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Pomezia, a tu per tu con Giovanni Mattias: intervista all’assessore all’ambiente

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Caso alga a Torvaianica ma non solo. Quattro chiacchiere con l’assessore all’ambiente del Comune di Pomezia Giovanni Mattias. Biologo, Mattias è alla sua seconda esperienza a Piazza Indipendenza dopo aver fatto parte inizialmente della giunta Fucci: con lui abbiamo parlato anche dei progetti in cantiere per i prossimi 5 anni.

Da Il Corriere della Città – settembre 2018

Intervista a Giovanni Mattias

Partiamo dal caso “Fibrocapsa Japonica” nel mare di Torvaianica e Ardea. Quali sono stati i fattori che hanno contribuito alla proliferazione di quest’alga?

“Ci sono stati fattori concomitanti: l’elevato caldo, un grosso apporto di nutrienti – che non vengono fermati dai depuratori i quali non fanno altro che abbattere la carica batterica – e sicuramente un mare eccessivamente calmo. Tenga presente che parliamo di organismi unicellulari in grado di moltiplicarsi rapidamente, in brevissimo tempo e in modo esponenziale. Non a caso, in poche ore, l’intera costa ne era ricoperta”

Ci sono avvisaglie di questo fenomeno? Se ne può arrestare la diffusione?

“Intervenire è praticamente impossibile. La dimensione di queste alghe non arriva al millimetro, quindi non c’è praticamente margine d’intervento, senza contare la vastità della costa; sentori ci sono è vero: abbiamo elencato le cause scatenanti dunque, in presenza di quei fattori, si può ipotizzare uno scenario teorico. Ma poi all’atto pratico diventa difficilissimo anche perché facciamo i conti con variabili non influenzabili, penso alle correnti marine ad esempio. L’unico intervento, anche qui ragionando in linea teorica, sarebbe quello di creare – dato che non possiamo agire sulla presenza dell’uomo – dei bacini di laminazione come successivo step dove far confluire le acque dei depuratori prima dell’ingresso in mare; in questo modo, mettendo tutta una serie di piante specifiche in grado di assorbire i nutrienti, potresti riuscire ad agire su uno dei fattori di cui parlavamo prima. Ma francamente si tratta di una strada che a Torvaianica è difficilmente, se non impossibile, percorribile”

In molti hanno definito l’ordinanza firmata da Zuccalà troppo affrettata considerando che, tralasciando gli esperti improvvisati del giorno dopo, il fenomeno appariva chiaro: perché dunque ‘chiudere’ simbolicamente il mare a causa di un’alga?

“Il Sindaco poteva agire in un solo modo, ovvero firmando l’ordinanza di divieto di balneazione come ha fatto. Chi amministra una città, di fronte anche al minimo sentore di un pericolo per la salute umana, deve agire tempestivamente; è il Sindaco infatti il massimo organo posto a tutela dell’incolumità e della salute pubblica. Dico di più: anche in presenza di autorevoli analisi da parte, che so, di un laboratorio privato che avessero comprovato la presenza di un’alga ma senza il parere dell’Arpa comunque non avrebbe avuto la stessa valenza legale. C’è un protocollo da seguire in questi casi e quest’ultimo vede Arpa Lazio deputata ad intervenire in questi casi. Il resto sono parole vuote”

Alga a parte qual è lo stato di salute del mare di Torvaianica?

“Dal punto di vista chimico-fisico abbiamo uno scenario costante negli anni. Abbiamo i quattro fossi in divieto di balneazione – solo quello di Campo Ascolano non è soggetto a tale provvedimento – per l’elevata presenza di batteri e questo indipendentemente dai depuratori; i problemi vanno infatti ricercati a monte. Fortunatamente l’effetto diluizione permette di ovviare a questo problema e ad un margine di 250 metri a destra e a sinistra la situazione torna alla normalità. Proprio per questo stiamo lavorando con Acea per una campagna di monitoraggio sui fossi per iniziare a capire cosa incide maggiorante sul fenomeno: penso all’eventuale presenza di scarichi abusivi, alla loro individuazione, a sanzionarli e poi provare a migliorare negli anni la situazione dei fossi”

Veniamo al fenomeno dell’erosione. Quali strumenti può mettere in campo un’amministrazione locale di concerto con gli enti superiori?

“Lo scenario è preoccupante, se non allarmante. Purtroppo le forze fisiche in gioco sono spaventose: il mediterraneo si alza da 1 a 3 millimetri l’anno, sembra niente ma in realtà provoca conseguenze incredibili. La potenza di entrata delle mareggiate sulla costa viene aumentata esponenzialmente rispetto al passato; questo è il problema prioritario le cui cause vanno ricercate, figuriamoci, al processo di scioglimento dei ghiacciai. Il normale ciclo di sedimentazione sta venendo meno; senza contare che le mareggiate, per contro, sono sempre più importanti e a breve termine: in parole povere la spiaggia non fa in tempo a “ricaricarsi”. Nell’adriatico hanno deciso di affrontare il problema mettendo centinaia di chilometri di scogliere artificiali risolvendo, probabilmente, il problema puntuale ma di fatto causando danni enorme all’ambiente: penso all’ecosistema presente nei primi metri 20, 30, 40 metri del mare dalla costa, completamente ammazzato per l’azzeramento delle correnti Senza contare che per ciò che riguarda la forza del mare il problema è stato semplicemente spostato altrove. Ecco perché, ad esempio, uno scenario del genere a Torvaianica: verrebbe meno tutta quell’economia di cui invece vive la nostra costa. Soluzioni? Interventi possono esserci anche se solo tampone. Ad esempio accumulare sabbia, non spianandola, rendendo così più difficile il ‘lavoro’ al mare; reticoli di pali in castagno a mo’ di scacchiera; studi scientifici hanno dimostrato un’attenuazione del fenomeno in presenza di praterie di Poseidonia. Probabilmente l’unico vero modo di intervenire è quello di pensare ad un intervento dello Stato: serve agire a 360° altrimenti ogni soluzione, al di là di qualche piccolissimo beneficio localmente, si rivela inevitabilmente fallace”.

Lei è alla seconda esperienza con il Comune di Pomezia e con il M5S: le prime impressioni?

“Intanto rispetto alla scorsa volta ho la delega (ride, ndr). Abbiamo cercato di improntare il lavoro sulla base del nostro programma: stiamo progettando interventi sul verde in città cercando di raggiungere un livello omogeneo su tutto il territorio a partire dallo studio, faccio un esempio, per individuare le piante più adatte – “l’albero giusto al posto giusto” – che richiedono meno manutenzione e in grado di adattarsi ai cambiamenti climatici. Ci sono da porre in essere i nuovi bandi per il verde pubblico che vanno seguiti attentamente; l’obiettivo è quello di creare nei quartieri tante piccole oasi verde. Per quest’anno i fondi a disposizione sono stati leggermente ridimensionati ma conto dal prossimo di tornare a regime per così dire. Inciviltà di molti? Quello è il problema più grande da affrontare. Chi causa danni alle attrezzature o al verde non capisce che un intervento di riparazione toglie inevitabilmente fondi al resto, e dunque alla manutenzione straordinaria e ordinaria”

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