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Dipendenza dai filtri social

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Un mondo instagrammabile
Instagram ad oggi è il secondo social network più utilizzato nel mondo subito dopo Facebook; attualmente i presenti su questa piattaforma sono uomini e donne di età media 19/29, perciò è popolato principalmente da giovani.
L’aumento esponenziale nel suo utilizzo parte dal 2016, quando vengono introdotte le “stories”, piccoli filmati che restano in attivo 24 ore e non appesantiscono la bacheca.
Ciò che vediamo ci influenza nelle nostre scelte:spesso scegliamo dove andare e che tipo di foto scattare dalle tendenze del momento; in qualche modo è il social che ci gestisce.

Filtri e dismorfofobia
Dietro il termine “instagrammabile” c’è un mondo di alterazione psicologica.
I filtri messi a disposizione dalla piattaforma sono la “chirurgia virtuale”, attraverso una vasta scelta possiamo aumentare il volume delle labbra, la grandezza e il colore degli occhi, possiamo addirittura ringiovanire la pelle rendendola color porcellana in inverno e color mogano in estate o viceversa, insomma, possiamo modificare la nostra immagine come se fossimo degli avatar.
Pare essere un gioco divertente, ma non lo è affatto: dietro l’angolo c’è la dismorfofobia che ci aspetta.

Disturbo dell’immagine
La dismorfofobia è una distorsione dell’immagine, chi ne soffre vede se stesso allo specchio come un essere da dover modificare, brutto e non meritevole di stare in mezzo agli altri.
Un disturbo che spinge verso seri problemi alimentari o abuso di chirurgia estetica, un malessere psicologico profondo che si esprime nella persistente insoddisfazione di come si appare, con depressione e riduzione dei rapporti umani.
I filtri non fanno altro che aumentare il livello di alterazione, regalando la perfezione virtuale con un senso di sollievo falso e assolutamente pericoloso.
Usarli a ripetizione in modo compulsivo ci mette nella condizione di volerne sempre di più, e il meccanismo è simile all’assunzione di droghe.

Il lato oscuro dei filtri
Il gioco delle foto più belle finisce per essere l’unico modo per poterci modificare, diventa un’ossessione patologica, non possiamo farne a meno: non ci piace più la nostra faccia ma quella che ci siamo creati artificialmente.
Mina l’autostima, in quanto il feedback cambia: se mostriamo un’immagine perfetta riceviamo segnali di adulazione in un un circolo vizioso.
Facile ingannare noi e gli altri, ma la discrepanza tra immagine reale e virtuale produce grossa frustrazione e le donne ne subiscono maggiori effetti negativi.

Cosa fare
Il social è una nuova società, se nessuno usa i filtri questi verranno tolti. Ma non è semplice visto che ultimamente, ne fanno uso anche gli adulti e le star dello spettacolo.
Le conseguenze sono la perdita del contatto con la realtà, con un patologico cambio degli standard di bellezza fino all’esasperazione: in molti passano dall’essere perfetti al cadere nel ridicolo.
La soluzione è un ritorno al punto di partenza: ridurre l’utilizzo dei social in termini di tempo, riprendere il contatto con la realtà e con tutte le imperfezioni.

Se volete raccontarmi le vostre storie per sciogliere insieme qualche nodo disfunzionale, scrivete all’indirizzo: psicologia@ilcorrieredellacitta.it
Vi aspetto.
Dott.ssa Sabrina Rodogno

Psicostress

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