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AIAZZONE, IL PRESIDIO E’ AD OLTRANZA

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Pensavano di aver risolto i loro problemi, i 32 dipendenti dei Mobilifici Aiazzione – Emmelunga, quando lo scorso agosto il marchio è stato acquistato dalla Panmedia di Torino, ma non sapevano che la situazione sarebbe degenerata fino ad arrivare alla clamorosa protesta che si sta svolgendo in queste ore. Dallo scorso marzo, infatti, non percepivano gli stipendi né i dipendenti, né i collaboratori, né tantomeno i trasportatori che si occupavano del montaggio. Però tutti dovevano continuare a far finta di niente, e prendere gli ordini dai clienti nonostante immaginassero che quella merce non sarebbe mai arrivata, nella speranza di uno sblocco della situazione. Ma la situazione è cambiata, per l’appunto, ad agosto, quando la società pubblicitaria Panmedia ha acquisito il marchio, promettendo il pagamento del debito contratto dai precedenti proprietari – la B&S, che ora è in concordato fallimentare – sia con i dipendenti che con i fornitori, in modo da poter consegnare la merce a tutti i clienti che l’avevano già pagata. Invece -nonostante i proclami fatti dal nuovo amministratore delegato anche attraverso la TV nazionale (il caso Aiazzone è finito su Rai 3 nel novembre scorso), il quale prometteva davanti a milioni di telespettatori la sistemazione economica di tutto il pregresso entro il 31 dicembre 2010 – la situazione, invece di migliorare, è peggiorata. I dipendenti, infatti, dopo aver ricevuto gli stipendi arretrati e le competenze di Agosto e Settembre, non hanno visto più un centesimo, se non un piccolo acconto della tredicesima ed altri 300 euro giovedì 10 febbraio: all’appello mancano gli stipendi da novembre in poi, più parte della tredicesima e l’intera quattordicesima. Gli impiegati sono disperati: c’è chi da qualche mese non riesce a pagare le rate del mutuo e rischia di perdere la casa, chi non sa più come arrangiare il pranzo con la cena. E non è andata meglio ai consumatori: i mobili, per la maggior parte, non sono arrivati, e chi ha provveduto al pagamento attraverso il reclamizzato finanziamento a tasso 0 si ritrova a dover saldare delle rate per un arredamento che non esiste. Sentiti i fornitori, la situazione non cambia: gli ordini sono stati evasi, ma la merce resta nei magazzini, perché la società non ha regolarizzato la posizione contabile. Insomma, la situazione è più critica di quella di partenza, anche perché in questi mesi il punto vendita di Via dei Castelli Romani, nonostante le rassicurazioni provenienti da Torino che negavano la possibilità di chiusura dello stabilimento, ha man mano svuotato tutta la merce, senza mai ricevere nuovi rifornimenti. Da circa una settimana, poi, i lavoratori sono stati mandati nel punto vendita Emmelunga di via Pontina, con la scusa di dover fare inventario nella sede di via dei Castelli Romani. Ma le voci che si susseguono e che fanno temere la chiusura anche di Emmelunga, hanno fatto decidere ai dipendenti di passare alle maniere forti e, da sabato 12 febbraio, dopo l’assemblea che si è svolta con i sindacalisti della Flaica Cub, di occupare lo stabilimento di via Pontina con un presidio che durerà fino a quando non ci saranno certezze offerte dalla società. Intanto, questa mattina sul posto si è recato anche il Sindaco di Pomezia, che ha parlato con i lavoratori, ascoltando tutte le problematiche del caso. “Sono qui per testimoniare che l’amministrazione comunale è vicina ai lavoratori – ha dichiarato – come lo è sempre stata nelle ultime vertenze che hanno interessato il nostro territorio, come Casamercato, Playtex ed Herla. E’ mia intenzione mantenere in vita una realtà occupazionale importante come questa in una città che, nonostante la crisi, rimane ad alta vocazione industriale”. De Fusco ha inoltre richiesto un incontro con il Prefetto di Roma Pecoraro, per metterlo al corrente della situazione che si è venuta a creare nei punti vendita pometini che fanno capo alla holding Panmedia: “E’ mio dovere occuparmi dell’ordine pubblico e della sicurezza della città, ma è mia intenzione, pur non volendomi sostituire alle rappresentanze sindacali, impegnarmi anche al di fuori dei confini locali affinché i mobilifici di Pomezia “Aiazzone” e “Semeraro” tornino ad avviare l’attività di vendita: penso che sia compito di un primo cittadino preoccuparsi in primis delle realtà occupazionali del territorio”. In tutto il territorio nazionale sono 830 i dipendenti che rischiano il posto di lavoro.

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