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Cittadini in piazza a Tor San Lorenzo: apologia della tolleranza

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“Riappropriarsi dei propri spazi”. A Tor San Lorenzo continuano le adunate cittadine, divenute ormai appuntamento fisso per molti. Unione sotto un’unica bandiera. Dominio della piazza, degli spazi pubblici per imporre l’immagine di se stessi come rappresentanti del “paese reale”. Chi ne è “estraneo” finirà con il trovarvisi irrimediabilmente estromesso.

Si è parlato tanto, forse anche troppo, di stranieri, spesso anche a sproposito. Ma, chi sono gli “stranieri” per noi? Per stranieri si può intendere propriamente coloro che non si integrano al tessuto sociale, e magari non intendono integrarsi, e  dunque, ne rimangono  estranei, minando l’ordine sociale attaccati parassitariamente alle radici dell’albero comunitario, finendo per soffocare lentamente tutta la pianta. Bisogna distinguere le erbacce sterili ed estirparle definitivamente per riportare vigore alla comunità. Chi delinque è la parte malata della pianta e  va osteggiato con tutti i deterrenti a disposizione. Niente razzismo, dunque.

La legalità non ha colore, né razza. La prima vittoria contro l’illegalità sta nel capire questo concetto. È un errore tristemente comune il pregiudizio; anch’esso, come le erbacce infestanti, va estirpato. È dal pregiudizio che si genera la paura, è dalla paura che scaturisce la chiusura verso un mondo “altro”, che non necessariamente deve essere fatto di delinquenza. La diversità, invece, rappresenta sempre una possibilità di arricchimento.

Il fatto increscioso avvenuto pochi giorni fa, ossia la lite tra un italiano e un marocchino, è il frutto maturo di questa diffidenza, sfociata nel parossismo, di questo clima di paura latente, esasperato dagli avvenimenti contingenti. Il confronto è stata l’unica arma utilizzata e, superati i preconcetti, è rimasta solo la voglia di lottare insieme, nel raggiungimento di scopi legittimamente comuni; perché solo tramite il confronto scopriamo di avere in comune molto più di quanto pensiamo. E tante persone di altre nazionalità si sono unite attivamente alla causa, in quanto cittadini a tutti gli effetti e, dunque, parte integrante di una composita comunità. Stranieri non estranei, dunque.

Paura contro paura porta solo all’autodistruzione, da che mondo è mondo. E la criminalità prolifica proprio tramite la paura, da essa trae forza e vigore e finisce per divenire inarrestabile. Smettere di aver paura mina alle basi le sue radici. La strada è aperta al cambiamento. Si può essere in maggioranza, ma se non omogenei non si è in grado di trasformare un’adunanza in alleanza.

La volontà e la possibilità da parte dell’amministrazione di sostenere i cittadini con mezzi di tutela validi, può fare la differenza in un momento in cui sembra che, finalmente, ci si stia risvegliando da un troppo prolungato stato di letargia. E il sindaco ha fatto sentire la sua vicinanza fisica anche ieri sera, scendendo in piazza tra i suoi concittadini per sostenere le persone che, ormai da una settimana, continuano a radunarsi nello spazio comunitario, col freddo, col vento o sotto la pioggia incessante.

Solo uniti si cambia.

Maria Virelli

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