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Ardea, cane morto impiccato, parlano i titolari della toeletta: ‘Piangiamo per Kenya, ecco cosa è successo’

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Cane morto Ardea
È morta impiccata dalla catena che avrebbe dovuto tenerla ferma durante il lavaggio. Una cosa che aveva fatto già altre volte. Ma stavolta qualcosa non è andata per il verso giusto e lei, Kenya, uno splendido esemplare di cane corso, non è uscita viva dal negozio di toletta dove Daniele, il suo padrone, l’aveva portata. In migliaia hanno espresso solidarietà giovane di Pomezia che, tra le lacrime, ha raccontato la storia, che ha commosso tutti. Ma oggi a parlare sono i titolari del negozio “Piccolo Zoo” di Ardea, che come loro stessi dicono, sono “pronti solo ora a esporre la nostra verità”.

“Si è fatta lavare docile docile, poi si è agitata”

A parlare è la donna accusata di aver provocato la morte di Kenya. Si esprime inizialmente a nome di tutto lo staff del negozio. “Ci stringiamo forte al dolore della padrona del cane, Debora, e dell’ex marito, Daniele, che ci ha portato Kanya. Chi ci conosce e porta da noi i loro amici a quattro zampe, compagni di vita, sa quanta passione amore e sensibilità abbiamo verso di loro. Non oso immaginare il dolore che sta passando questa famiglia. Raccontiamo l’accaduto con il dolore nel cuore”.
“La nostra – prosegue la donna – è un’azienda familiare: ha iniziato mio suocero con mia suocera, poi mio marito, ora a farne parte da ben 4 anni ci sono anche io, sua moglie. Il 12 giugno eravamo presenti io, nella parte adibita a negozio, una ragazza. Questo perché cmio marito è dovuto correre a casa. Ho accolto come d’abitudine il cliente: era la prima volta che portava Kenya, in precedenza portava da noi un altro cagnolino piccolo”.
“Ho messo subito la cagnolona a lavare avevo notato che era un po’ agitata, ma non era il primo cane che facevo – spiega – Molte volte i cani si sentono abbandonati e bastano un po’ di coccole per tranquillizzarli. Nella vasca l’ho lavata come la legge prevede e come sempre facciamo con un collare apposito. È stata docile e dolce nelle pratiche di lavaggio, ma a un certo punto qualcosa l’ha spaventata”.

Meccanismo bloccato: i momenti di terrore

Il racconto della titolare del negozio si fa convulso. “Ha cominciato a girare su sé stessa, rigirando il meccanismo di sicurezza, così ho ho cercato di contrastare questo terribile accaduto con tutta me stessa e con l’ausilio dei collaboratori. A questo punto forse si è spaventata. Ha aperto la bocca sul mio avambraccio e l’ha chiusa serrando, non aprendola più”.
“Tremo mentre racconto la vicenda. Sono passati 20 o 30 secondi: non avevo la percezione del tempo. Ho cominciato a urlare a squarciagola per chiedere aiuto. Vedevo la carne che mi si lacerava. Uscivano cose bianche dai fori che piano piano si aprivano. Ma più tiravo verso di me, più lei più tirava verso di sé. Urlavo tanto che ora non ho più voce, solo quando lei stava per venir meno ha iniziato a mollare la presa, ma non si staccava”.

La fuga per chiedere aiuto

La donna, terrorizzata da quanto stava accadendo, non riesce a connettere. “Quando ha aperto la bocca, sono scappata: avevo una grande ferita sul mio braccio, da cui zampillava sangue. Ho chiesto aiuto ai ragazzi del bar accanto, piangevo, avevo dolore, così hanno chiamato un’ambulanza e i carabinieri, oltre che i veterinari della Asl. Sono stata portata in ospedale, per questo non c’ero. Questo non è stato raccontato. E non è stato detto, neanche al padrone del cane, che da noi è tutto a norma. Si era incastrato il meccanismo del collare, non è stato facile togliere la povera Kenya dalla vasca. È stato un terribile incidente non doloso, come è stato appurato dagli entri preposti”.

“Soffro per la famiglia di Kenya, ma anche perché la gente pensa che io sia un’assassina”

“Io sono a casa con un braccio ferito, in attesa di referto, con possibili tendini sfilacciati. Ho un trauma tanto grande che non so se riuscirò mai a metabolizzare quanto successo. Ho pianto tanto per Kenya, perché mi sentivo male per la loro famiglia: so che il dolore è grande. Ma ora sto ancora più male sapendo che c’è chi pensa sia un assassina, una persona inesperta o una donna insensibile. Il mondo animale va rispettato. Sono stati fatti controlli il giorno stesso sul negozio e sulla toeletta dalle usl e dai carabinieri: mi rammarico di tutte quelle persone che non sanno e hanno scritto senza davvero avere la certezza dell’accaduto.
Noi siamo operativi: se quanto successo fosse stato di natura dolosa, non ci sarebbe stato permesso! A breve posteremo un video su Facebook e Instagram dove non ci nasconderemo dietro un post ma ci metteremo la faccia e spiegheremo tutto”.
Cane morto Ardea

Ardea, porta il cane alla toeletta: lo ritrova morto impiccato alla catena del lavaggio

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