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Rifiuti nelle periferie di Roma ‘famosi’ anche in Germania: l’articolo di un quotidiano tedesco

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Roma

L’emergenza rifiuti a Roma arriva anche in Germania. E’ il quotidiano tedesco ‘Sueddeutsche Zeitung’ a parlarne. Con un articolo, addirittura, in prima pagina intitolato ‘Un camion della spazzatura su due è fermo’. Insomma, la Capitale d’Italia non ci fa proprio una bella figura.

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Roma e i rifiuti: più ci si allontana dal centro, più l’emergenza aumenta

“Prima la buona notizia: la capitale italiana Roma non è affatto sporca come si dice. Per esempio Trastevere, il quartiere della vita notturna che ha una cattiva immagine sotto questo aspetto, è ora pulito e ordinato”. Il problema è un altro: “quando ci si allontana dai percorsi principali, la storia si fa brutta, l’aspetto è diverso” e “in molti luoghi i contenitori traboccano, sembra un’emergenza rifiuti. Montagne spontanee di rifiuti crescono“. E’ quanto scrive il quotidiano tedesco ‘Sueddeutsche Zeitung’.

E lo fa con un articolo pubblicato addirittura in prima pagina, dal titolo ‘Un camion della spazzatura su due è fermo‘. Si tratta di un reportage a cura di Marc Beise, inviato a Roma. Il giornalista scrive: “Quando ci si sposta nei quartieri periferici della città, si comincia a capire il motivo per cui i rifiuti sono tornati a essere un grosso problema nella Città Eterna, e perché i cittadini di alcuni quartieri hanno sporto denuncia contro l’amministrazione comunale”.

I gabbiani aggressivi e i ratti in zona Colosseo

Immancabili poi i riferimenti ai “gabbiani aggressivi” e ai topi avvistati intorno al Colosseo. Per quanto riguarda, invece, i mezzi di raccolta dei rifiuti, “il sindaco ha promesso che presto tutto sarebbe migliorato, che sarebbero state consegnate nuove auto e aumentate le capacità di manutenzione. Ora le vacanze estive sono finite, la città si sta riempiendo di nuovo e la crisi è ancora lì. Ultimo bilancio: 244 veicoli su 598 sono difettosi”.

L’articolo si chiude con un grande interrogativo: come verrà affrontato da Roma il Giubileo del 2025? Ai posteri l’ardua sentenza.

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