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Roma, in centinaia in marcia dal Campidoglio per commemorare gli 80 anni dal rastrellamento del Ghetto

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Centinaia di cittadini si sono riuniti lunedì 16 ottobre in piazza del Campidoglio, a Roma, per partecipare alla “marcia della memoria” in occasione dell’80° anniversario del rastrellamento del Ghetto di Roma. La marcia, silenziosa, iniziata nel tardo pomeriggio, si è conclusa al Portico d’Ottavia in serata, guidato dalla Comunità di Sant’Egidio.  “I giorni sono difficilissimi ma proprio per questo non bisogna dimenticare che quell’orrore avvenne a Roma come la Shoah in Europa”, ha detto il fondatore della Comunità di Sant’Egidio, Andrea Riccardi, partecipando alla marcia in ricordo degli 80 anni dal rastrellamento del ghetto, una tradizione iniziata proprio dalla Comunità di Sant’Egidio con la comunità ebraica di Roma nel ’94.

Il Presidente Mattarella e Liliana Segre al Ghetto: “Ricorda è un dovere”

Momenti di commozione alla cerimonia anche alla presenza del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che ha deposto una corona di fiori nei pressi della Sinagoga di via Portico d’Ottavia, così come quando è stata rievocata l’orribile pagina del rastrellamento del ghetto, grazie alla testimonianza della senatrice a vita Liliana Segre. Segre ha ricordato a sua volta come soltanto in 16 tornarono da quella deportazione nei campi di concentramento, solo una donna e nessun bambino, concludendo che “ricordare è un dovere”.

Il rabbino di Roma a Mattarella: “La sua presenza segno della vicinanza delle istituzioni”

Il nuovo presidente della comunità ebraica di Roma, Victor Fadlun, ha tenuto a precisare che la presenza del Presidente della Repubblica alla commemorazione è stata vista come “un ulteriore segno della sua attenzione personale e della vicinanza delle istituzioni dello Stato alle nostre difficoltà, una risposta ferma e di principio, contro ogni tentativo di deformazione, confusione, sostegno politico e persino teologico alla barbarie di allora e di oggi, che ha il volto del terrorismo”. Alla marcia, partita dal Campidoglio, presenti diversi esponenti politici e personaggi istituzionali, tra cui il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, il presidente della Camera, Luciano Fontana, il rabbino capo della comunità ebraica di Roma, Riccardo Di segni, tanti studenti e cittadini, il fondatore della Comunità di Sant’Egidio, Andrea Riccardi, politici come Carlo Calenda, Simonetta Matone e il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri.

Il Sindaco Gualtieri: “Doveroso tenere viva memoria di Roma”

“Oggi più che mai questo importante anniversario diventa significativo. Da parte di tutti è doveroso tenere viva la memoria e Roma farà la sua parte, oggi e nei prossimi giorni con tante iniziative aperte alle scuole e alla società civile, per dare più consapevolezza di quello che è stato, far conoscere i volti e le storie di queste persone che non possono e non devono essere semplicemente dei numeri. Ricordiamo il passato perché abbiamo a cuore il futuro”, ha ricordato stamane Roberto Gualtieri, che stamattina ha deposto una corona al Tempio Maggiore.

Il presidente della Regione Lazio, Rocca: “Abbiamo il dovere di coltivare la memoria”

“Sulla facciata della biblioteca di archeologia e storia dell’arte, a via Portico d’Ottavia, una lapide ricorda che ‘qui ebbe inizio la spietata caccia agli ebrei’. Fu un sabato nero e tragico, quello del 16 ottobre di 80 anni fa. Fin dalle prime luci dell’alba i tedeschi circondarono non soltanto il Ghetto, ma molte altre zone di Roma: Trastevere, Testaccio, Monteverde, Trieste, Montesacro. Oltre 1000 persone tra cui donne, uomini e 200 bambini, furono privati delle loro libertà, strappati dalle loro case e lacerati nei loro affetti, colpiti nella dignità. Arrestati e trattenuti nel Collegio Militare a Via della Lungara, furono ammassati su alcuni treni in direzione dell’inferno quello di Auschwitz-Birkenau: si salvarono 15 uomini, una sola donna e nessun bambino”. Lo ha dichiarato il presidente della Regione Lazio, Francesco Rocca, in occasione dell’ottantesimo anniversario della deportazione degli ebrei romani. “Abbiamo il dovere di coltivare la memoria perché è in grado di tenerci al riparo da derive razziste, violente e antisemite”.

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