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IT – Capitolo Due, delusione per un Pennywise goffo e ai limiti del ridicolo

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IT – Capitolo Due di Andres Muschietti è un enorme passo indietro in confronto al primo film, dove ad alcune luci nella narrazione e nella parte di montaggio della pellicola alterna anche tante – se non addirittura troppe – luci d’ombra.

Il film riparte da una Derry 27 anni dopo la storia del primo film, con un Pennywise che ha ricominciato la propria scia di sangue come tradizione vuole.

I Perdenti ormai sono adulti e tutti indaffarati e lontani dalla città natale per la loro dimensione professionale, familiare o addirittura personale: una condizione che fa eccezione solo con il personaggio il Mike Hanlon (interpretato per l’occasione da Isaiah Mustafa), rimasto nella città di Derry per tener fede alla promessa fatta con il gruppo di amici ventisette anni prima e attendere il ritorno del “pagliaccio” per provare a mettere la parola “fine” alle sue brutalità.

Era difficile toppare una pellicola che vedeva al suo interno attori del calibro di James McAvoy e Jessica Chastain, eppure si è palesato con poco un risultato per nulla buono. La pellicola affianca per quasi tutta la sua durata i personaggi in età adolescenziale e da adulti, risentendo di credibilità proprio in questi aspetti: i ragazzi da giovani si mostrano potenzialmente più intraprendenti e soprattutto carismatici in confronto a loro “io” in età adulta, che appiattiscono così una storia virtuosa a una contorta love story” dai contorni horror.

Eppure si poteva lavorare bene sul film, con una prima mezz’ora di pellicola che teneva incollate le persone incollate alla poltrona per spunti interessanti e la brutalità di una storia che poteva crescere in divenire. Invece nulla di tutto ciò: trenta minuti al cardiopalma, per poi perdersi in una narrazione lenta e noiosa tra ripetitivi flashback dei ragazzi che provavano a spiegare – non riuscendoci pienamente in confronto al libro di Stephen King – il collegamento tra i loro incubi e la figura di Pennywise (o il personaggio rappresentato dall’entità proveniente dallo spazio migliaia di anni prima). 

Ma la nota stonata è proprio da trovarsi nel “pagliaccio più famoso del cinema”, mai realmente devastante in fatto di terrore e nel far incutere paura verso il proprio personaggio. Pennywise risulta ridicolo da dopo la parte iniziale del film, perdendosi in smorfie e boccacce piuttosto che al provocare vero terrore verso le proprie vittime e gli spettatori in sala. 

La storia risente di una troppa fedeltà al libro, quando un maggiore distaccamento avrebbe potuto creare una maggiore sorpresa e una narrazione maggiormente aggressiva (come peraltro meriterebbe un film cult come questo). 

Voto: 6-

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