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Roma. L’obliteratrice sul bus non funziona: turisti siciliani trattati come ‘ladri’ dai controllori

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Bus Atac

Controlli sui bus per vedere chi non paga il biglietto: giustissimo farli, ma attenzione alle circostanze. Quanto accaduto l’altro giorno sulla linea 64 dell’Atac, infatti, ha messo in stato di profonda agitazione e vergogna una coppia di turisti sessantenni siciliani che, sprovvisti di penna, non hanno scritto sui loro biglietti data e ora di salita sul bus, visto che la macchina obliteratrice era rotta.

Ma ecco cosa è accaduto, raccontato dalla viva voce dei protagonisti. “Desidero segnalarvi una disavventura che ci è capitata in occasione del nostro ultimo viaggio, avvenuto dal 4 al 10 dicembre, nella vostra splendida e decadente città”, dichiara Antonio D. alla nostra redazione, facendo presente di essere un ultrasessantenne, mentre sua moglie sta per raggiungere questo traguardo. La coppia vive in Sicilia.

L’obliteratrice non funzionante

“Per gli spostamenti, durante la gita, ci siamo sempre avvalsi dei mezzi pubblici. Il 9 mattina siamo saliti sul “mitico” bus 64, dopo aver comprato 2 biglietti di corsa semplice, come ogni mattina, in un tabaccaio di Corso Vittorio Emanuele II. Nell’atto di obliterare i biglietti, mi sono reso conto che la macchinetta non funzionava, nel senso che non apponeva data e ora – racconta Antonio – così, ingenuamente, io e mia moglie, non avendo modo di segnare i dati a penna, abbiamo pensato di obliterarli in metropolitana, dato che dovevamo proseguire il nostro viaggio fino alla stazione di Sant’Agnese Annibaliano”.

Il loro errore, senza malizia, è stato quello di non comunicare il mancato funzionamento della macchinetta all’autista: una dimenticanza dovuta alla distrazione del momento, tra una chiacchiera e il guardare fuori dal finestrino.

I controllori e la disparità di comportamento

“Poco prima della stazione Termini, è salito un “esercito” di 4 persone, due donne e un uomo, presumo dipendenti ATAC, e una guardia giurata: uso questa espressione, “esercito”, perché sono entrati con approccio da combattenti e quando è arrivato il nostro turno si sono “scatenati” non volendo sentire ragioni e spiegazioni: una di loro ha preso il mio biglietto, ha provato a obliterarlo e si è resa conto del guasto alla macchinetta, così ha apposto data e ora manualmente. Sembrava quindi tutto a posto, ma, se per me lo era, non era così per mia moglie: infatti la stessa persona ha dato disposizioni al collega di stampare il verbale, contestando l’omessa obliterazione a mia moglie”.

Antonio è sconcertato soprattutto perché non è stata creduta alla loro buona fede, ma anche per l’assurdità del diverso comportamento a fronte dei due biglietti identici.

“Oggi, da casa, appena pagata la sanzione, stavo riflettendo su alcuni aspetti: perché il mio biglietto era regolare agli occhi di questi “angeli sterminatori” mentre quello di mia moglie no? Cioè: perché la stessa argomentazione è valida per uno e non per l’altro? Perché i controllori non si sono presentati con nome e cognome Perché non ci è stata data possibilità di fare dichiarazioni sul verbale? Perché, dopo aver stampato il verbale (in pochissimi minuti) alla prima fermata sono letteralmente scappati? Nel momento in cui un avvenimento così improvviso accade a due persone non preparate, non si riesce a trovare la prontezza per reagire, argomentare, spiegare, proprio perché manca la premeditazione. Non avevamo diritto ad essere trattati con rispetto e buona educazione? Perché tanta arroganza e ingiustificata prepotenza nell’esercitare un servizio utile per la collettività?”

“Ci siamo sentiti come se fossimo dei ladri”

“In quel momento – prosegue Antonio – era come trovarsi dentro l’arena, con il “pubblico” ignaro che gridava: dagli all’evasore” e questi…pubblici ufficiali che non si comportavano da tali, bensì condivano la loro spettacolare performance con spinte (spinte, proprio così) e con ammiccamenti e frasi offensive. Per la prima volta nella nostra vita ci siamo sentiti due ladri e ci siamo profondamente vergognati e ci vergogniamo tuttora. Adesso riaffiora il senso d’impotenza ed è una condizione insopportabile.

Antonio si rivolge a noi “perché Roma non merita di essere rappresentata da figure così, perché l’immagine della città eterna, oltre che con l’efficienza dei servizi, si misura anche con queste vetrine importantissimeMi vergogno e stavolta non solo per me stesso e per mia moglie, ma come cittadino italiano”.

Fare i controlli sui bus è giusto e importantissimo, perché sono tante le persone che abitualmente viaggiano gratis (Atac ha i conti in rosso anche per questa piaga), ma, in fase di verifica, c’è sempre da fare dei distinguo e capire chi si ha di fronte, valutando le circostanze. Cosa che in questo caso non è stata fatta, oltretutto utilizzando due pesi e due misure. La coppia di turisti ha sbagliato a non parlare con l’autista, ma i controllori hanno sbagliato molto di più nel trattarli come se fossero degli evasori conclamati, umiliandoli davanti a tutti. 

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