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SOGGIORNI ESTIVI: ED I DISABILI DOVE SONO?

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Riceviamo e pubblichiamo una lettera aperta di Barbara Tamanti, segretaria del PRC di Ardea e madre di un bimbo disabile, a proposito dei soggiorni estivi.

“Una bella mattinata di sole, Lunedì 4 Luglio 2011. Mi reco all’ufficio servizi sociali del comune di Ardea, dove so trovare l’assistente sociale, che avevo contattato precedentemente al telefono, per chiarimenti in merito al centro estivo messo in bando dal Comune. I manifesti che incontro per le strade, pochi per la verità, titolano in grande “centro diurno estivo a favore dei minori con disabilità medio grave e/o normodotati con problemi socio familiari”. Alla mia richiesta di informazioni, l’assistente sociale si mostra molto disponibile e mi fa sapere che su 18 posti a disposizione solo 14 sono stati ammessi, tutti quelli che secondo i requisiti hanno fatto domanda. Tra questi nessun disabile, neanche lieve..il bando prevedeva l’esclusione di minori disabili gravi (legge 104,comma 1), che richiede la presenza di operatori 2 educatori e 5 assistenti, uno staff di 7 persone. Prendiamo atto che l’indirizzo politico di questa scelta è da contestare ed inadeguata a soddisfare le effettive necessità della città.

Ma ovviamente un assistente, è un semplice esecutore di ufficio, non partecipa e non decide per la programmazione e la scelta del Comune

Il responsabile è il dirigente che emette il bando, lo struttura nella sua forma sulla base ovviamente di un indirizzo dell’assessore, ma deve utilizzare un budget  prestabilito, (sotto i 20,000 euro!).

Allora mi reco all’ufficio del dirigente di settore, per capire come si è potuto procedere a una scelta tanto settaria, e se, magari, non si poteva ottimizzare quella cifra .

Ci sediamo e con appassionato intervento, mi delucida sulla necessità di intervento di sostegno ai ragazzi (14), che stanno frequentando il centro, normodotati, ma bisognosi di aiuto. A metterla su questo piano ci trova ovviamente d’accordo, la famosa guerra tra poveri è dichiarata: chi ha più bisogno? Allora chiedo quale politica per l’inclusione sta attuando o ha mai attuato questo Comune per i disabili. “L’assistenza scolastica”, mi risponde. Replico che semmai quello è un diritto, garantito da una legge di stato, nulla di più, che tra l’altro poco ha a che fare con l’inclusione sociale.

Il dirigente si affretta anche a spiegare che con le esigue risorse economiche, ben poco si poteva fare per i “veri” disabili, i quali come noto, necessitano di un assistente personale, triplicando i costi di permanenza al centro…vero, anche questo.

Chiedo al disponibile dirigente se per caso, prima di decidere un intervento di sostegno sul territorio si è proceduto ad una mappatura per capire quale categoria fosse più bisognosa e soprattutto più numerosa, perché dando risposta a 14 ragazzi a fronte del centinaio di disabili del territorio, a mio avviso si è fatta una scelta non risolutiva e politicamente impopolare. E’ quasi la mezza quando arriviamo alla conclusione che se l’intenzione del Comune era di aiutare le famiglie socialmente svantaggiate e non quelle con disabili a carico, evidentemente c’è un errore nel manifesto, visto che nessun disabile, neanche “lieve”, sta frequentando il centro!

Quindi mettiamoci tranquilli, questo è tanto, dieci giorni ai normodotati svantaggiati sociali, il resto resta filosofia, questa è Ardea, questo è rispettare la convenzione ONU sui diritti del disabili, ratificata da poco al consiglio comunale. Questo è… un errore di stampa”.!

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