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Nettuno ricorda la Shoah con i bambini e i ragazzi delle scuole del territorio

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Grande partecipazione questa mattina, in una sala consiliare gremita di bambini e ragazzi, per l’incontro sulla Giornata della Memoria che chiude gli appuntamenti della Shoah iniziati ieri con la cerimonia presso il Parco Palatucci. Protagoniste le scuole del territorio con i ragazzi dell’Istituto Apicio Colonna Gatti che hanno portato la loro testimonianza al termine del progetto Mnemosine – Treno della Memoria 2019. A portare la sua testimonianza anche Fausto Onori dell’Ente Nettunese Sacre e Rappresentazioni che ha allestito anche una mostra all’ingresso della Sala Consiliare con foto, documenti e spiegazioni che riguardavano il suo viaggio presso il campo di concentramento di Dachau.  Gli studenti delle Scuole secondarie di primo grado De Franceschi ed Ennio Visca hanno letto dei testi da loro prodotti con tema la Shoah. A seguire è stato proiettato un  video dell’alunna Martina Rago dell’Istituto Apicio Colonna Gatti classe V -indirizzo Moda – sul viaggio ad Auschwitz svolto nell’ambito del progetto “Il Treno della Memoria” curato dal professor Piero Tavella.
A chiudere l’intensa e partecipata mattinata l’intervento musicale dell’orchestra e del coro di voci bianche “Ludovica e Leonardo Tulli” dell’Istituto Comprensivo Sangallo – Nettuno IV che hanno eseguito i brani “Hinematov”, canto popolare ebraico e “ Danny Boy”, canto tradizionale irlandese.
A fare gli onori di casa il Sindaco della Città di Nettuno Alessandro Coppola e l’Assessore alla Cultura Camilla Ludovisi che in apertura di manifestazioni si è rivolta ai ragazzi presenti in Sala Consiliare. “Cari studenti, insegnanti e concittadini – le parole dell’Assessore Ludovisi –  Ricordiamo oggi una delle pagine più drammatiche e buie della storia dell’umanità. Lo facciamo nel giorno in cui vennero aperti i cancelli di uno dei più cruenti campi di concentramento, quello di Auschwitz. Come Amministrazione Comunale, ma prima di tutto come uomini e donne che vivono in una società libera e democratica, abbiamo il compito morale di conservare la Memoria degli orrori che sono stati perpetrati nei confronti di donne, uomini e bambini innocenti vittime di violenze, portati via dalle loro case e privati di tutto, finanche della loro dignità. Persone che non avevano nessuna colpa, se non quella di essere “diversi”. Grazie alla memoria dobbiamo tenere a mente che la diversità non è un difetto, un male, ma un valore da apprezzare e coltivare per diventare ogni giorno persone migliori. Non dobbiamo smettere di indignarci di fronte agli orrori della deportazione e non dobbiamo smettere di fare nostri e di trasmettere alle generazioni future quei valori che con l’olocausto si è cercato di annullare, non riuscendoci. Parole come tolleranza, solidarietà e compassione devono essere per tutti noi la bussola che ci guida nel nostro agire quotidiano. Cari studenti, mi rivolgo a voi che sarete gli uomini e le donne che formeranno la società civile negli anni a venire, tendete sempre una mano verso chi vedete in difficoltà, impegnatevi contro l’emarginazione di chi è più debole o appare diverso, collaborate sempre gli uni con gli altri contro le ingiustizie e le diseguaglianze. Solo una società sana, fondata su sani principi, può riuscire nel compito di non ripetere in futuro gli orrori commessi e solo conoscendo il passato, comprendendo quanto sbagliato e ingiusto sia stato quello che è stato fatto nei confronti di minoranze etniche e religiose, ma anche nei confronti di disabili e omossessuali, possiamo continuare a coltivare una cultura di pace, amore e solidarietà. I deportati nei campi di concentramento erano, padri, madri e figli, proprio come tutti noi e dobbiamo fare tesoro delle testimonianze di chi a quelle crude violenze è sopravvissuto. Tenere viva la Memoria, parlandone, significa ricordare che ciascuno di noi ha una coscienza che deve seguire e  significa agire attivamente perché ciò che è stato non ritorni. Il tempo, inesorabile, ci sta portando via i testimoni di quell’orrore. Eroi della memoria come Piero Terracina e Alberto Sed ci hanno lasciato lo scorso anno. E’ nostro compito ascoltare, custodire e trasmettere le parole, i ricordi e le terribili esperienze vissute da chi è sopravvissuto ai campi di sterminio per continuare a trasmetterle affinché la memoria di ciò che è accaduto non si perda mai. I superstiti dei campi di concentramento hanno avuto il merito di iniziare questo percorso di ricostruzione di una verità storica che è nostro compito, invece, continuare a passare di generazione dopo generazione come è nostro dovere custodire la memoria per  preservare nel tempo la nostra identità di uomini e donne giusti”.
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