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Partita a scacchi con la vita

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Il gioco della pazienza
Il gioco degli scacchi è molto complesso, le regole sono ben strutturate e non c’è una durata come accade ad esempio nel calcio; si basa sulla mossa dell’avversario più che sulla nostra, di conseguenza, l’attenzione per tutto il tempo della partita è puntata su chi abbiamo di fronte.
Pensiero, concentrazione e gestione delle emozioni sono elementi fondamentali per avere una buona strategia.
A tale proposito gli scacchi vengono utilizzati con i bambini, appunto per invitarli alla calma riflessione, alla consapevolezza delle proprie azioni e alle conseguenze che ne derivano.

Strategie nelle relazioni
Approcciarsi alle relazioni come ad una partita a scacchi ci mette in una condizione di difficile gestione del rapporto stesso, che in taluni casi non nasce o addirittura può interrompersi.
Il rapporto con la famiglia, il partner, gli amici o tra colleghi si struttura attraverso le esperienze e con tutto il vissuto emotivo che ne consegue; immaginare di poter creare a tavolino una relazione è deleterio oltre che impossibile.
Chi gioca a scacchi anche con le persone si mette in una posizione di massima attenzione, nota ogni dettaglio, ogni parola o azione e in base a queste attua il proprio comportamento togliendo spontaneità ai comportamenti.

Come vive le relazioni un giocatore?

    • Aspettative

Il giocatore si aspetta – con un pizzico di presunzione – che a seguito di una sua azione, si verifichi una determinata reazione da parte della persona che ha di fronte: non siamo macchine programmate, ognuno reagisce agli eventi in relazione al proprio vissuto.

    • Delusione

Il giocatore non accetta quel tipo di reazione e abbandona la partita, ritenendo che l’avversario non sia alla sua altezza: ne consegue una serie di inevitabili delusioni e della ricerca insana di altri giocatori.

    • Tempo

Il tempo impiegato nell’aspettare la mossa dell’altro quale una telefonata, o una proposta lavorativa, ci mette in attesa: le persone non sono degli scacchi fermi in attesa, ma hanno delle esigenze e possono andare oltre.

    • Emozioni

Trattenere le emozioni svuota ogni relazione: non si creano alleanze di fiducia con delle mosse studiate, la gioia e la vitalità nelle prime fasi di una conoscenza sono un collante per la nascita di un nuovo rapporto.

    • Ansia

Mantenere alta l’attenzione tiene i parametri fisiologici continuamente attivi, mettendo l’organismo sotto stress: immaginiamo l’attesa di una reazione che non arriva e tutta la rabbia connessa.

Vivere in semplicità
La nascita di qualsiasi tipo di relazione è più semplice di quanto possa apparire. Le prime fasi soprattutto si intensificano attraverso le sensazioni e non sui mille pensieri strategici.
Lasciarsi andare alle emozioni produce nell’organismo ormoni del benessere, allenta i muscoli e finalmente cala l’attenzione che per la quotidianità frenetica teniamo alta.
Inoltre, nessuno di noi ha il potere di prevedere o capire i pensieri dell’altro, non esiste psicologia che possa venirci in aiuto: ogni rapporto presuppone un margine di rischio che dovremmo avere il coraggio di affrontare. Chi gioca a scacchi con gli altri spesso lo fa per paura e insicurezza nelle proprie capacità, e nel tentativo di scaricare la responsabilità degli errori sull’interlocutore. Ci vuole un po’ più di coraggio per liberarsi di tutto questo, ma partendo dalla consapevolezza possiamo farcela.
Inoltre non prendiamo neanche in considerazione la semplice ipotesi che il nostro interlocutore non voglia partecipare al gioco, e già questo fatto dovrebbe bastare a farci cambiare approccio.

Se volete raccontarmi le vostre storie per sciogliere insieme qualche nodo disfunzionale, scrivete all’indirizzo: psicologia@ilcorrieredellacitta.it
Vi aspetto.
Dott.ssa Sabrina Rodogno

Psicostress

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