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Ardea, in azione la ‘banda del buco’: colpo al 360 gradi, il video shock (FOTO E VIDEO)

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Ardea furto 360° gradi

Sono entrati di notte, sicuri di non essere visti da nessuno, dal momento che il locale – il noto bistrot bar di via di Pratica di Mare, all’altezza della rotonda dell’Idrica, ad Ardea – con la sua pozione isolata offriva un’ottima copertura. I ladri hanno fatto, come nel più classico stile dei malviventi, un buco nel muro, entrando dal locale adiacente, rimasto vuoto a seguito del blocco delle licenze dovuto alla normativa sugli usi civici, che da anni sta tormentando la zona nonostante i tentativi di conciliazione e le domande di condono. Poi si sono introdotti all’interno, mirando direttamente alla cassa.

È successo la notte di giovedì 18 maggio. Due sconosciuti, con il volto travisato da passamontagna integrali, sono entrati alle 2:06. Le telecamere di videosorveglianza del bar li hanno immortalati mentre, con furia, hanno spaccato il bancone utilizzando un’ascia per poter asportare la cassa automatica contenente il fondo cassa.

Locale danneggiato

I danni arrecati hanno costretto alla chiusura per la giornata di giovedì. Ma già il giorno dopo il locale era aperto. Cristina e Luca, i due titolari, non si sono di certo arresi di fronte all’ennesimo furto, il quarto in otto anni di attività. Hanno solo avuto bisogno di qualche ora per rimettere tutto a posto. E per avere il tempo di fare la conta dei danni.

Sono loro che raccontano ai nostri microfoni quello che è successo. Chi lo ha riportato prendendo le poche informazioni da Facebook non ha potuto cogliere la gravità del fatto, né la sensazione di vuoto rimasta in questa coppia che ha riversato i propri sogni in questo locale. “Qui ci lavorano 6 famiglie – spiega Luca – ci sentiamo abbandonati. Se il luogo è isolato, noi forse lo siamo ancora di più, perché nessuno fa in modo da farci sentire protetti”. Poi spiega quello che è accaduto.

Svegliati dall’allarme 

“Stavamo dormendo quando, pochi minuti dopo le 2:00, siamo stati svegliati dall’allarme del locale“, prosegue Luca. “Ho aperto le videocamere e con Cristina abbiamo visto due persone con il volto coperto che, armate di ascia, stavano colpendo il bancone per riuscire a portare via la cassa“. Luca spiega che si tratta di una cassa di ultima generazione, di quelle che danno il resto in automatico, di elevato valore. “Come quelle che puoi vedere nei supermercati. I ladri si sono scagliati con violenza contro il bancone, distruggendolo e spaccando anche la vetrina, fino a sradicare la cassa e a portarla via”.

Da quando è scattato l’allarme a quando i due malviventi sono riusciti a prendere la cassa sono passati circa due minuti. Un lavoro da professionisti. I ladri non si sono interessati né ai liquori né ad altro. Dalle caramelle agli oggetti negli espositori, tutto è rimasto nel bar. Erano interessati solo al denaro. “Ma avrebbero dovuto immaginare che non avremmo mai lasciato l’incasso, ma solo il fondo cassa necessario al personale per fare l’apertura”, chiarisce Cristina. Dentro, infatti, c’erano solo due o trecento euro. Il danno è però elevatissimo, non solo per il valore della cassa, ma a causa della modalità in cui sono entrati i malfattori.

Colpo da professionisti

Per poter entrare, infatti, i malviventi, che erano almeno 3 (due nel bar, un terzo nel locale accanto, che prendeva le cose che i complici gli passavano) hanno prima formato un “sentiero” lungo il prato (alto circa 3 metri a causa dell’erba incolta) che si trova sul retro del locale. Al termine del sentiero c’era l’auto pronta per la fuga. Sul retro sono riusciti ad entrare rompendo le inferriate in corrispondenza del locale situato di fianco al bar, vuoto da tempo proprio a causa del blocco delle licenze. Poi hanno rotto la porta blindata di accesso e sono entrati indisturbati nel negozio vuoto. Una volta dentro, con un frullino a batteria, hanno bucato il muro che si trova all’altezza del bancone della cassa. 

“Si tratta di una parete rinforzata, in pratica un doppio muro, quindi erano attrezzati per farlo. Appena entrati nel nostro bar si sono mossi a colpo sicuro. Noi siamo dotati di telecamere e di sensori ottici che rilevano i movimenti. Sono riusciti ad evitarli, segno che conoscevano dove sono posizionati”, prosegue Luca. “Agivano talmente indisturbati che nella prima parte del furto sono rimasti sotto al bancone, in modo da non essere ripresi dai sensori degli allarmi. Quando poi si sono dovuti alzare per portare via la cassa, hanno fatto tutto in due minuti, agendo così da veri professionisti. Lo dimostra anche il fatto che tenessero la torcia in bocca, guanti e walkie talkie per comunicare tra loro”.  

Lavoro lungo

Ma se il “clou” del colpo è durato una manciata di secondi, la preparazione è invece costata ore, se non giorni. Tra i vari buchi nei muri,  il taglio delle inferriate e il taglio nell’erba (per circa 400 metri), il lavoro da fare è stato moltissimo. E non è detto che per i malviventi, a meno che il loro scopo non fosse quello di rivendere la cassa automatica, ne sia valsa la pena. “A parte il fatto che dentro c’erano pochi soldi, la cassa è stata presa a picconate e, in questo modo, molto probabilmente hanno distrutto quello che c’era dentro”, commentano Luca e Cristina. 

“Lasciati soli: se le cose restano così ce ne andremo”

Dopo l’ennesimo furto Cristina e Luca sono scoraggiati. “Io sono nata e cresciuta ad Ardea”, racconta Cristina. “Dopo anni trascorsi a lavorare altrove, avevo deciso di tornare qui, dove mio padre aveva costruito questo locale. So che si tratta di una costruzione su uso civico, con tutto quello che ne consegue. Ci sono altre attività in zona, abbiamo abbiamo fatto un investimento di pancia, dettati dall’amore per questo posto, dove da anni si parla della regolarizzazione e dello sviluppo regolare di questo territorio. Ci abbiamo creduto, lasciando una fiorente attività ad Anzio per venire qui. Questa è una “striscia” prettamente commerciale. Ma ultimamente non si possono più rilasciare licenze, per cui l’attività accanto alla nostra è rimasta vuota. Questo ha comportato che da noi, negli ultimi 8 anni, sono già entrati i ladri 4 volte. E sono entrati anche nell’attività commerciale che confina dal lato opposto”.

“Qui, invece di accendere le luci, si spengono. Sia metaforicamente che effettivamente. Noi arrivati alle 20:00 chiudiamo tutto e andiamo a casa, perché abbiamo paura. Se la mattina e nel primo pomeriggio abbiamo una clientela splendida, arrivata a una certa ora iniziano a circolare, insieme ai clienti perbene, anche personaggi strani. E non possiamo e non vogliamo rischiare di trovarci in brutte situazioni”.

“Chiediamo maggiore attenzione”

“Quando abbiamo aperto, nel 2015, era molto meglio. C’era collaborazione con le istituzioni. C’erano anche molti controlli da parte delle forze dell’ordine, passavano la mattina e il pomeriggio. Adesso non passa nessuno. L’abbandono che c’è qui porta al declino totale. Ci sono anche capitati episodi in cui abbiamo avuto paura, ecco perché abbiamo deciso di chiudere prima. Come la volta in cui ho chiamato perché un cliente ubriaco voleva malmenare la ragazza dietro al bancone e ho chiamato le forze dell’ordine, ma nessuno è venuto perché non c’erano pattuglie disponibili. Fortunatamente alla fine non è successo nulla, ma quella persona avrebbe potuto ucciderci e nessuno se ne sarebbe accorto”, racconta Cristina.

“Chiediamo maggiore attenzione: noi ci siamo rivolti alla vigilanza privata non armata, ma se, in occasione del furto di giovedì, fossero intervenuti, ci sarebbe stato il rischio che venissero feriti, visto che i banditi erano armati. E se, al contrario, fossimo andati noi armati di pistola o altro e avessimo sparato magari in preda al panico, saremmo stati poi processati e giudicati colpevoli. Quindi meglio non intervenire e farsi derubare. Ma così non si può andare avanti. Noi chiediamo collaborazione alle istituzioni. Speriamo cambi qualcosa, perché se non sarà così saremo costretti a chiudere e andare via. Magari non subito, ma a fine anno. Negli altri Comuni dove abbiamo lavorato, Pomezia, Roma, Anzio e Aprilia, queste cose non erano successe. Ardea ci sembra terra di nessuno. E ci piange il cuore, perché è la nostra terra”.

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