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Spiaggia “scomparsa” a Torvaianica: la colpa è solo nostra, sei cause su cui riflettere (in ritardo)

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L’erosione delle coste laziali è, geologicamente parlando, iniziata poche ore fa. Elementi di geografia, storia,archeologia, topografia, letteratura e cronaca stanno a dimostrare che il fenomeno è dovuto solo ed esclusivamente all’homo non so quanto sapiens.

Geografia

La nostra regione è composta da tre fasce parallele. Dalla catena degli Appennini abbiamo una fascia montagnosa culminante nella vetta del Terminillo; segue una fascia collinare; infine una fascia costiera caratterizzata, sin dalla preistoria, da una lunga duna che si estendeva dalla bassa maremma fino alle propaggini dei monti Aurunci. Il tutto solcato da una serie di corsi d’acqua provenienti dalle alture, e che trasportano inerti: Fiora, Marta, Arrone, Tevere, Incastro, Astura, Ninfa, Garigliano che sboccano nel Tirreno.

Storia

Il fenomeno più rilevante era l’esatto contrario di quanto si sta ora verificando: l’insabbiamento. Ne sanno qualcosa gli antichi romani che videro vanificate due grandiose, per l’epoca, infrastrutture: il Porto di Claudio e il successivo porto di Traiano.

Archeologia

I resti delle navi di epoca claudiana rinvenute durante la costruzione dell’aeroporto di Fiumicino e custodite in un annesso museo; il bacino esagonale del porto traianeo visitabile nell’Oasi di Porto gestita da Legambiente; il Castello di Giulio II a Ostia Antica e, sulla stessa verticale lungo il braccio naturale del Tevere, Tor Boacciana e Tor San Michele; Castelli e torri realizzate sempre nei pressi della foce con precipue funzioni di vigilanza.

Topografia

La prima, delle tre allegate, si trova nel Museo Archeologico della Tenuta Presidenziale di Castelporziano; la fascia blu rappresenta, nella sua interezza, il risultato dell’apporto di inerti da parte del Tevere. Abbraccia una fascia che si estende da Ladispoli, a nord, fino a Torvaianica, a sud. La seconda il durante, vale a dire il progressivo avanzamento della linea di costa, con il dettaglio della modifica del corso del Tevere a seguito di una alluvione nel 16° secolo che determinò l’interramento del Castello di Giulio II. La terza le opere grandiose, ma alla fine inutili, della portualità dell’antica Roma.

Letteratura

Antonio Nibby nella sua monumentale Analisi storico-topografico-antiquaria della Carta dei Dintorni di Roma, edita nel 1837, nel capitolo dedicato alla storia di Laurentum dipinge esattamente con dovizia di particolari il fenomeno della formazione del sistema dunale la cui comprensione è resa ancor più facile da un opuscolo edito dalla Associazione Naturalistica Plinio.

Cronaca

Gli indiscriminati prelievi di sabbie e ghiaie, a scopi edilizi, dal letto dei fiumi hanno impoverito l’apporto di inerti; apporto già messo a dura prova dalla costruzione, a partire dal 1960, di dighe lungo il corso del Tevere: Montedoglio (AR) Corbara (TR) Nazzano e Castelgiubileo (RM).

Ulteriori “mazzate” arrivano dalla realizzazione di porti lungo una costa geomorfologicamente inadatta a ospitarli, con le sole eccezioni di Civitavecchia e Gaeta. Il porto di Riva di Traiano; il porto del Lido di Ostia; il porto di Nettuno hanno causato danni enormi alle spiagge del litorale laziale.

Opere già programmate e di prossima realizzazione assesteranno altri duri colpi: il nuovo porto della Concordia a Fiumicino, in zona di esondazione, con 1445 posti barca; l’ampliamento a 1400 posti barca del porto del Lido di Ostia; seguendo lo stolto Papa Innocenzo l’ampliamento del porto di Anzio con 791 nuovi posti barca;Rio Martino (il vecchio Canale Mussolini) in provincia di Latina; gli pseudo completamenti funzionali del porto di San Felice Circeo: cosa resterà del litorale laziale che già registra fratture del cordone dunale del lago costiero di Fogliano; notevoli riduzione della duna di Sabaudia. T

utte queste opere modificano il gioco delle correnti accentuando il fenomeno erosivo. Per la gioia di battenti elusive bandiere ombra (oltre il 60% della flotta da diporto italiana) distruggiamo ciò che una infinitamente generosa natura ci aveva regalato.

Valentino Valentini

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