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Latina, il 18 marzo presentazione del libro ‘Maschi discriminati’

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Quella delle donne è stata l’unica rivoluzione del secolo scorso, è sperabile che nel nuovo avvenga quella dei maschi. I cambiamenti nei rapporti fra i sessi, generati dalle molte battaglie femminili, incidono inevitabilmente sul cammino degli uomini. Le donne si sono fatte sempre più determinate e i maschi sempre più fragili e restii a cedere un potere che sentono “dovuto”, quasi per legge naturale. Molti uomini stanno comunque tentando di prendersi la libertà di rinnovarsi. Libertà di essere e di mostrarsi sensibili, di essere padri fino in fondo senza sentirsi sminuiti dal lavoro di cura, di amare senza dominare, di riconoscere se stessi al di fuori degli stereotipi della virilità da prestazione o del sesso comprato. Il libro propone un diverso punto di vista e invita a cercare una nuova identità, variegata e mobile, in grado di scoprire il proprio lato femminile e un diverso modo possibile di essere uomini. Oggi molti uomini tentano di inventare il proprio cambiamento, il proprio modo di essere padri, il proprio rapporto col lavoro, l’incontro con la sessualità. Spesso questo cambiamento resta invisibile e dimentica che anche gli uomini piangono.

Di questi aspetti legati alla vita di ogni uomo e di ogni padre ne parleremo venerdì 18 marzo, nella sala da tè di Turi Rizzo a Latina in via Pio Vi alle 18, col professore Mario Simoncini, e il libro ‘Maschi discriminati’ e lo scrittore filosofo Mauro Cascio, intervistati dalla fashion blogger Eva Pommerouge. L’evento è organizzato dall’agenzia Omicron.

Se la donna è discriminata in ambito lavorativo, l’uomo lo è nell’ambito familiare, basta rovesciare il punto di vista per capire che l’uomo è intrappolato nella visione che il maggior tempo è da dedicare al lavoro e lasciare un tempo residuale a quello di cura, anche quando si allontanano provvisoriamente o stabilmente dall’attività lavorativa (licenziati, pensionati, ecc.). Fortunatamente oggi l’uomo ha un altro concetto di paternità, confluisce un una genitorialità fluida che si adatta a seconda delle diversissime forme di famiglia in continua evoluzione. Il retaggio del padre accademico fa fatica a scomparire anche se nuove forme di paternità si stanno affacciando e permettono all’uomo di riappropriarsi della cura di sé, delle relazioni con gli altri, con le donne, con i figli, tenendo conto dell’individualità degli altri, delle pari opportunità e delle differenze. Difficile per gli uomini di oggi, nuovi padri, reinventarsi, reinventare codici, linguaggi per sottrarsi per sempre a quella figura di padre patriarcale, arrogante, nascondendosi nell’antica maschera autoritaria. Molti uomini ritrovano questo lato lo scoprono dopo una separazione, altri invece educati al rispetto del loro lato femminile lo coltivano dando ricchezza al rapporto con la donna e con i figli. In questo modo ci si riappropria di se stessi nella completezza dell’io, lasciando indietro quei luoghi comuni definiti maschili, con la libertà di provare le emozioni tradizionalmente definite femminili. Se da un lato questi nuovi padri si riscoprono in una rottura del rapporto divengono anche il nuovo dramma sociale, basti pensare che sono oltre 170 mila ogni anno le separazioni e ogni anno aumentano al ritmo del 2-3% e di solito a prendere la decisione della rottura è la donna e in molti casi gli uomini sembrano “subire “ questa scelta. Le separazioni consensuali nel 2010 sono state dell’85% , quella delle giudiziali è del 14,5%, questo dato potrebbe far pensare che la presunta conflittualità non esista ma le conseguenze della separazione coinvolgono ogni componente e sembra che ad essere più penalizzato sia il padre dal punto di vista economico, dall’assegnazione della casa coniugale e dalla presenza nella vita dei figli.

 

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