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Droni per portare la droga in carcere: venivano lanciati oltre le mura del penitenziario

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recinzione carcere

Droga all’interno del carcere di Roma. Nonostante i controlli stringenti delle guardie carcerarie, detenuti e malavita hanno trovato nuovi modi per far entrare la sostanza stupefacente all’interno della casa circondariale. Dagli involucri lanciati da dietro la recinzione esterna delle varie carceri, all’utilizzo di droni che si avvicinano alle finestre delle celle per consegnare le sostanze.

La droga all’interno del carcere romano

Al momento, secondo la voce dei sindacati delle guardie carcerarie, è ancora facile introdurre oggetti all’interno di una casa circondariale. Serve farsi più furbi, ma nonostante tutto si possono eludere i controlli al tappeto all’interno di quei locali. Un problema legato alla mancanza di sufficienti unità per sorvegliare e ispezionare quegli spazi, ma soprattutto poi a come le aree del carcere, ormai ogni giorno, vedono l’entrata e l’uscita di persone diverse, che spesso è anche difficile identificare. Persone che, secondo le indagini, porterebbero la sostanza stupefacente nelle visite alle varie case circondariali romane.

Il lancio degli involucri nei cortili del carcere

Altro metodo affinato dalla malavita, per tenere il business della droga all’interno dei vari carceri romani, è anche quello del lancio di involucri all’interno del cortile della casa circondariale. Con confezioni di futura, la malavita riesce così a tirare dentro un carcere almeno 100 grammi di sostanza stupefacente. Con lo stesso metodo, poi, possono far arrivare anche piccoli telefoni, smartphone e addirittura soldi. 

drone

L’utilizzo dei droni per il carcere

I gruppi criminali più attrezzati, ora si collegano al carcere tramite i droni. Guidati dall’esterno della struttura carceraria, questi mezzi telecomandati si fanno arrivare nei pressi delle finestre delle singole celle, in modo da consegnare droga o telefoni. Una situazione che, secondo le guardie carcerarie, fomenta ulteriormente il traffico delle sostanze stupefacenti all’interno delle varie case circondariali, creando un business per quei detenuti che devono “sopravvivere” alle difficoltà presenti nel carcere.  

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