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Dentro la Pomar di Ardea: qual è la verità sull’impianto? [GUARDA IL VIDEO]

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Quando si accendono i riflettori sulla Pomar ad Ardea gli animi spesso si surriscaldano. Tante sono infatti le proteste che montano intorno ad un sito – che, ospita un impianto a Biogas (dal 2012) ed un’azienda agricola – ritenuto spesso l’unico responsabile dei forti odori che, in certi momenti della giornata, “avvolgono” e stringono in una morsa in particolar modo il quartiere Nuova Florida ad Ardea; tali rimostranze hanno assunto talvolta connotati molto forti e hanno ruotato intorno ad un unico obiettivo: chiederne la chiusura definitiva.

L’articolo pubblicato su Il Corriere della Città – Ottobre 2017

Pomar di Ardea: I controlli, i lavori, la chiusura temporanea

Nel 2014 l’azienda divenne oggetto di un’ordinanza di sospensione delle attività: l’allora Sindaco Di Fiori aveva chiesto “l’identificazione e l’eliminazione delle eventuali cause di inquinamento e l’istallazione o il ripristino della funzionalità di idonei impianti per la corretta gestione delle acque di dilavamento che insistono sull’area di stoccaggio richiedendo inoltre l’autorizzazione degli scarichi e delle aree di stoccaggio sui rifiuti all’autorità competente”. In seguito agli accertamenti tuttavia, e avendo l’azienda ottemperato a quanto richiesto dal Comune, circa venti giorni dopo, l’impianto venne riaperto.

Il nodo del contendere

“Il fulcro della questione nasce dal fatto che l’impianto sorge in un punto della zona Nuova florida in cui non ci sono solo abitazioni private, ma c’è anche un asilo” – scriveva a tal proposito “Noi Con Salvini” ad aprile 2016 in una nota che ben focalizza le questioni in gioco – Gli odori che, soprattutto nel periodo estivo rendono pesante l’aria, già tre anni fa fecero organizzare gli abitanti della zona che raccolsero numerose firme, coinvolgendo nell’atto anche alcuni consiglieri comunali, i quali si adoperarono per richiedere controlli mirati; in merito alla questione, ci fu successivamente l’intervento del Consorzio di Bonifica di Pratica di mare che riuscì ad ottenere un controllo alla centrale di Biogas. In seguito all’accertamento, il Sindaco emise un’ordinanza di chiusura, che poco dopo revocò, e la centrale – come visto – riaprì”. Ncs, per dovere di cronaca, è tra i più contrari all’impianto ed è tornata nuovamente a chiederne la chiusura pochi giorni fa attraverso una nota.

L’impianto: i dati forniti dalla Pomar srl

All’interno della Pomar troviamo l’azienda agricola e l’impianto a Biogas. L’azienda dispone di circa 550 bufale, 230 delle quali, ad oggi, producono latte destinato alla vendita diretta di mozzarelle o che viene venduto ad altre imprese della filiera; nei campi viene coltivato principalmente mais di cui una parte, quella maggiore, viene usata per “alimentare” l’impianto a Biogas (il 75%), mentre la restante, insieme a farina di soia, rappresenta la fonte d’alimentazione per gli animali. Oltre al mais nell’impianto a Biogas finiscono tutta una serie di sottoprodotti provenienti da attività alimentari e agroindustriali (nella foto) pari al 25% del “fabbisogno” della struttura; la fermentazione all’interno di strutture assolutamente sigillate produce gas metano il quale, convogliato attraverso tubature sotterranee, viene trasformato in energia elettrica mediante l’impiego di due generatori che lavorano fino a 500kw/h. Il “lavorato” che rimane dal processo viene inviato in vasche di decantazione. 

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La questione salute e l’impatto ambientale dell’azienda

Uno degli argomenti centrali che ruotano intorno alla vicenda è sempre stato la questione della salute. Alcuni cittadini infatti (non tutti per la verità), talvolta con toni esasperati, hanno nel tempo sollevato la questione della nocività degli odori respirati e, in seconda battuta, dell’impatto ambientale causato dall’impianto. L’azienda, come avrete modo di leggere più avanti, precisa che “nell’impianto tutto è naturale al 100%” e che per questo non ci sarebbe alcun pericolo per la salute. Tra i dati uffciali disponibili ci sono quelli sullo stato di salute delle acque (a differenza di quelli qualità dell’aria, ndr) che scorrono vicino all’impianto, in particolare quelle del fosso di Rio Torto, ritenute da Legambiente (per il sesto anno su sette) fortemente inquinate, rilevazioni poi confermate anche dall’Arpa a metà agosto. Anche qui tuttavia: la Pomar può essere ritenuta responsabile di un inquinamento che ad Ardea, è bene precisare, è stato riscontrato in ben 6 prelievi su 14 dall’Arpa e anche nella foce del Fosso Grande, con i medesimi inquinanti, ancora da Legambiente? Per saperne di più abbiamo provato allora a contattare il Consorzio di Bonifica di Pratica di Mare, che proprio in passato si era occupato della Pomar, ma al momento di andare in stampa ancora non abbiamo ricevuto risposta (il Consorzio è sotto commissariamento e ciò non facilita l’accesso ai dati, ndr).

Il Comune di Ardea sulla Pomar

Sulla questione Pomar abbiamo ascoltato anche il Sindaco Mario Savarese che già con gli Amici di Grillo si era interessato della vicenda. “Tutto nasce dal fatto che quell’impianto lì non andava fatto costruire. Non si può realizzare una struttura di quella portata a meno di 150 metri dalle abitazioni”, spiega il Primo Cittadino. “Essere a norma o in regola non vuol dire avere il diritto di “appestare” letteralmente la popolazione: quegli odori così forti sono una fonte di stress inquantificabile e non possono essere tollerati. Una delle soluzioni per ridurre l’impatto odorigeno sarebbe quella di ‘sigillare’ sia le aree di stoccaggio, dove vengono scaricate le materie prime in attesa di essere inserite nei digestori, sia quelle delle vasche dove finisce il digestato dell’impianto a biogas. Finché resteranno aperte gli odori ci saranno, è inevitabile”. Poi un messaggio alla popolazione: “Il Comune di Ardea vigilerà costantemente sulla Pomar: intensificheremo i controlli avvalendoci di tutti gli strumenti a nostra disposizione. L’ente ha un solo obiettivo: quello di tutelare non solo la salute dei cittadini ma anche la vivibilità del territorio”.

La Pomar auspica un confronto

Ma nella vicenda potrebbe esserci un punto di svolta. L’azienda ha deciso infatti per la prima volta di “uscire allo scoperto” nel tentativo di spezzare il circolo vizioso che si è venuto a creare nel tempo intorno all’azienda; secondo i proprietari e i lavoratori dell’azienda infatti ciò che viene lavorato “è naturale al 100%” e, malgrado i disagi talvolta causati, tutto ciò che viene respirato non sarebbe in alcun modo pericoloso per la salute. “L’impianto a biogas – spiegano dalla società – producendo energia pulita da fonti 100% Biologiche, può produrre durante la movimentazione di letame, triticale (simil grano) o alcuni tipi di scarti alimentari (es sansa)un odore che può risultare spiacevole. Ad oggi questo avviene saltuariamente e per periodi di tempo limitati durante una settimana. L’azienda nel corso degli ultimi anni ha investito moltissimo, oltre 150.000€, con l’unico obiettivo di abbattere l’impatto odorigeno, e questo al fine di ridurre al minimo ogni possibile disagio per la comunità. Con questi sacrifici, si è mantenuta in vita un’azienda agricola che ha 60 anni (gestita dalla Pomar da 30), mantenendo posti di lavoro ed un importante indotto, senza aver mai distribuito un euro di utile. Crediamo nelle energie rinnovabili,unica speranza per arrestare il surriscaldamento creato dall’ energia da Carbone o combustibili. Dobbiamo riuscire, trovando le soluzioni insieme alla cittadinanza ed al comune, a continuare a produrre energia pulita da biomasse, limitando ancora di piu i cattivi odori. Siamo disposti, in un clima di collaborazione,anche ad investire ancora per questo obiettivo (ad esempio coprendo le vasche). Per questo cercheremo un confronto con la cittadinanza e con il Sindaco, per cercare di difendere un’azienda agricola che può essere un punto di orgoglio per il territorio. La società non si è mai rifiutata di aprirsi ad un dialogo costruttivo con la cittadinanza ed anche oggi rinnoviamo l’invito a contattarci per visitare l’azienda, così da capirne il funzionamento e rincuorarsi sull’assenza di materiale dannoso e di qualunque rischio per la salute; al tempo stesso tuttavia dobbiamo anche tutelare la nostra immagine e difenderci da accuse diffamatorie che non corrispondono a verità. Per questo valuteremo di intraprendere eventuali azioni legali nelle sedi più opportune contro questi attacchi che riteniamo del tutto ingiustificati”.

Venerdì 6 ottobre 2017 la Commissione trasparenza del Comune di Ardea affronta il tema

 

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