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Operazione Scarface: blitz antimafia a Latina. Trentatré misure cautelari al Clan Di Silvio: tutti i particolari

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In foto la questura di Latina e le auto della Polizia

Sono trentatré le misure cautelari emesse nei confronti di soggetti, a vario titolo indiziati per aver commesso reati di associazione di tipo mafioso; associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, estorsione, sequestro di persona, spaccio di droga, furto, detenzione e porto abusivo di armi, reati aggravati dal metodo mafioso e da finalità di agevolazione mafiosa. 

Questo è l’epilogo dell’operazione Scarface, svoltasi nel territorio pontino a Latina, a seguito delle indagini dirette dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Roma. Un duro colpo per la criminalità organizzata nel Lazio, a neppure un mese dall’ultimo processo ai Casamonica: in cui il Tribunale li ha riconosciuti come Mafia

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Latina: la figura di Giuseppe Di Silvio, detto Romolo, il capo del Clan

L’indagine, conclusasi con l’operazione di questa mattina, è stata eseguita dai poliziotti della Squadra Mobile e vede come principali indiziati i membri del Clan Di Silvio, riconducibile a Giuseppe Di Silvio (Romolo). Un Clan perché parliamo di un’organizzazione fondata sui legami familiari e già protagonista di episodi gravi criminali a Latina.

Il capostipite, Giuseppe Di Silvio (Romolo), è attualmente ristretto in carcere in espiazione di una lunga pena: era stato condannato, assieme con il nipote, per l’omicidio di Fabio Bonamano, datato nell’anno 2010.

Grazie all’inchiesta odierna è stato possibile ipotizzare l’esistenza di un gruppo organizzato; composto da soggetti dediti all’estorsione ed al traffico illecito di stupefacenti che si è nel tempo sempre più radicato sul territorio di Latina.

Operazione Scarface: le indagini e le direttive dal carcere

 Le indagini sviluppatesi mediante intercettazioni telefoniche, ambientali e riprese video, sono state arricchite dal contributo delle dichiarazioni di collaboratori di giustizia oltre che da quelle rese dalle vittime delle numerose estorsioni.  Alcune delle quali erano già oggetto di contestazione con l’operazione movida, conclusa nel mese di Dicembre 2020, allorquando venivano tratti in arresto altri esponenti di spicco del clan Di Silvio.

Le indagini traggono spunto da alcune spedizioni punitive organizzate nel centro storico di Latina e da richieste estorsive rivolte ad esercenti commerciali della cosiddetta movida. I quali hanno evidenziato il tentativo da parte della famiglia Di Silvio di assumere il controllo del territorio in questa parte della città. 

Venivano quindi avviate le attività di intercettazione telefonica ed ambientale sul conto di Giuseppe Di Silvio (classe 1966 – Romolo), il quale impartiva le direttive  dal carcere romano di “ Rebibbia N.C.” attraverso i suoi  fidati familiari.

Emergevano, innanzitutto, una serie di estorsioni realizzate verso imprenditori o anche semplici cittadini, i quali soltanto per la notorietà del nome o la vicinanza degli estorsori alla famiglia Di Silvio si sarebbero assoggettati alle loro richieste.  Il Clan aveva infatti fatto valere la forza di intimidazione promanante dalla propria presunta appartenenza alla famiglia Di Silvio, della quale è ben nota la caratura criminale e la possibilità di mettere in atto ritorsioni violente, disponendo anche di armi.

Di Silvio, le mani su Latina: ristoranti, negozi, alimentari e droga 

 Tali episodi estorsivi evidenziano come i Di Silvio facenti capo a “Romolo” riescano ancora oggi ad incutere timore, a piegare la volontà delle vittime, in alcuni casi vessate da anni, il tutto senza subire denunce in ragione del clima di omertà ingenerato proprio dal terrore che gli appartenenti al clan incutono sulla popolazione locale.

Nello specifico, sono state riscontrate una serie di attività estorsive messe in atto nei confronti di gestori di ristoranti o commercianti, i quali da tempo sono costretti a sopportare che i predetti indagati consumino pasti gratuitamente oppure fissando il prezzo di acquisto di merce di vario genere, alimentari e capi d’abbigliamento, pagando somme irrisorie autonomamente determinate.

Nella medesima direzione, emergevano poi vicende estorsive collegate alla vendita di sostanza stupefacente ad assuntori fidelizzati, in molti casi cessioni di cocaina studiate proprio per porre il consumatore  in uno stato di soggezione, da cui pretendere il pagamento di interessi usurari.

Il Clan Di Silvio: tutte le indagini e i documenti

In tale contesto, le indagini permettevano di documentare la commissione da parte del clan Di Silvio di alcuni reati contro il patrimonio che rivelano la vera forza e caratura di questa organizzazione criminale, capace in breve tempo di organizzare e consumare, nel mese di ottobre 2019, un furto all’interno di una sala slot, sita nel centro città, da cui veniva ricavato notevole profitto economico ammontante ad oltre diecimila euro, di cui quattromila in denaro contante .

 Nello stesso anno, inoltre, si è verificato il rapimento di P.E. spacciatore della famiglia Di Silvio, poi divenuto collaboratore di giustizia, che ha lasciato emergere le dinamiche criminali della famiglia Di Silvio, la quale da anni sembra controllare territori della città di Latina ed interi settori delle attività criminali.

Latina: Ciarelli e Di Silvio, lo scontro armato tra le due famiglie

E’ stato documentato un episodio di particolare rilevanza che ha visto affrontarsi le famiglia Ciarelli e Di Silvio con il rischio di uno scontro armato tra i due gruppi familiari.

Le indagini permettevano di ipotizzare l’esistenza di un’associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti del tipo cocaina, marijuana ed hashish, e l’esistenza di uno stretto e stabile rapporto di collaborazione nello spaccio di droga tra la famiglia di Di Silvio Giuseppe detto Romolo e quella del fratello. La stessa associazione è stata in grado di mettere in atto spedizioni ritorsive armate nei confronti di soggetti morosi nel pagamento dello stupefacente.

Una delle principali piazze di spaccio gestite dal gruppo è risultato il centro storico di Latina con particolare riferimento alla “zona dei pub” lasciata per così dire libera dopo l’arresto dei fratelli Travalli in quanto erano loro ad averne il controllo.

 In tale direzione, poi, sono diversi gli episodi nei quali gli appartenenti al clan Di Silvio avrebbero rimarcato il loro potere sul territorio facendo riferimento al controllo di intere zone della città, in particolare la zona dei pub, la zona di Piazza Quadrato, sia con riguardo al settore criminale dello spaccio di stupefacenti, sia con riguardo alle attività estorsive, tanto che alcune persone sentite a sommarie informazioni hanno affermato di non frequentare più determinate zone per evitare di incontrarli e subire vessazioni.

Non solo Latina: i Di Silvio hanno mani anche su Priverno, Sezze e Pontinia

Le indagini hanno inoltre permesso di ipotizzare come i Di Silvio abbiano occupato anche una fetta delle piazze di spaccio nei comuni limitrofi a quelli di Latina, come Priverno, Sezze e Pontinia grazie alle attività ivi svolte dai loro pusher, i quali avrebbero coadiuvato i capi e gli organizzatori nell’attività di spaccio, in particolare provvedendo alla distribuzione al minuto dello stupefacente.

Allo stato, le indagini permettono di ipotizzare che dopo l’omicidio consumato ai danni di DI SILVIO Ferdinando, detto il Bello, dunque, il ruolo di capo di tale sodalizio sarebbe stato assunto dal  fratello Giuseppe DI SILVIO, detto Romolo, che sembra il punto di riferimento  della citata consorteria criminale.

Viene in rilievo, in proposito, il passaggio di un’intercettazione nella quale DI SILVIO Giuseppe detto Romolo dice al genero “che deve tenere tutta la città in mano”, rimarcando quindi il fatto che l’obiettivo dell’associazione è conquistare sempre maggiore potere, non solo nel campo dello spaccio degli stupefacenti ma anche nel controllo del territorio, inducendo gli altri componenti della famiglia a fare riferimento a lui anche con riguardo alla distribuzione dei profitti.

Sono infine  emersi gravi indizi di colpevolezza a carico di Z.A  e D.V.M.  in merito ad una tentata estorsione ai danni di due acquirenti di droga, originari di Latina, in relazione ad un pregresso debito di droga pari a circa 6000 euro che questi ultimi avevano contratto.

Tale episodio pare evidenziare, da un lato, il coinvolgimento di Z.A  nell’attività di spaccio di sostanze stupefacenti, dall’altro, la caratura criminale che continua ad avere sul territorio di Latina, avendo partecipato, nonostante la sottoposizione alla misura di prevenzione della sorveglianza speciale, alla violenta aggressione nei confronti di uno dei due acquirenti, in conseguenza della quale veniva condotto in Ospedale dove gli venivano diagnosticate lesioni giudicate guaribili in 10 giorni.

 

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