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AIAZZONE ED EMMELUNGA, SI ATTENDE IL 22 FEBBRAIO

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Sono lavoratori in bilico tra speranza e disperazioni, quelli che presidiano ormai da quasi una settimana il mobilificio Emmelunga di via Pontina. La speranza è tutta riversata in una data, il 22 febbraio, quando ci sarà un nuovo incontro al Ministero del Lavoro, presso il dipartimento dello Sviluppo Economico, questa volta con la presenza – almeno così ha assicurato l’interessato – del dott. Giuseppe Gallo, Amministratore Delegato della Panmedia, il gruppo che lo scorso Agosto ha acquistato dalla B&S i marchi Aiazzone ed Emmelunga, ma anche nell’interessamento dei sindacati e dei media, che stanno dando grosso risalto al loro problema, che localmente coinvolge 32 persone, ma che a livello nazionale mette a rischio il posto di lavoro di centinaia di dipendenti. Proprio oggi la CGIL ha avanzato un’ulteriore proposta. “A Pomezia 32 lavoratori sono in attesa dello stipendio da novembre – ha dichiarato Giuseppe Cappucci, segretario generale della Cgil del Comprensorio Pomezia-Castelli-Colleferro-Subiaco – Si tratta di una situazione insostenibile a cui è necessario dare risposta. Di fronte al perdurare della crisi che coinvolge i mobilifici Aiazzone ed Emmelunga di Pomezia è necessaria l’apertura di un tavolo regionale con tutte le istituzioni e i sindacati”. “Si tratta di una vertenza nazionale che coinvolge circa 830 dipendenti del Gruppo – spiegano Cappucci e Francesca Gentile, segretaria generale della Filcams-Cgil – e un tavolo presso il Ministero già è stato aperto, ma dall’azienda non arrivano risposte. Esprimiamo profonda preoccupazione per l’apertura di un altro elemento di crisi sul nostro territorio messo a dura prova in questi mesi, è per questo che ribadiamo con forza l’apertura anche di un tavolo regionale per attivare un confronto stringente con l’azienda e chiedere il coinvolgimento di tutte le istituzioni”. Dopo l’attenzione dei media locali, anche trasmissioni come “Annozero”, di Michele Santoro, e “Le Iene” hanno mostrato interesse verso la protesta messa in atto dai lavoratori pometini, protesta che segue di pochi mesi quella delle lavoratrici della Herla, senza contare i sit in dei dipendenti Cronos – unica vicenda che ha visto una felice soluzione per i lavoratori – della Playtex, della Telecom Italia, del Gruppo Di Mario e della San Carlo. Tutte situazioni che dimostrano come la crisi, nel nostro territorio, sia ancora profonda. “Il nostro timore – dichiarano i lavoratori del mobilificio – è che il meccanismo delle “scatole cinesi” che finora ha fatto andare avanti il marchio si sia inceppato: in pochi anni abbiamo visto cambiare sigla di appartenenza più volte, ma questi mutamenti non avevano intaccato la sicurezza del posto di lavoro ed i nostri stipendi. Gli ultimi mesi sono invece stati caratterizzati da trasformazioni sempre peggiori, fino ad arrivare alla situazione attuale. L’unica arma che abbiamo è il presidio, che continuerà ad oltranza fino a quando non ci verranno date delle risposte”.

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