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Disordini nel carcere di Velletri, detenuti allagano una sezione e distruggono le telecamere

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Carcere Velletri

Carcere di Velletri, detenuti allagano e danneggiano una sezione per protesta. Disordini nel penitenziario con gli agenti della Polizia Penitenziaria che hanno dovuto fronteggiare l’ennesima iniziativa di rivolta. 

L’azione della Polizia Penitenziaria e del Comandante di Reparto non si è fatta attendere e la situazione, non certo senza fatica, è rientrata. I Sindacati, a seguito dell’ennesimo deprecabile episodio avvenuto in uno degli Istituti Penitenziari del Lazio, tornano a chiedere interventi per sopperire alla carenza di personale e soprattutto per fronteggiare il problema del sovraffollamento. 

Carcere di Velletri
Il carcere di Velletri – ilcorrieredellacitta.com

Cosa è successo nel carcere di Velletri

I disordini risalgono alla giornata di ieri. Stando a quanto ricostruito un detenuto per motivi di salute avrebbe reclamato assistenza – immediatamente ricevuta dai locali sanitari presenti come rendono noto i Sindacati – mentre i suoi compagni di sezione, composta da stranieri a quanto sembra della sua stessa nazionalità, hanno inscenato un atto di protesta; a capeggiarli, sempre stando alle informazioni rilasciate dai Sindacati, ci sarebbe stato un italiano trasferito nel carcere di Velletri per motivi di ‘ordine e sicurezza’. Ad ogni modo, a seguito dell’accaduto, la sezione è finita allagata e diverse apparecchiature destinate alla vigilanza come le telecamere sono finite distrutte. 

USPP Lazio: “La polizia penitenziaria e il comandante riescono a riportare l’ordine nella stessa”

“Oramai è assodato, che per i detenuti più scalmanati basta poco per inscenare una rivolta all’interno delle nostre carceri; tuttavia, possiamo dire che la prontezza del personale di Polizia Penitenziaria coordinata dal proprio comandante è stata in grado di riportare l’ordine all’interno della stessa“, dichiara Daniele Nicastrini Segretario regionale USPP, all’indomani dei fatti accaduti all’interno del carcere di Velletri.

“L’azione della Polizia Penitenziaria e del Comandante di Reparto non si è fatta attendere, seppur continuino ad avere grossi deficit di organico del 40% e un sovraffollamento in aumento al 140% sul quale USPP Lazio ha da tempo dichiarato lo Stato di Agitazione in Regione proprio perché le strutture come Velletri stanno facendo i miracoli!”, prosegue la nota.

“Il punto – conclude Nicastrini – è che all’interno delle strutture penitenziarie oltre agli organici e sovraffollamento esiste il problema sanitario anche questo deficitario, che possono far scatenare queste situazioni dopo che per mesi si attende anche un dentista per sopperire alle cure come sembrerebbe questo caso che ha scaturito questa violenza che comunque non può essere giustificata”.

FP CGIL Polizia Penitenziaria

Sul caso si è espressa anche la sigla FP CGIL Polizia Penitenziaria. “Le violenze, ancora una volta, sono state capeggiate da un detenuto italiano trasferito nel carcere di Velletri per motivi di ‘ordine e sicurezza’. Tecnicamente, significa che ha già commesso atti di violenza in altre carceri e per questo, come tanti altri detenuti, è stato trasferito nel carcere velletrano che si sta trasformando in un’autentica sede penitenziaria per detenuti violenti, perché l’anomalia è che i detenuti che hanno commesso violenze e disordini nelle altre carceri, se vengono spostati a Velletri, da qui non escono anche se continuano a commettere gesti estremi ai danni della Polizia Penitenziaria e degli altri detenuti”. 

Chiosa Mirko Manna, Nazionale FP CGIL Polizia Penitenziaria: “I trasferimenti per ordine e disciplina sono in netto aumento e non è facile spostare in continuazione molti detenuti da un carcere ad un altro, ma l’Amministrazione penitenziaria ha il compito di gestire questa situazione che sta trasformando il carcere di Velletri, come il capolinea dei detenuti violenti. Il personale di Polizia Penitenziaria di Velletri è in grave difficoltà per la carenza d’organico che è inferiore al 70% di quella prevista. Continuare a considerarlo un carcere capolinea per detenuti che innescano disordini, non è certo la strategia migliore.”

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