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Carabiniere ucciso a coltellate, 19enne americano confessa: ‘Sono stato io’

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Ha confessato dopo ore di interrogatorio il 19enne che ieri notte ha ucciso con 8 coltellate il vicebrigadiere dei carabinieri Mario Rega Cerciello. Si tratta di un giovane studente americano, in vacanza a Roma insieme ad un suo amico, lo stesso coinvolto nella rapina e nell’omicidio del vicebrigadiere.

LA CONFESSIONE

I due americani sono stati rintracciati in un hotel della Capitale, poco distante dal luogo del delitto, grazie alle telecamere di sorveglianza dei negozi della zona.

Nelle registrazioni si vedono i due correre disperatamente dopo l’omicidio del carabiniere. La loro fuga però è durata poco.

Avrebbero dovuto prendere un aereo ieri sera. I biglietti erano già pagati. Ma nella tarda mattinata di ieri sono stati trovati e portati al Nucleo investigativo di via In Selci per essere interrogati. Lì sono stati ascoltati per ore, finché uno dei due non ha confessato: “Sono stato io a pugnalarlo”.

Cerciello è stato colpito con 8 spietate coltellate: alla schiena, alle spalle, al petto e al cuore. La pozza di sangue rimasta a terra in via Pietro Cossa testimonia l’orrore di questa vicenda, scaturita probabilmente da motivi legati alla droga.

Nel corso della perquisizione della camera d’hotel, occupata dai due 19enni, è stata trovata e sequestrata l’arma del delitto, un coltello di notevoli dimensioni. Il coltello era stato abilmente nascosto dietro ad un pannello a sospensione del soffitto insieme agli indumenti indossati durante il delitto.

LE INDAGINI

Le indagini sono ancora in corso, ma finora gli investigatori hanno scoperto diversi elementi che provano il coinvolgimento di diverse persone.

Una delle ipotesi è che il 20enne americano abbia pugnalato a morte il carabiniere per uno scambio di persona, pensando che fosse complice di uno spacciatore che poche ore prima gli aveva venduto delle pasticche false di droga.

Ma procediamo per gradi. Ecco come gli investigatori, grazie alle immagini delle telecamere della zona, hanno ricostruito l’accaduto.

LA RICOSTRUZIONE DELLA TRAGEDIA

Giovedì sera un uomo romano di 45 anni è stato derubato del suo zaino, dentro il quale aveva riposto i suoi effetti personali come portafogli, documenti, chiavi e cellulare. A rapinarlo sono proprio i due americani.

Subito dopo il furto il 45enne denuncia l’accaduto, con una telefonata effettuata da un altro telefono, ai carabinieri. L’uomo racconta agli agenti di essere stato rapinato da due ragazzi stranieri.

Quando gli agenti arrivano sul posto, il 45enne gli racconta di aver appena effettuato una telefonata sul suo cellulare e che a rispondergli erano stati proprio i due rapinatori. I due avevano chiesto al 45enne 100 euro e 1 grammo di cocaina in cambio della restituzione dello zaino – questo in gergo si chiama “cavallo di ritorno” – e gli avevano dato appuntamento in via Pietro Cossa per lo scambio.

Lì però, al posto del 45enne, si sono presentati il vicebrigadiere Mario Cerciello e il suo collega (anche lui rimasto ferito) Andrea Varriale, vestiti in borghese.

In via Cossa i carabinieri hanno notato il fare sospetto degli americani. I due erano fermi in un angolo della strada, senza fare nulla, come se aspettassero qualcuno, con in dosso delle felpe e dei cappucci in testa.

Quando i carabinieri gli si sono avvicinati e gli hanno chiesto i documenti è scattata la follia. Uno dei due ha estratto un coltello e ha scagliato una raffica spietata di pugnalate contro Cerciello, ferendolo a morte.

LA DROGA E LO SCAMBIO DI PERSONA

Ma allora cosa c’entra lo scambio di persona? 

Secondo gli investigatori i due americani giovedì pomeriggio erano in cerca di “divertimento” e di sballo, così si sarebbero messi in contatto con un uomo in grado di procurargli delle pasticche.

L’uomo contattato dai due sarebbe proprio il 45enne rapinato, che li avrebbe portati da uno spacciatore di droghe false.

Quando gli americani si sono accorti che le pasticche che avevano acquistato non erano di vera droga si sono messi alla ricerca del pusher, ma senza successo. In compenso però sono riusciti a rintracciare il 45enne che li aveva accompagnati. Lo hanno seguito (come ripreso da alcune telecamere di sorveglianza) e gli hanno rubato lo zaino.

E’ possibile quindi che ieri notte, quando uno degli americani ha pugnalato il vicebrigadiere Cerciello, si sia scagliato contro di lui pensando che fosse un altro complice del falso pusher.

Gli investigatori stanno ancora indagando sulla vicenda, cercando di stabilire anche il ruolo del 45enne rapinato.

Una cosa però è certa, i responsabili della morte del vicebrigadiere dovranno pagare per il loro crimine.

I due 19enni sono stati arresti e condotti nel carcere di Regina Coeli, dovranno rispondere delle accuse di omicidio, rapina e tentata estorsione.

 

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