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Ostia, violano il coprifuoco e…mettono a segno una rapina: trovati con Rolex e oggetti preziosi

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Sono ancora tanti i cittadini che violano il coprifuoco diposto dall’ultimo Dpcm, puntualmente vengono fermati dalla Polizia di Stato e molto spesso vengono ricostruite dinamiche non del tutto lecite. Gli ultimi controlli effettuati ad Ostia dal X Distretto Lido di Roma, diretto da Antonino Mendola, vedono diversi arresti nell’ultima settimana. 

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Su Corso Duca di Genova, scattato già il coprifuoco, sono stati fermati due stranieri per un controllo. I due erano in possesso di merce di dubbia provenienza: orologi di marche prestigiose, borse da donna griffate, occhiali, vestiario con etichetta, cinture, portafogli, oggetti elettronici, telefoni cellulari e per finire, arnesi atti allo scasso e guanti in pelle e gomma. Sono trascorse le 22 del 21 gennaio quando i poliziotti, una volta fermata l’autovettura, hanno identificato un cittadino messicano per H.R.C.A. di 35 anni ed un cileno O.T.P.F.C. di appena 19 anni. Subito hanno notato che il primo cercava di occultare qualcosa tra i sedili – particolare che non è sfuggito ad un agente che immediatamente lo ha bloccato: un passaporto messicano a lui intestato, quello che non voleva far trovare.

La perquisizione: Rolex e oggetti costosi

I poliziotti hanno quindi deciso di perquisire gli occupanti e la macchina. Addosso al cittadino messicano hanno trovato, custoditi all’interno di un marsupio, 1150 euro in contanti e diverse banconote del Banco Central de Chile; il cittadino cileno invece oltre a denaro contante, all’interno di un porta monete di marca nascondeva orecchini in perle e in oro catenine d’oro anelli da donna con brillante, collier e anello con brillante ed anche lui aveva un passaporto messicano intestato ad altra persona. 

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La perquisizione è stata estesa anche presso l’abitazione dove, gli agenti hanno rinvenuto molti orologi di marche prestigiose borse da donna griffate, occhiali, vestiario con etichetta cinture, portafogli, oggetti elettronici, telefoni cellulari, un PC Notebook ed un Rolex, questi ultimi due risultati provento di un furto in abitazione avvenuto a Fiumicino proprio il 21 gennaio. Oggetti che, contattata la legittima proprietaria le sono stati riconsegnati. Una volta rientrati in Ufficio con i due cittadini, gli agenti hanno approfondito i controlli sui passaporti che sono risultati contraffatti e pertanto consegnati agli specialisti della Polizia Scientifica per ulteriori accertamenti. Terminati gli atti, gli investigatori, su disposizione dell’Autorità Giudiziaria, hanno proceduto nei confronti dei due stranieri, al fermo di polizia giudiziaria per i reati di ricettazione e possesso di documenti falsi. Dopo la convalida i due fermati sono stati accompagnati in carcere.

L’appartamento in via Marino Fasan: il bottino di più furti

Dopo qualche giorno, il 25 gennaio scorso, gli investigatori dello stesso Distretto, proseguendo nelle indagini legate ai due fermati, sono arrivati a individuare un appartamento, ricavato da ex lavatoi di via Marino Fasan, abitato da alcuni cittadini cileni. Decisi ad effettuare un controllo, i poliziotti, dopo aver circondato l’edificio, sono saliti al quarto piano dove, da un appartamento è uscito un cittadino straniero con un trolley ed uno zainetto. Quando quest’ultimo ha sospettato di trovarsi di fronte a poliziotti, ha cercato di richiudere immediatamente la porta ma è stato bloccato.

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Entrati all’interno dell’abitazione gli investigatori hanno riscontrato la presenza di un secondo straniero, che ha cercato di fuggire dal balcone della cucina arrampicandosi poi sul tetto dove però, immediatamente raggiunto, è stato bloccato.
Durante la perquisizione gli agenti hanno rinvenuto numerosa merce di dubbia provenienza, probabilmente il bottino di più furti. Accompagnati negli uffici di polizia, i due, cittadini cileni di 31 e 29 anni, il primo con vari precedenti di polizia, sono stati denunciati all’Autorità Giudiziaria per ricettazione e possesso di arnesi atti allo scasso. Uno dei due, è risultato essere la persona effigiata sul passaporto falso rinvenuto indosso al cittadino messicano sottoposto, in precedenza al fermo.

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