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Referendum, niente quorum, “sconfitta” per gli italiani

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Niente quorum, referendum nullo, soldi buttati al vento. Ma soprattutto dimostrazione di qualcosa che fa davvero riflettere: agli italiani non serve avere il diritto al voto, tanto non lo esercitano o lo esercitano poco.
Che sia stata l’influenza di quanto detto da Renzi e Napolitano – che hanno invitato gli elettori a non andare a votare – non si sa con certezza, perché gli italiani hanno saltato importanti appuntamenti elettorali anche in passato.
Certo cercare di influenzare l’opinione pubblica e spingerla a rinunciare a un proprio diritto non è qualcosa di tollerabile in una repubblica democratica, ma seguire questo “consiglio” è quasi inconcepibile.
E invece, invece di indignarsi, il 68% degli aventi diritto al voto ha seguito questa indicazione.
Io sono andata a votare e, a una ragazza che mi ha detto: “Ma perché lo fai? Tanto si tratta di un qualcosa che potrebbe avere effetti nel 2030” ho risposto: “Lo faccio per i figli che tu avrai”.
E’ venuta con me a votare.
A prescindere da quanto si esprime nelle urne, recarvisi è fondamentale, è un diritto che molte persone – soprattutto donne – non hanno in varie parti del mondo. Noi che lo abbiamo, invece, spesso non sappiamo capirne l’importanza e, dati alla mano, sembra che anno dopo anno lo apprezziamo sempre meno.
Finora in Italia ci sono stati 16 referendum abrogativi, a partire da quello del divorzio (1974) fino ad arrivare ai 4 quesiti del 12 giugno 2011 sull’acqua e il nucleare.
All’inizio e fino al 1995 tutti i quorum sono stati superati abbondantemente, tranne quello sulla caccia e i pesticidi del 3 giugno 1990. Dal 1997 in poi, tranne che nel 2011, non si è invece mai riuscito a raggiungere il quorum referendario, segno di un disinteresse crescente verso i temi importanti della nostra società civile.
Adesso sarà interessante vedere cosa succederà in occasione del referendum, stavolta conservativo, che si terrà a Ottobre e che vedrà gli italiani chiamati a esprimersi sulle modifiche costituzionali apportate dal Governo Renzi. Sarà interessante capire se questa volta Renzi – che verdà giocarsi il suo futuro politico – e/o Napolitano inviteranno a non votare (ricordiamo che non ci sarà l’obbligo del quorum, non trattandosi di un referendom abrogativo, quindi il risultato dei sì e dei no sarà l’ago della bilancia del Governo), se servizi pubblici come la Rai, che per questa tornata è stata praticamente assente sull’argomento, metterà a diposizione trasmissioni e spazi. E sarà ancora più interessante vedere se, a chiusura dei seggi e dati raccolti, il Presidente del Consiglio potrà dire, come ha fatto oggi, “Ha perso chi voleva la conta. La demagogia non paga”. La demagogia non paga, è vero, ma oggi neanche la democrazia riesce a farlo.

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