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ESCLUSIVA! Attentati Bruxelles, non ha notizie dei figli ma poi ritrova entrambi: paura per una famiglia italiana

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Sono le 10.40 quando Umberto Pannisi posta su Facebook l’appello disperato per il figlio di cui non ha più notizie. Fabrizio lavora all’aeroporto di Zaventem, luogo del primo attacco a Bruxelles avvenuto questa mattina. Il dramma lascia però pian piano spazio alla speranza, fino all’attesa notizia: suo figlio sta bene.

Riusciamo a contattarlo: “Grazie a Dio sono riuscito a sentirlo, per fortuna non è stato coinvolto” le sue prime parole. Ci dice però che è ancora in apprensione, si sta recando alla stazione della metropolitana “Gare du Nord” (dove in questi minuti è stato ritrovato un pacco sopsetto) per assicurarsi delle condizione dell’altra figlia, anch’essa in Belgio. “Sta bene, siamo tutti in macchina e stiamo bene”, il secondo messaggio che ci invia poco più tardi.

Dopo il dramma dunque il sollievo (se di sollievo si può parlare considerando tutto quello che è successo).  Ma come cancellare il terrore vissuto da un padre in quei terribili momenti? “Tremo ancora, non posso descrivere quello che ho provato”, ci dice. “E’ assurdo che accadano queste cose, ma i controlli? A cosa servono le forze dell’ordine fuori dagli aeroporti se poi nessuno controlla? Come fa un kamikaze ad entrare indisturbato un aeroporto?”, dichiarazioni rabbiose ma comprensibili alla luce dell’ennesima strage che ha sconvolto nuovamente l’Europa. Intanto cresce il bilancio (ancora provvisorio) delle vittime: sarebbero oltre 30, 130 invece i feriti. Il Governo Belga ha ufficializzato la matrice terroristica dell’attentato, massima allerta in tutto il paese.

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