulle caratteristiche e sugli effetti dell’istituto si è anche pronunciata la Corte Costituzionale con la sentenza n. 91 del 2 febbraio 2018, mediante la quale, in modo netto, è stato sancito che nel procedimento di messa alla prova manca una condanna e, conseguentemente, viene meno anche un riconoscimento di colpevolezza.

In particolare, è stato sottolineato che il ricorso alla “messa alla prova” risulta essere semplicemente il frutto di una scelta processuale dell’imputato, senza che ciò implichi, in alcun modo, un formale accertamento della condotta e, quindi, un’ammissione di responsabilità da parte dello stesso. Allo stesso modo, mi corre l’obbligo di evidenziare come la messa alla prova fosse già preesistente alla riforma Cartabia, che ne ha semplicemente ampliato l’ambito applicativo, senza incidere minimamente nel caso che ci occupa, nel quale la messa al a prova risultava già accessibile in virtù dei principi e delle condizioni sussistenti arte riforma.

Appare evidente, pertanto, come l’articolo in questione sia fortemente fuorviante per il lettore al quale viene rappresentata una realtà completamente distorta, sia in fatto che in diritto, e non aderente alla verità, con evidente pregiudizio per Edoardo De Vito. Non vi è stata, infatti, alcuna ammissione di responsabilità, né tanto meno vi è stato un accertamento dibattimentale che abbia vagliato l’ipotesi accusatoria. A ciò si aggiunga che non mi risulta alcuna dichiarazione dei testimoni escussi in sede di indagini che abbiano denunciato “un comportamento aggressivo” tale da impressionare “tutti gli astanti”.”

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