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Scandalosa condizione dell’Autoparco di Aprilia. La denuncia di Giusfredi

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L’autoparco comunale è una vera e propria discarica a cielo aperto. Si chiama autoparco perché al suo interno dovrebbero essere parcheggiate le vetture comunali ed è di proprietà del Comune di Aprilia. Nell’area di viale Europa, l’autoparco confina con il parco Europa, uno dei polmoni verdi del quartiere. All’interno dell’autoparco c’è la palazzina della Polizia Municipale, l’area coperta dove vengono parcheggiate le vetture comunali, i capannoni dove le botteghe del Carnevale costruiscono i loro carri. E poi, c’è di tutto e di più. Le foto parlano da sole. Ogni cosa viene “parcheggiata” nell’autoparco: dall’asfalto ai calcinacci, dai fusti forse tossici, ai frigoriferi e altri metalli pericolosissimi, dall’immondizia ai furgoni dismessi della Progetto Ambiente e persino scheletri di ambulanze. L’autoparco comunale si è trasformato in una vera e propria discarica comunale a cielo aperto pericolosa per l’ambiente e per la salute dei cittadini. Bell’esempio che si dà ai cittadini sul rispetto dell’ambiente e della legalità! Cosa dice l’assessore all’ambiente Alessandra Lombardi di questo scempio ambientale? Successe lo stesso nel 2009, quindi non è la prima volta che il fatto si ripete. Tanto che venne presentata un’interrogazione regionale da parte dell’allora esponente di Sel Filiberto Zaratti che chiedeva al presidente della Regione Lazio di “verificare immediatamente la consistenza e la qualità dei rifiuti accatastati illegalmente nell’autoparco comunale di Aprilia e accertare le responsabilità dell’illecito ambientale”. All’epoca i rifiuti furono tolti, ma evidentemente il “vizio” è rimasto e la situazione dell’autoparco oggi è sicuramente peggiore rispetto al 2009. Sempre nell’autoparco ci sono le famose “rastrelliere”, quelle che furono comprate dall’amministrazione a seguito dell’accesso al finanziamento del Ministero dell’Ambiente per 20 prototipi di bicicletta a pedalata assistita. Sono ferme lì da circa due anni. 24 mila euro di fondi ministeriali anch’essi gettati in “discarica”.

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