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Morte Michele Merlo: cos’è la leucemia fulminante che ha ucciso il cantante di Amici, quali sono i sintomi

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Morto Michele Merlo leucemia fulminante

Michele Merlo, il cantante di 28 anni che da qualche giorno era ricoverato in ospedale per un’emorragia cerebrale, non ce l’ha fatta e nella serata di ieri è deceduto. Lasciando nello sgomento tutti, dai fan ai personaggi del mondo dello spettacolo e della scena politica. Il giovane, in arte Mike Bird, era stato allievo della scuola di Amici nel 2017 e da lì, una volta uscito, aveva collezionato un successo dopo l’altro, facendosi amare da molti. Ma oggi la terribile notizia, quella che nessuno avrebbe voluto sentire, perché Michele è morto, stroncato così giovane da una leucemia fulminante. 

Che cos’è la leucemia fulminante che ha ucciso Michele Merlo? I sintomi

La leucemia è un tumore del sangue e colpisce i globuli bianchi, i leucociti. Michele Merlo è stato ucciso da un sottotipo di leucemia mieloide acuta, la leucemia promielocitica acuta, conosciuta come “leucemia fulminante”. Come spiegano i manuali MSD, questo tipo di tumore è caratterizzato da anomalie generiche ricorrenti e colpisce principalmente i giovani. Tra i sintomi: stanchezza, pallore, sensibilità alle infezioni, febbre, lividi sulla pelle, emorragie, dolore addominale, vomito, cefalee e ictus. 

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“La comparsa di emorragie cutanee, che fortunatamente più spesso sono però il segno di malattie benigne del sangue: a partire dalla porpora», afferma Felicetto Ferrara, direttore dell’unità operativa complessa di ematologia dell’ospedale Cardarelli di Napoli. I sanguinamenti possono avvenire anche dal naso («un’emorragia da entrambe le narici è un campanello d’allarme per la leucemia promielocitica acuta»), dalle gengive o riguardare l’apparato digerente, quello genito-urinario e il sistema nervoso centraleStanchezza malessere generale sono quasi sempre presenti nei pazienti colpiti dalla malattia. Il suggerimento, in questi casi, è di rivolgersi sempre a una struttura dotato di un reparto di ematologia, dove una corretta diagnosi – grazie alla disponibilità di strumenti in grado di amplificare il Dna, senza dover attendere l’esito di una «Pcr» – può avvenire in meno di mezz’ora e senza troppi margini d’errore” – si legge in un articolo pubblicato sul sito della Fondazione Veronesi. 

Ma come si fa la diagnosi? Attraverso gli esami del sangue e del midollo osseo, modi per prevenire e agire poi con rapidità per frenare l’avanzata del tumore. 

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