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A Latina presenze strutturate e stabili di camorra e ‘ndrangheta

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Intanto la città si ribella e protesta con un lungo corteo di 5 mila persone promosso dall’associazione Libera.
“Nella provincia di Latina presenze strutturate e stabili di camorra e ‘ndrangheta che ancora non si riscontrano a Roma”. Così il procuratore capo di Roma Giuseppe Pignatone nel suo intervento alla presentazione del rapporto “Mafie bianche: la morsa del riciclaggio sul tessuto economico di Roma”, effettuato dall’Osservatorio Luiss sulla legalità dell’economia.

Resta alto lo sconcerto generale e l’allarme sociale di una realtà, quella della città di Latina, che è stata profondamente toccata in questi giorni dalle macabre minacce indirizzate, addirittura attraverso l’affissione di annunci mortuari, allo stimato giudice Lucia Aielli. Un avvertimento con modalità degne di Camorra e ‘Ndrangheta, coi manifesti affissi addirittura davanti alla scuola frequentata dalle figlie.
E proprio per questa ragione il 28 novembre a Latina è stato organizzato un lungo corteo di solidarietà e vicinanza al giudice Lucia Aielli, una manifestazione che ha portato alla luce la parte sana di una città giovane eppure già piena di guai che sta attraversando una fase socio-politica delicata, con tanto di inevitabili dimissioni del sindaco Di Giorgi ancora in corso. Più delle manifestazioni servono però le denunce e soprattutto le condanne, mentre per ciò che riguarda la prevenzione dei crimini legati alla criminalità organizzata bisogna riconoscere che i cittadini possono fare ben poco, se non cercare la massima collaborazione con le Istituzioni.
“È impressionante vedere come il Lazio sia al secondo posto tra le regioni italiane per i reati di riciclaggio”, aggiunge Pignatone commentando il rapporto dell’osservatorio.
“Questo dossier, nel suo piccolo, è un passo nella direzione giusta” ha affermato Pignatone. “Emergono dei dati molto interessanti. Ad esempio, sorprende come nella provincia di Latina ci siano delle presenze strutturate e stabili di camorra e ‘ndrangheta che ancora non si riscontrano a Roma. I dati economici evidenziano come, però, nel tessuto economico di tutto il Lazio ci sia questa infiltrazione di criminalità. I messaggi di legalità sono messaggi semplici” ha proseguito Pignatone.
“Eppure non vengono facilmente recepiti. Perché? La paura di ritorsioni, nel caso si dica di no alle richieste mafiose, è una scusa che ha ormai fatto il suo tempo: non è più concepibile se pensiamo alle tante categorie professionali che, per calcoli di convenienza, collaborano con la criminalità, e non parliamo più solo di grandi e piccoli imprenditori. Roma è molto grande, e al suo interno si sviluppano rapporti tra mafia e professionisti molto variegati. Noi, che siamo dall’altra parte della barricata, dobbiamo intervenire per alterare questi calcoli di convenienza. Bisognerebbe far pagare loro pegno non solo in sede penale, ma anche civile” ha concluso Pignatone.

Massimiliano Gobbi

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