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Scandalo a Roma, cinghialini strappati alle mamme e messi all’asta a 1€ al chilo: insorgono gli animalisti

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Ciò che è accaduto a Roma è sconcertante. Dei cinghiali sono stati messi all’asta a un euro al chilo: erano stati catturati vivi nelle Riserve Naturali della Marcigliana e dell’Insugherata.

Lo scandalo dei cinghiali

RomaNatura, l’ente regionale che gestisce le aree verdi del Comune di Roma, ha indetto un piano di contenimento per la gestione del cinghiale che ne prevede la cattura con trappole e la vendita, tramite un’asta, ad allevatori da ingrasso, possessori di afv e ZAC, o al macello.” ha dichiarato Greta S., appartenente ad un gruppo di volontari cinghialisti e ancora: “Lo sconcerto è divenuto rabbia e amarezza quando si è appreso dell’indizione dell’asta, senza che nessuna delle associazioni presenti ai tavoli tecnici fosse stata interpellata, con la vendita di tutti gli esemplari di suidi, specie sus scrofa, catturati vivi all’interno della riserva dell’ Insugherata e della Marcigliana. Tutti, senza distinzione di età e tutti venduti ad 1€ al kg al miglior offerente! CHI sia colui/colei che si è aggiudicato l’asta ci è stato negato di saperlo. Regna il buio anche sul perché alcune figure abbiano avuto il privilegio di ‘prelevare’ esemplari di cinghiale per fini puramente propagandistici, visto che le attuali norme non lo permettono, e se le due cose non abbiano un nesso.”

Gli animali come merce di scambio

Lo sconcerto e la rabbia nascono dal fatto che gli animali, oltre a essere prelevati nelle riserve naturali, siano visti solo ed esclusivamente come oggetti e merce di scambio: “Non sappiamo che fine faranno questi poveri animali, sappiamo solo che sono considerati da RomaNatura come merce di scambio, sono soldi sonanti, e tanti: nessuna pietà per loro.” Infatti, un altro volontario ha sostenuto che “viene fatta politica sulle spalle di queste povere creature“. Eppure le soluzioni ci sarebbero per salvaguardare la specie: la sterilizzazione e la pulizia della spazzatura, come propone un volontario, ma quest’ultimo sostiene anche che ci sia un business dietro che non permette la realizzazione di queste soluzioni, che sarebbero sicuramente più opportune per gli animali stessi.

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