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Gucci, addio Roma: il brand lascia la sede capitolina, tutti a Milano tra le polemiche. Lavoratori in piazza

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Gucci Roma

Gucci lascia Roma e si trasferisce a Milano. O meglio: l’unica sede della Capitale sarà smantellata. Bufera tra i dipendenti.

Gucci lascia la sede di Roma. Una scelta che, però, non piace a molti: il problema nasce da una certezza. La necessità di ottimizzare le risorse. Questione di costi e introiti che hanno aggravato ulteriormente la spesa. Tradotto: l‘impresa romana non è più sostenibile. Il brand vola, ma non può permettersi di essere diffuso a macchia d’olio per il Paese.

In altre parole: le sedi centrali devono restare a Milano. Capitale della moda in cui confluirà anche il reparto design e sartoria del noto brand. Era arrivato a Roma da Firenze ben 14 anni fa e ora, nell’arco di poche settimane, passerà a Milano con tutto quel che consegue. Il destino dei dipendenti è ancora un rebus: sul piano dei numeri ci sono 153 dipendenti su 219 che si sposteranno al nord. 66 persone non hanno accettato, per diversi motivi, il trasferimento. Cosa succederà a loro? È quello che si chiedono anche le organizzazioni sindacali, visto che a Roma – di Gucci – non resterà alcuna traccia.

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Gucci, chiude la sede di Roma: dipendenti in stato di agitazione, la situazione

Fatta eccezione per la merce in vetrina. A livello organizzativo si sposta tutto in Duomo. La protesta nasce da questo: molti ritengono che lo stallo in cui vertono più di 60 persone sia in realtà un licenziamento mascherato che non soddisfa nessuno. Da qui le proteste dei sindacati di base, ma il braccio di ferro non è finito. Il 17 novembre c’è stato un primo sciopero, attualmente i dipendenti sono in stato di agitazione perchè temono che queste decisioni possano portare a un’emorragia di manodopera anche per quanto riguarda le sedi di Milano, Novara e Toscana.

Una vera e propria escalation che rischia di mettere in pericolo un intero indotto. Per questo le opposizioni con il favore delle parti sociali chiedono una riapertura delle trattative. La situazione è molto rischiosa, perchè gli accordi sembrano già presi ma non sono ancora definiti. L’importante, per molti, è che non diventino definitivi: la strada è lunga e in salita. Un tira e molla che rischia di prendere – è il caso di dirlo – una brutta piega. 

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