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Ardea e Manzù, nuove ombre sul caso? “Colle Manzù” nel 1988 non esisteva, la delibera di intitolazione è successiva al testamento di tre anni

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Ci sono nuovi sviluppi sul caso del maestro Manzù le cui spoglie, salvo clamorosi colpi di scena, lasceranno il luogo dove è sepolto da circa trent’anni, ovvero il Museo di Via Laurentina. E’ questo infatti quanto ha stabilito nei giorni scorsi il Commissario nominato dal Ministero degli Interni per risolvere, una volta per tutte, la diatriba legale sorta tra gli eredi di Manzù e il Comune di Ardea. 

Il nostro speciale sul Corriere della Città – DICEMBRE 2020

La vicenda in breve

Giacomo Manzù, morto il 17 gennaio 1991, fu sepolto dalla famiglia, dopo l’autorizzazione dello Stato Italiano, nel parco del suo museo ad Ardea dove aveva scelto di riposare per sempre in pace. Ebbene come è noto i suoi eredi, il 25 maggio 2019, avevano presentato al Comune di Ardea una richiesta di estumulazione e cremazione della salma dell’artista che era stata poi respinta dall’ufficiale di governo dello Stato Civile per la mancanza dei presupposti previsti dalla legge.

Un anno dopo tuttavia gli eredi Manzù avevano fatto ricorso al
Tribunale Amministrativo Regionale che aveva riaperto un procedimento che il Comune di Ardea, il 25 agosto 2020, aveva nuovamente concluso con un nuovo diniego come previsto dalla legge. Ma il TAR del Lazio, con una ordinanza del 28 ottobre 2020 che non ha tenuto conto del provvedimento comunale, aveva assegnato sessanta giorni di tempo ad un commissario ad acta per prendere una nuova decisione.

Decisione che è poi arrivata: Venerdì 27 novembre il Commissario nominato dal Ministero ha dato ragione agli eredi accogliendo la richiesta finalizzata “all’stumulazione e al trasporto dei resti mortali di Manzù al fine di custodirli presso Colle Manzù, sito in via Apriliana n. 1, nel Comune di Aprilia (LT)”.

Clicca qui per leggere la decisione del Commissario con le motivazioni 

Le ombre sulla vicenda

Ma la decisione del funzionario Ministeriale non ha di certo diradato le nubi su un caso che porta con sé tantissime perplessità. Dubbi e interrogativi, per ora senza risposte, sollevati a gran voce da Comitati e Associazioni in questi mesi. Del resto la possibilità che la salma del Manzù lasciasse il Museo, sempre per volontà degli eredi, emerse già in passato (era il 2003), ma in quella circostanza il trasferimento a Bergamo venne scongiurato.

Oggi, o meglio un anno fa, abbiamo scoperto che il testamento del Maestro – che peraltro parla comunque di “sepoltura” e non di “cremazione” – restato sconosciuto per anni, indicava tutt’altro, ovvero, con un’aggiunta scritta a penna, la volontà “di essere nella casa dove attualmente abito in Ardea, colle Manzù n.1”. 

Un passaggio che il Commissario ha così motivato dato il riferimento ad Ardea: “Il riferimento ad Ardea è chiaramente frutto di una errata convinzione del Maestro in merito alla collocazione geografica e alla pertinenza comunale della sua abitazione. In effetti, detta abitazione, sita in Via Apriliana n. 1, rientra amministrativamente nel territorio comunale di Aprilia anche se, attesa la sua collocazione geografica molto prossima ad Ardea, può ingenerare il dubbio di far parte del territorio ardeatino”

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Manzù: un passaggio sul testamento potrebbe aprire nuovi scenari

E’ inutile girarci attorno: è proprio il testamento di Manzù, con un testo in parte dattiloscritto e in parte aggiunto a penna, a destare i principali dubbi

In particolare, grazie ad un documento di cui siamo venuti in possesso proprio in queste ore, è doveroso porre la lente di ingrandimento sul passaggio relativo alla denominazione “Colle Manzù n.1” presente nel documento presentato dagli eredi

Ebbene: il 24 febbraio 1988, data in cui “Giacomo Manzoni in arte Manzù” avrebbe presentato il testamento pubblico al Notaio in Roma Dott. Maurizio Misurale, la zona “Colle Manzù” non esisteva, quantomeno formalmente.

La delibera di intitolazione risale infatti a tre anni più tardi, esattamente al 21/11/1991, cioè qualche mese dopo la morte del Maestro. Nel documento (consultabile cliccando qui: Delibera Colle Manzù) leggiamo: 

“Dato atto che dal 1964 sino alla morte il grande sculture ha dimorato nel territorio del Comune di Aprilia in località Campo del Fico e precisamente nella località denominata catastalmente Colle Cane […] ritenuto necessario indicare adeguatamente il suddetto luogo ormai noto come “Colle Manzù” […] delibera di denominare la zona […] già denominata Colle Cane, come “Colle Giacomo Manzù”.

Queste allora le domande che sorgono spontanee: come poteva essere inserita nel testamento la denominazione “Colle Manzù” se all’epoca non esisteva?

E’ altrettanto vero che, leggendo la delibera, sembrerebbe che quella zona venisse identificata come Colle Manzù già in precedenza sebbene non venga specificato “da quanto”: che si sia trattato dunque di un “errore” di chi ha scritto il testamento, forse convinto che l’area si chiamasse così? O comunque lo sbaglio non può trovare giustificazione in quanto presentato davanti a un notaio?

Ad ogni modo, in pratica, Manzù, a conti fatti, avrebbe commesso un doppio errore: il primo credere di abitare ad Ardea, il secondo di vivere a Colle Manzù, che probabilmente, forse, veniva già chiamata così informalmente – ma chi può darcene conferma? – ma che, di fatto, come area catastale sorgerà solo tre anni dopo la redazione del testamento. 

Ma è davvero possibile? A voi lettori le considerazioni. 

Parte del testamento di Giacomo Manzù

Quale sarà l’epilogo della vicenda?

Insomma, forse Manzù andrà davvero via da Ardea – speriamo almeno che l’auspicata valorizzazione del Maestro da parte dello stesso Commissario con collaborazioni tra Museo e Fondazione non resti solo su carta – ma non lo farà di certo nel modo più trasparente possibile, a maggior ragione dopo la pubblicazione di questo articolo.

 

 

 

 

 

 

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