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Ladispoli, intitolato il Teatro a Marco Vannini: commossa la mamma Marina

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Da un’idea fortemente voluta  dall’amministrazione comunale, guidata dal Sindaco di Ladispoli Alessandro Grando; deliberata dalla Giunta e resa possibile dopo i sopralluoghi dei genitori di Marco Vannini. “A testimonianza dell’affetto della comunità nei confronti dei suoi cari.” Ha dichiarato il primo cittadino. “In nome di una Giustizia che oggi chiediamo a gran voce”. Un luogo, quello di via Yvon De Begnac, ex centro polifunzionale, in cui “Anche i più giovani potranno conoscere Marco e la sua storia”, ha detto durante la manifestazione Marina Conte, mamma di Marco.

Il Sindaco taglia il nastro con a fianco la signora Marina Conte, Valerio Vannini e i familiari più stretti. Intorno tanta gente composta ed educata. L’atmosfera è particolarmente intensa nell’ex centro polifunzionale, che di lì a poco diverrà Teatro Marco Vannini. Stanno per entrare tutti in sala per prendere posto. I genitori di Marco sono ormai in prima fila sulla destra. L’immagine di Marco, sullo sfondo, riempie il palco; sembra essere quasi tutto pronto. La gente è entrata quasi tutta. Timidamente entra in sala, testa bassa, imbarazzata la scrittrice e regista Marina Paterna 39 anni. Indossa un abito rosso, il colore che Marco tanto amava, e qualcosa di bianco il colore che da sempre la caratterizza. Non è sola. Stringe saldamente la mano del suo compagno. Si confondono tra il pubblico, c’è ancora posto. Ma non sembra intenzionata a sedersi. Giunta al centro della sala, infatti, guarda intensamente il fidanzato che, con uno sguardo complice, capisce e le fa cenno di andare là dove desidera. Ma lei lo vuole vicino, così avanzano insieme. È quasi tutto in silenzio. Si stringono la mano ancora più forte, sono visibilmente emozionati. Attraversano la fila centrale; lei si china e, mentre accenna un timido sorriso, cerca lo sguardo di mamma Marina, che con uno splendido sorriso la accoglie e abbraccia forte. Così, Marina e Marina continuano a tenersi per mano, mentre la Paterna saluta papà Valerio. Sembrano conoscersi già. 

In effetti, non è la prima volta che la regista è presente in un giorno in cui si celebra Marco. Era presente il giorno dell’anniversario dei genitori di Marco, giorno in cui si commemorava la sua morte. Era presente alla conferenza indetta dagli avvocati dei Ciontoli. Sembra sentire molto forte la storia di Marco, perché durante l’evento si commuove spesso. Ha gli occhi molto lucidi. Ascolta attenta tutti gli interventi. Non si distrae un attimo. Anche questa volta, decide di stare in piedi come tutte le volte. Anche quando c’è posto. È di origini siciliane Marina Paterna, forse la sua è una forma di rispetto. Forse, è solo per registrare meglio ogni emozione. 

Sì, perché si emoziona spesso quando ci parla di Marco e, dopo qualche ora, alla nostra domanda: “Presente anche oggi per Marco, cosa ha significato per lei esserci?” risponde così: “Essere in quella sala è stato come entrare in un’emozione più grande di me. Ho sentito un brivido già dal primo gradino. Quando ho visto l’immagine di Marco, avrei voluto accarezzarla come si fa in Chiesa con le immagini sacre. Mi sono trattenuta, non mi sembrava il giusto contesto. Ma quando ho visto i genitori di Marco, l’istinto ha prevalso sulla ragione e non ce l’ho fatta. Sono corsa da loro. Avevo un solo desiderio, riabbracciarli dopo tanto tempo. Il loro sguardo mi regala sempre tanta forza quando, invece, dovrei regalarne io a loro. La loro unione per me è un simbolo. Vicino a loro sento Marco.”

“Non sono una sensitiva”, aggiunge: “Ma tornata da Sanremo dopo l’incontro con Red Ronnie, ho sognato Marco tre volte. Mi guardava, mi fissava e mi sorrideva. Il giorno dopo ho cercato loro: Marina e Valerio.” Ci sono proprio tutti i familiari di Marco. Il cugino Alessandro, l’Avvocato Celestino Gnazi, gli zii di Marco e la nonna, che riconosce e saluta, anche lei, la regista. Questo conferma che si conoscono già da tempo.

Resta fino all’ultimo con la famiglia Vannini. Forse ci intravede. Si chiudono i cancelli, ci riconosce, sorride e timidamente ci saluta, ignara del fatto che, dopo qualche minuto, la chiameremo al telefono. Sì perché, questa volta, la nostra intervista inizia al contrario. Perché rispettare un’emozione è anche questo. Così, andiamo via anche noi. E, proprio nel rispetto di quell’emozione, decidiamo di chiamarla, invece, dopo qualche ora; perché ha gli occhi ancora troppo lucidi e capiamo che non è il momento. 

Durante la nostra breve intervista telefonica dichiara infatti: “La voce di Ugo De Vita ha emozionato ogni singola anima presente in sala. Non ho potuto fare a meno di ringraziarlo personalmente. Credetemi, se mi aveste fermato, quando vi ho visto, credo che non avrei avuto la lucidità per rispondere alle vostre domande. Quando si tratta di Marco, io chiudo tutto, spengo il cellulare, apro il cuore e le orecchie, mi estraneo dal mondo.” Capiamo dalla sua voce rotta che, anche questa volta, i suoi occhi sono tornati lucidi.

“Perdonatemi, è che… io, questo angelo biondo, proprio non riesco a dimenticarlo.”

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