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Terrore nel carcere di Rebibbia: come nei film, detenuto costruisce coltello rudimentale e ‘sequestra’ un poliziotto

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Ladro inseguito si schianta contro il carcere di rebibbia

Alta tensione nel carcere di Rebibbia a Roma dove un detenuto ha sequestrato un poliziotto penitenziario minacciandolo con un coltello rudimentale alla gola. L’obiettivo era quello di arrivare alle chiavi che la guardia portava addosso ma fortunatamente l’azione del prigioniero è stata bloccata. Ecco cosa è successo. 

Rebibbia: detenuto tenta la fuga minacciando un poliziotto con un coltello rudimentale

La denuncia di quanto accaduto arriva direttamente dal Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria SAPPE, per voce del Segretario Generale Donato Capece e del Segretario del Lazio Maurizio Somma:

«Si tratta dell’ennesimo grave episodio nel carcere di Rebibbia, reparto G12. Un detenuto psichiatrico, giunto in Istituto da pochi giorni ha provocato 4 gravi episodi fortemente turbativi dell’ordine e della sicurezza», scrive il Sindacato.

Il precedente appena tre giorni fa

Proseguono i sindacalisti: «Soltanto al G12 tra venerdì e oggi, l’allarme generale ha suonato per ben 2 volte sempre per lo stesso detenuto. Venerdì si è appropriato di una spranga di metallo, staccandola dalla finestra della stanza e, riversatosi in sezione, ha cominciato a brandirla contro il personale, arrivando a distruggere la postazione telefonica di servizio. Questa mattina, sempre lo stesso detenuto, ha sequestrato il poliziotto in servizio nella Sezione detentiva, prendendolo alle spalle e puntandogli alla gola un oggetto tagliente, intimandogli di non muoversi e nel contempo cercando di sottrargli le chiavi. È solo grazie al grande coraggio ed alla grandissima professionalità del personale, ormai ridotto all’osso, che si è evitata una vera e propria tragedia! La vera domanda è: a quando l’evento critico irreversibile. È solo questione di tempo, mentre l’amministrazione Penitenziaria, guarda gli eventi critici che di susseguono come fosse un film dell’orrore».

Impietosa, dunque, denuncia del SAPPE: «Massima e convinta solidarietà al poliziotto penitenziario sequestrato che, con sprezzo del pericolo e grande coraggio, ha evitato una situazione ancora più allarmante e pericolosa in tutto il carcere romano. Ogni giorno contiamo eventi critici nelle carceri sempre più gravi, favoriti anche dalla vigilanza dinamica che tiene i detenuti liberi di girare per le Sezioni senza fare nulla tutto il giorno, e sempre più spesso protagonisti di questi gravi episodi sono detenuti psichiatrici».

Una vera e propria emergenza

Si legge ancora nella nota: «E allora, accanto all’esigenza di sopprimere la sorveglianza dinamica, forte è un’altra e grave emergenza: quella dei detenuti portatori di patologie psichiatriche o che hanno dipendenza da sostanze psicotrope il cui elenco e varietà è talmente lungo e cangiante che citarli diventa davvero improbabile. Occorrono strutture che diversificano in base all’esigenza, al tipo di sorveglianza e alla pericolosità sociale la popolazione detenuta. Ed emergenziale diventa il problema di una rivisitazione delle strutture detentive».

«Mancano strutture in grado di accogliere utenti portatori di problematiche psichiatriche e questo rende insostenibile la coabitazione con gli altri detenuti e con il poliziotto penitenziario che è costantemente a rischio. Hanno chiuso gli OPG, ma cos’hanno pensato di fare di alternativo? La numerica insufficienza delle le REMS, le Residenze per l’Esecuzione delle misure di sicurezza. e l’incompiuta distribuzione sul territorio nazionale ha prodotto ciò che la Basaglia ha prodotto con la chiusura sacrosanta dei manicomi. Ha scaricato, in assenza di valide alternative, su ciò che già c’era, il peso di un problema che non può essere rimosso solo per decreto. Il passaggio dagli OPG alle REMS ha prodotto solo criticità».

«Fondamentale – concludono Capece e Sommaè individuare un nuovo circuito detentivo per i detenuti con problemi psichiatrici ed eliminare l’ozio nelle celle: altro che vigilanza dinamica. L’Amministrazione Penitenziaria non ha affatto migliorato le condizioni di vivibilità nelle celle, perché ad esempio il numero dei detenuti che lavorano è irrisorio rispetto ai presenti, quasi tutti alle dipendenze del Dap in lavori di pulizia o comunque interni al carcere, poche ore a settimana».

Da qui il rinnovo dell’invito al Guardasigilli Cartabia di trovare una soluzione urgente ai problemi penitenziari di Rebibbia e dell’intero Paese.

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