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Hello! Io, Adele e i sensi di colpa

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Tutto filava liscio nella mia vita, fino a quando Adele, cantautrice britannica dal talento spropositato, è riapparsa, immediatamente prima in classifica, con il suo meraviglioso ultimo singolo.
Hello – così s’intitola – è il classico pezzo che ascolti la prima volta perché curiosa, perché tutti ne parlano, la seconda perché la prima non ti è bastata, la terza perché l’hai già nel cuore e dalla quarta in poi, schiacci play perché è diventato tuo e ti ritrovi, senza nemmeno aver il tempo di realizzare, con una spazzola per i capelli in mano – che ovviamente funge da microfono – mentre lo canti in playback davanti allo specchio del bagno e lo ascolti in loop, senza sosta, come solo noi donne sappiamo fare.
Parla di un amore finito, del tentativo di lei di riallacciare i rapporti con quel fidanzato in precedenza abbandonato. In sintesi? La bella Adele compone il numero di casa del suo ex un milione di miliardi di volte e forse, visto che sono passati anni, o più probabilmente perché è stata più crudele di Shonda Rhimes con il pubblico di Grey’s Anatomy, lui non le risponde manco a morì ammazzato. Ed è così che la canzone prosegue e lei continua, imperterrita non si arrende: “Ehi ciao, mi senti?” – no Adé, non ti vuole parlare, lo devi mollare – ma niente, non vuole capire, lo chiama giorno e notte, dalla California, dal lato opposto del mondo, da una cabina telefonica, da Marte. Lei sente il bisogno di chiedergli scusa per avergli spezzato il cuore e, involontariamente, fa sentire in colpa molte donne che, come lei, almeno una volta nella vita, hanno fatto soffrire un uomo.
Oh, poi per carità, sarà che ultimamente sono emotivamente instabile e più del solito – ho detto tutto – sarà che la mia sensibilità rasenta i limiti dell’assurdo, ma giuro! Ogni volta che mi fermo ad ascoltare questa canzone, non riesco a fare a meno di riflettere su quanto sia stata bastarda con alcuni miei ex, che tra l’altro se lo meritavano pure e, nonostante ciò, vengo assalita dall’irrefrenabile bisogno di espiare le mie colpe, scappando in Tibet per almeno 7 anni, e senza Brad Pitt.
Si può vivere così? No. Anche perché questa canzone è più inflazionata di quanto lo fu Papi Chulo nel 2003, ed evitarla, credetemi, risulta praticamente una missione impossibile. È per questo che adesso mi preme rivolgermi direttamente a lei, Adele, la disgraziata che ha partorito questo generatore gratuito di sensi di colpa.
Dimmi un po’ Cì, era il caso di scrivere questa canzone? Era il caso di provare a risentire questo poraccio che hai fatto soffrire peggio di Ivana Trump quando le è stato negato l’ennesimo trattamento al botox? Hai idea di quante donne emotivamente instabili ti ascoltino? Hai presente quanti sensi di colpa hai fatto riaffiorare e quanti maledetti ex seppelliti nel cemento armato siano miracolosamente resuscitati? No. Non ne hai idea. Quindi fai una cosa Adelì, dai retta a me: la prossima volta che ti scappa la voglia di ripensare al tuo ex, prendi il telefonino, chiamalo una volta, massimo due – di più è già stalking – e se per caso non ti dovesse rispondere perché evidentemente ti considera una maledetta iena egoista, non ti azzardare a scrivere nuovamente una canzone! Guai a te! Al massimo sfogati annotando i tuoi pensieri su una Smemoranda e piangi! Piangi disperatamente, piangi fino a disidratarti, ma a ‘sto giro ti prego, fallo da sola. Eh!
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