Prima Acilia, ora anche Fiumicino.
A poche settimane dell’apertura del Canapa Mundi, la Fiera Internazionale della Canapa che si è tenuta nel febbraio scorso a Roma, la “marja” e i suoi derivati sono sbarcati per la prima volta nel X Municipio.
Il business della coltivazione della canapa indiana e dei negozi per la vendita di prodotti a base di canapa (cannabis) è esploso in pochi mesi anche da noi. E con esso fioccano sul web le proposte e le offerte di Franchising di Canapa o Cannabis. Diversi i format presenti per ogni tipologia di investimento o di attività: hemp shop, grow shop e negozi “tradizionali”.
Da pochi mesi è stato sviluppato anche il distributore automatico di questi prodotti, che va aggiungersi alle varie gamme di distributori presenti già sul mercato da 20 anni.
Un pericoloso vuoto legislativo
Un giro d’affari milionario, che sembra ormai inarrestabile e con preoccupanti “vuoti legislativi” sui prodotti di vendita che insieme all’effettivo uso dei semi da parte dei consumatori, rende tutto più nebuloso. E richiederebbe controlli frequenti e sistematici da parte dei NAS che di fatto non sempre vengono garantiti.
I franchising di canapa nati in Italia offrono la possibilità di commercializzare un’ampia varietà di prodotti a base di canapa: alimentari confezionati, birre, the, bevande, dolci, caffè aromatizzati; completano l’offerta i gadget e l’oggettistica legati a questo mondo e molto apprezzati da giovani e non. Ma anche semi, infiorescenze e talora anche piantine che ci inducono a dubitare della buona fede di tanta propaganda. E il rischio che sostanze psicotrope e psicoattive vengano vendute “sottobanco” è molto alto. Insieme a quello che a giovani e giovanissimi arrivi un pericoloso messaggio di malintesa tolleranza e permissivismo.
Cannabis tra i banchi di scuola
E sono proprio le scuole i primi centri di smistamento e commercio di questa sostanza.
“Oggi nove ragazzi su dieci ricorrono alle droghe cosiddette “leggere” per affrontare situazioni difficili o semplicemente per spirito di emulazione – conferma A.R. – docente di lettere presso una scuola superiore di Fiumicino – convinti che l’uso di sostanze stupefacenti come la cannabis e l’hashish non provochino alcun danno”
Un fenomeno dunque drammaticamente in aumento tra i banchi di scuola che spesso ha inizio già dalla scuola media. E mascherato spesso oggi dalle moderne sigarette elettroniche – e-cig – dove è possibile mescolare ad un aroma a scelta, cannabis liquida contenente thc.
Insomma tra il cbd (il presunto principio terapeutico) e il thc (lo sballo) il passo è breve. E la linea di demarcazione – come sempre in questi casi – davvero molto sottile.
In realtà la marijuana, come molte altre droghe, altera e modifica – secondo il National Institute of Drug Abuse (USA) – alcune parti del cervello che ci permettono di pianificare, risolvere problemi e prendere decisioni.
Per cui, anche se questi ragazzi sembrano a posto in realtà essi stanno alterando la chimica cerebrale in modo tale da subire effetti a breve e a lungo termine.
A breve termine mettono a rischio i loro risultati scolastici, sportivi o lavorativi o anche possono divenire di particolare pericolosità quando sono alla guida.
A lungo andare con l’assunzione cronica rischiano di divenire dipendenti; infatti la ripetuta assunzione di sostanze modifica la funzionalità cerebrale e complessivamente tutto l’organismo e questo può condurre allo sviluppo di dipendenza come ad altri gravi problemi medici.
Le ricerche scientifiche hanno inoltre rilevato – precisa il N.I.D.A. – che l‟uso prolungato nel tempo della marijuana. diminuisce il naturale senso del benessere e causa problemi mentali (psicosi) ed organici.
E’ necessario sottolineare che i cambiamenti sono si osservano o non si vedono dall’esterno immediatamente ma hanno bisogno di tempo perché si rivelino ed inoltre alcune persone sono più vulnerabili a queste conseguenze rispetto ad altre.
Rosanna Sabella
rosanna.sabella@yahoo.it